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Chiede rispetto e parla di minacce da respingere al mittente. E come se non bastasse pretende pure una speciale tutela personale. Il presidente dell’Inps Tito Boeri approda in audizione in Commissione Finanze della Camera sul decreto dignità per difendere la Relazione tecnica al provvedimento e puntualizzare sul suo ruolo. Senza rinunciare agli insulti ai vice premier: Salvini il minaccioso e Di Maio l’astronauta. Parole da fantasista di professione, non tarda a rispondere Salvini che lo invita a candidarsi.

Prima di tutto il decreto dignità: “Io personalmente non sono affatto contrario allo spirito del provvedimento” ma “questo non mi esime dal fare i conti con la realtà che, spesso, ci impone delle scelte”, ha detto il presidente dell’Inps dopo le stime confluite nella relazione tecnica su un impatto da 8 mila disoccupati in più l’anno dalle misure contenute nel decreto dignità. “Affermare che le relazioni tecniche esprimono un giudizio politico, come ha fatto il ministro Di Maio”, significa “perdere sempre più contatto con la crosta terrestre, mettersi in orbite lontane dal nostro pianeta”. Un “esercizio molto pericoloso perché, prima o poi bisognerà spiegare ai cittadini quali sono i vincoli di cui è costellato il mondo reale”.

Poi contrattacca sul suo ruolo: “Alcuni giornali mi hanno nei giorni scorsi attribuito la volontà di rimanere in ogni caso presidente dell’Inps fino al termine del mio mandato, che non è poi così vicino dato che in sei mesi si possono fare tante cose. Come voi sapete, nel 2015 ho accettato questo incarico solo a fronte di un giudizio positivo sulle mie competenze espresso dalle Commissioni Lavoro di Camera e Senato”.

“Se nelle sedi istituzionali opportune mi venisse chiesto di lasciare il mio incarico anticipatamente perché ritenuto inadeguato a ricoprirlo, ne trarrei immediatamente le conseguenze, ma ciò che non posso neanche prendere in considerazione sono le richieste di dimissioni on line e le minacce da parte di chi dovrebbe presiedere alla mia sicurezza personale”, ha detto Boeri facendo riferimento al ministro dell’Interno Matteo Salvini che quattro giorni fa da Twitter ha invitato il presidente Inps alle dimissioni scrivendo: Il presidente #Inps, nominato da #Renzi, continua a ripetere che la legge #Fornero non si può toccare e che gli immigrati pagano le pensioni degli italiani. Io penso che sbagli e che si dovrebbe dimettere.

Infine reclama libertà: “Soprattutto – ha proseguito – non sono affatto disposto ad accettare l’idea che chi ricopre l’incarico di presidente dell’Inps debba in tutto e per tutto sposare le tesi del governo in carica. L’esecutivo che mi ha nominato non mi ha mai chiesto di giurare fedeltà al suo programma, né io avrei mai accettato di farlo. Chiedo lo stesso rispetto istituzionale a questo esecutivo, non tanto per me stesso, quanto per la carica che ricopro. L’Inps ha 120 anni di storia alle spalle, è un’istituzione che ha contribuito a tenere insieme il Paese in anni molto difficili. Obbligare il suo presidente a schierarsi politicamente significa rendere l’istituzione che ho il grande onore di presiedere un’istituzione che promuove il conflitto anziché la coesione sociale e svilire le grandi competenze che ha al suo interno”.

“Minacce a Boeri? Ma quando mai”, ha replicato il titolare del Viminale e leader della Lega. “Il presidente super-attaccato alla poltrona dimostra ancora una volta grande fantasia, come quando chiede più immigrati per pagare le pensioni, o quando difende la legge Fornero. Se vuole fare politica con la sinistra che l’ha nominato si candidi, altrimenti lavori per migliorare la qualità dei servizi offerti dall’Inps ai cittadini”.

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