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Politica estera, economia, diritti civili, ma non solo. Quella tra Kamala Harris e Donald Trump sarà una battaglia sulla strada verso la Casa Bianca che si combatterà anche su un terreno particolare: quello dei meme. La probabile candidata democratica, infatti, possiede quella che viene chiamata “memability”, ossia la qualità che rende gesti, espressioni, manierismi trasformabili in meme virali, con la facile conseguenza di diventare più riconoscibile agli occhi dei giovani che popolano le realtà online, da X a TikTok, passando per Instagram.

A notarlo è Vox, che ricorda come Joe Biden non sia mai stato particolarmente “memable”. A poche ore dal ritiro dalla corsa del presidente Usa e del passo avanti della vicepresidente, hanno invece iniziato a popolare i social video e montaggi di balli, risate, estratti di discorsi o interviste di Harris con sottofondi musicali sulle hit del momento. “Improvvisamente, le menzioni del ‘KHive’ erano ovunque – si legge su Axios -, riferendosi ai sostenitori di Harris durante la sua campagna per il 2020, così come le clip virali di Harris che canta ‘The Wheels on the Bus’, che condivide teatralmente le ricette del tacchino del Ringraziamento pochi secondi prima di scattare sull’attenti per un’intervista e che parla del suo argomento preferito, i diagrammi di Venn. Harris è particolarmente incline ai meme: molti su Internet hanno descritto il suo personaggio stravagante come ‘la zia fuori di testa’, grazie alla sua propensione a scoppiare in una risata acuta in qualsiasi momento”.

La campagna di Harris è appena iniziata, ma chi la conduce ha già scelto di abbracciare la strada dei meme (come si nota dai profili ufficiali sui social). Sembra, sottolinea l’autrice Rebecca Jennings, che queste elezioni possano davvero dare del filo da torcere a Trump anche sul fronte della presenza online, che nel 2016 lo aveva visto dominare, mentre ora Harris è una candidata “divertente da guardare” nonostante non si sia necessariamente d’accordo con tutto ciò che rappresenta.

La memeability, cioè “il talento di un candidato di trascendere la politica e diventare un marchio culturale leggibile” in realtà esiste da molto prima dei social. Tutti i candidati hanno infatti cercato di diventare memorabili o virali, ma il potere che internet imprime a questo tipo di fenomeni è imprevedibile e inarrestabile.

Secondo Ryan Long, intercettato da Axios, il 22enne senior dell’Università del Delaware che ha creato uno dei video più virali di Kamala “Brat” Harris “è la candidata perfetta per la generazione TikTok. Sono andato a fondo negli archivi di YouTube di Kamala Harris e ci sono così tanti momenti in cui ride e balla”. Le clip, aggiunge, sono in netto contrasto con l’atmosfera stagnante che ha caratterizzato il campo di Biden nell’ultimo anno. “Kamala porta nuova energia e possibilità di cambiamento”, spiega alla giornalista. “Fa un ottimo lavoro nell’incarnare l’estate di ‘Brat’”.

Ma i meme sono appunto imprevedibili, e possono essere veicolo di critiche oltre che di ironie e riconoscibilità. Sembra però che anche i democratici abbiano capito, come già fece Trump nel 2016, che i meme, anche quando poco lusinghieri, possono aiutare alla creazione del personaggio. “C’è un’infallibilità che deriva dall’essere coinvolti nello scherzo, e ora che la campagna di Harris si è unita al gioco, gli attacchi della destra non sono più efficaci come lo sarebbero stati con un altro candidato”, scrive Jennings.

Non si sa, ad oggi, chi vincerà la corsa della Casa Bianca, ma sarà certamente lastricata di meme.

Tra Harris e Trump sarà anche battaglia di meme. Ecco perché

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