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Al Mobile World Congress di Barcellona, Alibaba Cloud, braccio operativo nel settore clouding dell’enorme conglomerato cinese Alibaba (una delle società più grandi del mondo) ha presentato otto nuovi prodotti destinati a conquistare il mercato in Europa, anche nel settore dell’intelligenza artificiale. Attenzione: la notizia non è priva di risvolti politici, perché l’AI, l’Artificial Intelligence che sarà protagonista del prossimo sviluppo economico-industriale, è argomento delicatissimo su cui è in corso una competizione che sembra più simile a una guerra tra i produttori cinesi e quelli occidentali. Le prossime misure restrittive dell’amministrazione Trump, per esempio, potrebbero interessare proprio questo settore.

Alibaba Cloud sta lanciando soprattuto tre prodotti chiave: uno riguarda l’Image Search solution, che consente agli utenti di cercare informazioni online e offline utilizzando solo le immagini; l’Intelligent Services Robot, un chatbot intelligente per il business (lo stesso che ha servito 40 milioni di clienti contemporaneamente durante il giorno dello shopping cinese, l’11/11, dello scorso anno); e Dataphin, un motore di dati intelligente sviluppato per far fronte alle esigenze di sviluppo, gestione e applicazione dei big data di tutti i settori. Obiettivi: dalle aziende alle smart city. Risultati: un’ulteriore penetrazione cinese nel tessuto socio-economico europeo.

“Alibaba Cloud vuole essere un fattore abilitante dell’innovazione tecnologica in Europa per aiutare le imprese a fare business. Il Mobile World Congress di Barcellona è una grande opportunità per noi per aggiornare la nostra strategia europea e considerare come possiamo dare un contributo crescente alla trasformazione digitale delle imprese in diversi settori del mercato con le nostre offerte e competenze “, ha dichiarato Yeming Wang, general manager di Alibaba Cloud Europe, presentendo questi nuovi prodotti che per la prima volta si affacceranno sul mercato europeo.

Alibaba per accaparrarsi clienti europei senza indispettire troppo Bruxelles s’è detto disponibile a investire in Europa, cercando di costruire un “ecosistema tecnologico” – come lo definisce in un report la Business Wire, sussidiaria media della Berkshire Hathaway di Warren Buffet – che passa dai rapporti in corso con il Met Office (il servizio meteorologico nazionale del Regno Unito) e Station-F, un polo di innovazione in Francia, fino alla Vodafone tedesca. Proprio in Germania, a Francoforte, la società ha messo le prime radici europee nel 2016.

In questi giorni la Reuters ha pubblicato un rapido fact-box sugli investimenti cinesi in Germania, alcuni dei quali hanno destato preoccupazione anche tra il governo Merkel. Per esempio, l’acquisizione da parte della cinese Midea della tedesca Kuka, che produce robot, “ha risvegliato nella Merkel sentori protezionisti”, commenta sulla sua pagina Facebook il professor Michele Geraci, tra i massimi esperti europei per quanto riguarda l’economia cinese.

In questi giorni il ministro dell’Economia tedesco, Brigitte Zypries, ha dichiarato che “il fatto che la Germania sia un’economia aperta non deve essere usato a vantaggio di altre nazioni”, commentando l’acquisizione da parte della cinese Geely di altre quote in Daimler, portando a 9,7 la percentuale controllata nella ditta d’automobili tedesca e ottenendo la fetta relativa maggioritaria – dopo quella nella svedese Volvo (il cui impianto di produzione è stato visitato addirittura dall’onnipotente presidente Xi Jinping già nel 2014) e nelle inglesi Lotus e LEVC (la ditta che produce i cab).

Il Financial Times si chiede: “C’è Pechino dietro a questa mossa?”, che per il momento rappresenta il più grande investimento nel settore auto da parte dei cinesi – un indizio nella risposta del Ceo della Geely sulla televisione di stato CCTV: lo abbiamo fatto anche per supportare “la strategia nazionale” sull’automotive.

La ditta tedesca nel frattempo ha chiuso anche un accordo per un’iniezione di 2 miliardi di dollari da parte della BAIC, state-owned di Pechino, per costruire in Cina una fabbrica della Mercedes-Benz principalmente orientata alle auto elettriche e self-driving (ossia la tecnologia che permette a un robot, un’AI appunto, di guidare); BAIC e Geely teoricamente sono concorrenti, ma Geraci suppone che in futuro potrebbe esserci una fusione per rendere più competitivo il settore dell’automobile cinese. Da qui ulteriori preoccupazioni.

Secondo una lettera d’intenti di cui ha parlato per prima l’Associated Press, uscita sempre in questi giorni, la BMW starebbe stringendo un accordo con la cinese Great Wall per costruire in Cina i modelli elettrici della Mini, interrompendo la tradizione che vede la produzione storica del marchio dislocata solo in Europa (le prime Mini Elettriche, presentate al salone di Francoforte dello scorso anno, sono previste sul mercato per il 2019, e usciranno da uno stabilimento di Oxford. Per il momento).

Secondo il piano del governo cinese, nei prossimi sette anni il mercato locale sarà caratterizzato dalla presenza di 35 milioni di automobili elettriche, diventando entro il 2025 il leader del settore (battendo per esempio società come la Tesla di Elon Musk, un tempo consigliere della Casa Bianca, in competizione anche sull’auto senza pilota).

 

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