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Il 29 marzo, Emmanuel Macron ha illustrato la strategia francese per l’Intelligenza Artificiale, dopo un’illustrazione della materia da parte del deputato e matematico francesce Cédric Villani. Il giorno successivo, Macron ha concesso un’intervista al mensile americano Wired, la bibbia mondiale dei geeks. All’annuncio della mobilitazione di 1,5 miliardi di euro in fondi pubblici per lo sviluppo dell’IA, Macron ha aggiunto il potenziamento della ricerca pubblica sotto la guida dell’Inria (Institut National de Recherche en Informatique et Automatique), il sostegno all’iniziativa di investimento tecnologico Jedi, una dichiarazione in cui si dice che l’Amministrazione francese utilizzerà in futuro algoritmi trasparenti per le sue applicazioni e annunci sulla creazione o sul potenziamento dei centri francesi di ricerca sull’IA di Google, Facebook, Samsung o Fujitsu.

UNA VIA EUROPEA ALL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Presi separatamente, questi elementi potrebbero sembrare dettagli tecnici. In realtà, essi si collegano fra di loro in quella che appare essere un’ampia visione politica, ben espressa nell’intervista a Wired. Macron parla di una “via europea” all’ intelligenza artificiale, che si deve differenziare sia da quella statunitense sia da quella cinese, collocando la visione politica al centro della scelta tecnologica e insistendo sul connubio fra i due elementi. Macron, inoltre, dice che la promozione di un modello politico passa attraverso le scelte tecnologiche, un elemento ben presente alla comunità tech, ma che finora difficilmente emergeva nei discorsi politici.

La distinzione fra modello europeo e statunitense è già stata messa in evidenza dallo scandalo Cambridge Analytics, in cui è emerso che l’Europa privilegia la regolamentazione tramite strumenti normativi come la Gdpr, mentre gli Stati Uniti preferiscono una miscela fra sviluppo libertario della tecnologia e liberismo nel mercato privato. Macron, non solo parla di Europa, ma evoca pure una possibile regolamentazione sul mercato statunitense tramite leggi antitrust.

LE DIFFERENZE TRA UE USA E CINA: VISIONI, NON SOLO GADGET

La differenziazione dell’Europa nei confronti della Cina poggia sul rifiuto del controllo tecnologico totalitario che si sta sviluppando in quel Paese. Tra gli esempi più inquietanti c’è la costruzione del Social Credit System che prevede di dare un punteggio ai cittadini seconda della loro “affidabilità sociale”.

Tra gli aspetti più interessanti delle recenti dichiarazioni di Macron c’è, al contrario, la sua difesa di un ordine liberale non globale, ovvero la rivendicazione della scala nazionale o europea come luogo fondamentale di esercizio della democrazia, anche collegata a una politica fiscale che permetta una ridistribuzione in grado di compensare gli impatti negativi dell’evoluzione tecnologica. Un punto importante è la difesa di una visione che si potrebbe definire “classica” di un ‘liberalismo alla francese’.

UNA RISPOSTA ALLA CRISI DELL’IPER-LIBERALISMO

Con la rivendicazione della scala democratica nazionale ed europea, anche come luogo di redistribuzione e quindi di giustizia sociale, e l’accento messo sul progresso umano, Macron rivisita il positivismo di Auguste Comte per adattarlo alle esigenze moderne: una visione di liberalismo che si riconcilia anche con Saint-Simon.  Si tratta di un’operazione interessante perché formula una risposta alla crisi del liberalismo, o per essere più precisi alla crisi dell’iper-liberalismo che investe l’insieme delle società occidentali.

Vi è quindi una visione della tecnologia usata per rinnovare il modello classico di Stato-Nazione, concepito anche come modello europeo. Si tratta di riflessioni che possono avere un riscontro positivo pure in Italia. Nell’attuale contesto politico, osserviamo poca mobilitazione intorno alle tematiche tecnologiche. Uno dei punti più rilevanti è stato il rapporto sull’ Intelligenza Artificiale presentato dalla task force AI dell’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale).

L’ATTENZIONE DELL’ITALIA E I POTENZIALI IMPATTI POLITICI E SOCIALI

Il rapporto insiste sul ruolo potenziale dell’AI nei rapporti con i cittadini e nelle sue applicazioni pubbliche, una linea che incrocia la visione dell’AI pubblica “aperta” enunciata da Macron. Nell’arco politico italiano possiamo rilevare l’impegno di Davide Casaleggio e del suo studio sul tema dell’ Intelligenza Artificiale per il comparto aziendale, il che sta determinando una sensibilità alla questione del M5S con riscontri anche sul blog di Beppe Grillo.

Tra l’altro, diversi esponenti del M5S stanno proponendo il tema della rivoluzione digitale, designando la società a controllo pubblico Open Fiber come veicolo privilegiato della digitalizzazione italiana. Anche li possiamo vedere un’impostazione piuttosto vicina a quella francese, con l’insistenza sul ruolo motore del settore pubblico come investitore e sviluppatore di capacità e pure su quello della Pubblica Amministrazione come luogo di realizzazione di una trasparenza digitale.

Infine va rilevato che in ambienti para-vaticani, si sta svolgendo un’approfondita riflessione sull’uomo e l’ Intelligenza Artificiale. La recente organizzazione di un hackathon in Vaticano (V Hack), pur se non strettamente legata alla tematica AI, è indicativa dell’interesse della Santa Sede per l’argomento digitale, con la partecipazione del Cortile dei Gentili, il forum di dialogo voluto dal Pontificio Consiglio per la Cultura. Pur con impostazioni diverse, vi è centrale la tematica dell’uomo e dell’umanesimo nell’ Intelligenza Artificiale.

UNA FORTE CONVERGENZA

Macron ha una sua strategia francese, ma possiamo constatare che in Italia ci sono tendenze disparate ma in qualche misura convergenti con la visione francese. La visione umana dell’ Intelligenza Artificiale con un forte ruolo dello Stato ben corrisponde alle tradizioni di entrambi i Paesi  e illustra anche una relativa convergenza con il liberalismo mitigato da visioni sociali e da volontà di tutela nazionale ed europea che è stato espresso con forza dal presidente francese, ma che si ritrova  anche nelle dichiarazioni di vari attori italiani.

Tutto ciò comporta una dinamica molto significativa. Anche se gli attori sembrano separati da barriere politiche o istituzionali, esiste una paradossale ma forte convergenza sul tema dell’ Intelligenza Artificiale, sia nel contesto francese e/o italiano sia nel contesto europeo. La crescita della presidenza Macron sotto il profilo della strategia per l’AI rappresenta un fatto importante, che chiama in causa altri governi europei per fare progredire il consenso nell’Unione europea. L’Italia ne ha tutte le capacità, basta che ci sia un governo.

(Articolo pubblicato su Affari Internazionali)

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