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Roma, presentazione dei candidati della lista +Europa capeggiata da Emma Bonino. Prende la parola Carlo Calenda ed è chiaro che è lui, il ministro dello Sviluppo economico, il punto di riferimento per il futuro di un’area di centrosinistra che si propone come alternativa ai diversi gradi di populismo, da quello moderato di Berlusconi e Renzi a quello radicale di Salvini e Grillo.

“Facciamo una battaglia per un’ Italia seria contro l’Italia cialtrona, per l’orgoglio nazionale” ha detto lo stesso Calenda spiegando quale è la sua idea di bipolarismo dopo il tramonto delle ideologie del ‘900. “Siamo ad un crinale storico per l’Europa ma l’Europa non c’è nei programmi. Lo si vede dalle proposte fantascientifiche che vengono fatte, un libro di Asimov. Si scherza promettendo cose che si sa di non poter mantenere. Si pensa di poter promettere impunemente queste cose, e non è così”. In sala c’è chi sussurra che il ministro si riferisca a Renzi. Improbabile ma il dubbio serpeggia.

Viene invece citato Salvini e parlando dei dazi proposti da leader leghista, Calenda ha ricordato che sia Bonino da Commissario Europeo, sia lui da ministro, hanno proposto in sede europea dazi contro alcuni prodotti cinesi ma solo nella logica di combattere “la concorrenza sleale”. Calenda ha sottolineato che tra i nazionalisti ci sono coloro, come Marine Le Pen, che propongono dazi a favore dei prodotti nazionali “perché hanno paura” e rinunciano alla competitività preferendo “la protezione”. “Poi c’è Salvini – ha proseguito – che per tre anni è stato in Commissione Commercio del Parlamento Europeo a 20mila euro al mese, e non sa che i dazi non li può mettere lui ma l’Ue. Il suo tasso di incompetenza supera le più rosee aspettative”. Ricordando poi lo scontro da lui avuto con Boris Johnson sulla maggior tassazione degli studenti italiani in Gran Bretagna, Calenda ha sottolineato che La Lega aveva criticato la posizione del governo e difeso quella della Gran Bretagna. “Tra le tante anomalie dell’Italia – ha commentato – ci sono i nazionalisti che non difendono la nazione. Almeno Le Pen difende le produzioni nazionali, Salvini no”.

Nel ragionamento del ministro e leader non-candidato non può mancare il riferimento alla tecnologia, il giorno dopo le polemiche sui braccialetti di Amazon. “L’innovazione tecnologica – spiega – non dove superare soglia del corpo dei lavoratori. È l’uomo che agisce l’innovazione, non viceversa. Grande sfida delle socialdemocrazie oggi è interpretare la tecnologia con spirito umanistico”. Per questo, aggiunge, “è necessario trovare un sentiero che respinga le semplificazioni della globalizzazione, che spinga l’industria a internazionalizzarsi. Lo sviluppo si crea con competenze, innovazione, investimenti, lavoro, non con soluzioni facili e scorciatoie”.

Il suo manifesto, quello scritto con Marco Bentivogli (qui l’intervista di Formiche.net al leader sindacale), che non a caso è stato inserito come parte integrante nel programma elettorale di +Europa. La formazione che ha sempre più il suo volto ed è lo stesso Calenda a spiegare perché: “Ho creduto in questo progetto fin dall’inizio, perché oggi #PiùEuropa significa più Italia: per essere forti abbiamo bisogno di un’Europa forte. Chi sostiene il contrario vuole un’Italia fragile”.

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