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Una visita “quanto prima” nei teatri operativi, dove i militari italiani contribuiscono “a tenere alto il nome dell’Italia nel mondo”. Lo ha annunciato oggi il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, che dal Comando operativo di vertice interforze (Coi) ha salutato in videoconferenza i tanti soldati impegnati nelle varie missioni internazionali. Accompagnata dal capo di Stato maggiore della Difesa Claudio Graziano e accolta dall’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, comandante del Coi, il ministro si è detta certa “del vostro costante impegno a far sì che l’Italia sia all’altezza dei compiti assegnati”.

Il saluto ai contingenti all’estero rientra negli impegni delle ultime settimane con cui la titolare del dicastero sta progressivamente dando profondità al programma di governo relativo alla parte difesa, dimostrando nei fatti l’intenzione di seguire una linea di sostanziale continuità rispetto al precedente esecutivo. Ciò è già avvenuto per alcuni dossier su cui il sistema-Difesa nazionale aveva espresso particolare preoccupazione, sebbene restino ancora dei nodi da sciogliere.

LA CONTINUITÀ NELLA DIFESA EUROPEA…

Piena continuità, ad esempio, sul progetto continentale di una difesa europea (tema stranamente assente nel contratto Lega-M5S), su cui la titolare del dicastero ha ribadito l’impegno italiano nelle molteplici iniziative che Bruxelles sta portando avanti, dalla Pesco al Fondo europeo per la difesa (Edf) che potrebbe dotarsi di 13 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. Pochi giorni fa, dall’Europarlamento è arrivata l’approvazione del reglamento che istituisce il Programma europeo per lo sviluppo dell’industria della difesa (Edidp), la fase embrionale del Fondo che sarà dotato di 500 milioni per il biennio 2019-2020. L’endorsement della Trenta sui vari punti era arrivato già nell’incontro con l’Alto rappresentante dell’Ue Federica Mogherini, poi ribadito in occasione del Consiglio dell’Ue esteri-difesa che ha anticipato il Consiglio europeo di giungo. La stessa volontà di proseguire in tale direzione ha portato il ministro a non aderire all’European intervention initiative (Eii), l’iniziativa promossa da Parigi che presenta punti piuttosto oscuri circa la complementarietà con la Nato e gli strumenti dell’Ue.

…E NELLA NATO

D’altronde, una linea di continuità è emersa anche sul fronte trans-atlantico. La ministeriale difesa della Nato, a pochi giorni dall’insediamento del nuovo governo, è stato un battesimo di fuoco difficile per la Trenta, che ha tuttavia confermato la piena membership del Paese (già affermata dal premier Giuseppe Conte) e le priorità italiane: attenzione al fronte sud e dialogo con la Russia. Nonostante la forte retorica sull’apertura a Mosca di alcuni esponenti dell’esecutivo, la promozione di una posizione più conciliante è da diversi anni sostenuta dall’Italia in ambito atlantico. Il dubbio maggiore restava la possibilità che ciò fosse perseguito in maniera solitaria, ad esempio bloccando unilateralmente il rinnovo delle sanzione dell’Ue, cosa che però non è avvenuta. Rispetto alle dichiarazioni iniziali, il governo sembra dunque essersi ricollocata nei binari consueti, quelli che portano a sostenere il dialogo con Mosca all’interno delle tradizionali alleanze, senza mettere a repentaglio il peso politico e la credibilità acquisite.

L’IMPEGNO NELLE MISSIONI INTERNAZIONALI

E gran parte di tale peso politico deriva dall’impegno italiano nelle missioni internazionali, universalmente apprezzato da alleati e partner, in grado di distogliere l’attenzione dal mancato rispetto di altri impegni, soprattutto quello riguardante la spesa per la difesa, visto che l’Italia è ben lontana dal raggiungere, entro il 2024, il 2% del Pil da destinare al settore, quota concordata al Summit in Galles del 2014. Sulle missioni internazionali c’era in realtà la maggiore preoccupazione. La “rivalutazione” prevista dal contratto di governo e le pesanti critiche piovute in passato dall’attuale coalizione di governo sugli impegni in Afghanistan e Niger avevano alimentato il timore che si volesse smantellare una postura che ha assicurato al Paese una forte credibilità internazionale. Eppure, anche su questo il governo è parso dirigersi verso una linea di continuità. Il premier Giuseppe Conte ha recentemente incontrato il presidente del Niger, confermando l’impegno italiano e trovando “piena convergenza” (hanno riferito fonti di palazzo Chigi) su tutti i dossier più rilevanti. Sull’Afghanistan, in una lunga intervista al sito specializzato americano DefenseNews, è intervenuta pochi giorni fa proprio il ministro Trenta: “Vogliamo iniziare un cambio di passo, come stabilito dal precedente governo (che aveva annunciato la riduzione da 900 a 700 unità, ndr), mantenendo allo stesso tempo operativa la missione”. Inoltre, ha aggiunto, “non vogliamo indebolire la missione, quindi cercheremo altri partner per assumere compiti come la logistica”.

LA VISITA AL COI

E anche le parole rivolte ai militari impegnati nelle missioni internazionali (sono all’incirca seimila) sono sembrate un segnale in tale direzione. “Sono ben consapevole delle difficoltà e delle responsabilità con cui ciascuno di voi si confronta quotidianamente; allo stesso tempo, sono certa del vostro costante impegno a far sì che l’Italia sia all’altezza dei compiti assegnati”, ha detto la Trenta al Comando operativo di vertice interforze (Coi). “Tutelarvi e consentirvi di poter operare in maniera ancora più efficiente è il primo obiettivo che mi sono posta e anche per questa ragione intendo fare visita nei teatri operativi quanto prima”, ha aggiunto. “Voi, uomini e donne – ha concluso il ministro – contribuite a tenere alto il nome dell’Italia nel mondo. Grazie per quello che fate, grazie per il vostro contributo alla stabilità, alla sicurezza collettiva e alla pace”.

I NODI DA SCIOGLIERE

Certo, restano aperte alcune questioni. Prima fra tutte, l’attuazione del Libro bianco per la Difesa, ormai da tempo impantanato in un’implementazione invocata a gran voce da tutti gli addetti ai lavori. Chiudendo l’esercitazione Joint Stars 2018 a Poggio Renatico, la Trenta è parsa attenta al tema inter-forze, punto centrale del documento, invocando una trasformazione “che rappresenta un passaggio irrinunciabile per garantire una maggiore efficienza ed efficacia delle nostre Forze armate, e di conseguenza, la sicurezza del nostro Paese e quella internazionale, anche in vista delle minacce sempre più insidiose alle quali siamo esposti”. Altra questione aperta riguarda invece il programma F-35, il caccia di quinta generazione su cui anche l’Italia ha puntato per il futuro del proprio potere aereo. Nell’intervista a DefenseNews, il ministro ha anzitutto rassicurato sul fatto che l’Italia manterrà l’impegno preso, sebbene abbia anche parlato di una possibile rimodulazione. Il nuovo governo non taglierà gli ordini (come in passato annunciato da alcuni esponenti dell’attuale maggioranza), ma potrebbe allungare il suo piano di acquisto: “Cercheremo di allungare le consegne anziché tagliare l’ordine”. Si tratta, ha spiegato, di un progetto ereditato rispetto al quale il nuovo esecutivo vuole valutare i vantaggi industriali e tecnologici per l’Italia.

(Foto: ministero della Difesa)

Investire di più nelle missioni internazionali. L’impegno della Trenta

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