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Dopo una visita lampo a Londra e prima di arrivare al Cremlino, il consigliere per la Sicurezza nazionale americano, John Bolton, nuovo punto di riferimento nel power system trumpiano, fa tappa a Roma. Sarà a Palazzo Chigi dove vedrà il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il suo consigliere diplomatico, Maria Angela Zappia, il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e quello dell’Interno, Matteo Salvini.

Una visita di alto livello dunque che non solo sottolinea la grande attenzione dell’Amministrazione Usa verso il nuovo governo italiano ma vede anche la condivisione di alcuni dossier di particolare interesse nella relazione bilaterale, tanto più nel contesto difficile del rapporto fra Stati Uniti ed Europa.​

In cima all’agenda c’è certamente la Russia, motivo peraltro del viaggio europeo di Bolton che a Mosca dovrà definire i contenuti del  primo vero faccia a faccia tra Trump e Vladimir Putin – previsto, per quanto noto, per il 15 luglio a Vienna.

Fonti diplomatiche che hanno informazioni sui movimenti americani spiegano a Formiche.net che uno degli intenti di Bolton sarà quello di spiegare agli italiani che Washington vuole sì un avvicinamento a Mosca, ma è un processo che intende guidare direttamente e non gradisce balzi in avanti (per esempio: Conte al G7 si è spinto in un’avventuristica uscita sull’eliminazione della sanzioni che l’Ue ha alzato contro la Russia in seguito all’annessione della Crimea, ma il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha ribadito che la questione al momento non è in discussione, contatti sì, ma senza concessioni a fondo perduto).

L’interesse verso Roma in direzione russa è però alto per gli americani: nel contesto delicato dei rapporti con gli europei, gli italiani sono da sfruttare anche perché presidenti di turno dell’Osce, l’organismo dell’Unione europea che si occupa di sicurezza e cooperazione e che è chiamato a monitorare la situazione in Ucraina – dossier che, almeno tecnicamente, è quello che ha innescato e perpetrato i problemi tra Russia e Occidente. Non è un caso se l’incontro Trump/Putin si terrà (o almeno dovrebbe tenersi) a Vienna, dove ha sede l’organizzazione Ue, come ha spiegato in un’intervista su queste colonne il sottosegretario agli Esteri del governo italiano, Guglielmo Picchi.

Ma non ci sarà solo la Russia al centro dei colloqui che Bolton e il suo staff porteranno avanti oggi con gli italiani. Washington, per esempio, potrebbe chiedere all’Italia, tramite la ministro Trenta, garanzie sul ruolo all’interno della Nato e sulle missioni all’estero, tema delicato, oggetto di visioni articolate tra l’alleanza al governo, ma parte imprescindibile dell’impegno internazionale italiano.

​Nel colloquio con la titolare della Difesa italiana potrebbe ​anche essere trattato il tema della difesa europea (una questione pressochè incomprensibile a Washington dove il focus resta sull’Alleanza Atlantica) e delle relazioni fra le industrie (resta ferma per gli Usa la priorità di sviluppare il programma Jsf).

​Difesa e sicurezza nazionale si incrociano poi su un altro dossier carissimo all’Italia: la Libia. Ieri il ministro Salvini – che con Trump e la sua amministrazione condivide una visione dura sull’immigrazione – è stato a Tripoli: partito con l’idea di pianificare un sistema per il contenimento dei migranti attraverso hot spot per i profughi da costruire in Libia, è tornato con poco di concreto da proporre al Consiglio europeo in programma nei prossimi due giorni. Però il viaggio del capo del Viminale ha segnato definitivamente l’allineamento del nuovo governo italiano sulla traiettoria del precedente, ossia alle spalle del processo onusiano impostato a Tripoli, da sempre sostenuto anche dagli americani.

Gli Stati Uniti non nutrono un centrale interesse per ciò che la Libia rappresenta per l’Italia e per l’Europa, ossia il rubinetto migratorio, vedono il paese come un territorio di caccia contro le spurie dell’ex Stato islamico (disperse, combattive, per il Paese), ma Washington vuole Roma come interlocutore sul dossier, e forse qualcosa potrebbe muoversi anche diversamente – nei giorni scorsi, il segretario alla Difesa americano, James Mattis, ha ricevuto un briefing riservato al Pentagono diretto da un’esperta italiana della Brookings che ha messo davanti al generale le enormi criticità libiche e la necessità di varare una strategia più efficace. Non sarebbe una sorpresa se dal vertice fra Bolton e Salvini (oltre all’inevitabile tema Russia) non emergesse una rinnovata simpatia nel condividere le mosse per il futuro del paese nordafricano

Altro argomento, infine: Bolton potrebbe iniziare a pianificare con Zappia i dettagli del prossimo incontro tra Conte e Trump alla Casa Bianca. Una visita di Stato che potrebbe seguire a pochi mesi di distanza quella del francese Emmanuel Macron, e che potrebbe essere un’occasione per dare risalto internazionale al nuovo governo e all’Italia.

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