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Elon Musk ce l’ha fatta. Ieri sera ha debuttato il Falcon Heavy, il super lanciatore pesante di SpaceX destinato a rivoluzionare il trasporto spaziale. Si tratta di “un lancio storico” per Roberto Vittori, astronauta dell’Agenzia spaziale europea (Esa), attualmente space attaché presso l’Ambasciata italiana negli Stati Uniti, con alle spalle ben tre viaggi a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss). Per il coordinatore scientifico dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Enrico Flamini, “aumentano le possibilità di raggiungere nuove destinazioni nel Sistema solare”.

UN PASSO VERSO IL FUTURO

“I lanci verso lo spazio sono diventati ormai parte della nostra quotidianità e spesso facciamo fatica a capire quello che è davvero un passo verso il futuro; quello di ieri lo è”, ha spiegato Roberto Vittori. Musk è infatti riuscito a superare “tutte le difficoltà tecniche e tecnologiche”, mettendo insieme tre primi stadi del Falcon 9, “il razzo operativo commercialmente più appetibile”. Il risultato dei 27 motori (nove per ognuno dei tre booster del primo stadio) è infatti una capacità di carico senza eguali, pari a 64 tonnellate per la bassa orbita terrestre (Leo). Tra l’altro, il Falcon Heavy è il vettore prescelto da SpaceX per il trasporto di persone nello spazio, verso l’Iss, verso la Luna o addirittura, nei sogni del visionario Musk, su Marte. Per ora, il razzo pesante ha l’obiettivo di mostrare la propria competitività soprattutto nel trasporto di grandi satelliti in orbita geostazionaria, sebbene non si escluda l’intenzione di contendere alla navicella russa Soyuz il trasporto di persone a bordo dell’Iss.

UNA MACCHINA E UN MANICHINO NELL’OGIVA

Resta “di dubbia interpretazione l’idea di mettere nell’ogiva una macchina, forse un po’ troppo particolare”, ha detto ad Airpress l’astronauta Vittori. A bordo del Falcon Heavy c’era infatti una Tesla Roadster rossa, con al posto di guida il manichino rinominato “Starman”, con indosso un prototipo della tuta spaziale realizzata da SpaceX. A risaltare forse doveva essere proprio il lanciatore, “che rappresenta la possibilità di arrivare oltre le orbite basse e oltre le orbite lunari”.

UN NUOVO TRENO VERSO MARTE

“Il nuovo lanciatore aumenta sicuramente la flessibilità dei programmi di esplorazione del Sistema solare e di Marte in particolare”, ha spiegato Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Asi. Crescono dunque “le possibilità e le opzioni dell’uomo per raggiungere altri corpi, poiché cresce la flessibilità operativa”. D’altronde, ha aggiunto Flamini, “è fondamentale che si possa contare su più di un treno per giungere a destinazione”. Certo, a risaltare ieri sera è stata soprattutto la spettacolarità del lancio. Nel debutto del Falcon Heavy, “c’è un mix tra strategia commerciale (evidente nell’idea di inserire nell’ogiva la Tesla Roadster rossa con a bordo Starman, ndr) e innovazione rivoluzionaria”, ha rimarcato Flamini.

LA REUSABILITY TRA REALTÀ E PROMESSE

“Sono innegabili – ha detto Flamini – gli elementi innovativi che SpaceX sta perseguendo con questi lanciatori”, tra cui spicca la reusability, elemento su cui l’azienda di Elon Musk ha fondato la propria strategia commerciale. Nel lancio di ieri, l’azienda è riuscita a recuperare due dei tre booster del primo stadio che, staccandosi da quello centrale, sono tornati al Kennedy Space Center atterrando in modo automatizzato e sincronizzato sulle piazzole pronte ad accoglierli. Non ce l’ha fatta invece il terzo booster, che ha mancato di circa 100 metri la piattaforma nell’Oceano indiano che lo attendeva. La possibilità di riutilizzare elementi di lancio “era anche alla base del progetto Shuttle – ha ricordato Flamini – anche se poi si è rivelata poco remunerativo; ora Musk parte da un punto di vista commerciale e punta sul contenimento dei costi”.

Proprio l’interpretazione che SpaceX fa delle reusability non sembra convincere Roberto Vittori: “Non credo a questa soluzione tecnologica di Musk, seppur geniale. Un primo stadio che usa combustibile per andare ma anche per tornare indietro è una contraddizione in termini che non sfrutta a pieno la gravità; è una soluzione funzionante ma non efficiente, e non rappresenta il futuro”, ha rimarcato l’astronauta. L’obiettivo per lo spazio nell’era commerciale, invece, “è un lanciatore che possa atterrare e ripartire, ma quella di Musk è un’altra cosa”. SpaceX, infatti, “recupera i primi stadi che non sono riutilizzabili prima di essere rimandati in fabbrica, smontati, e poi riassemblati: una cosa diversa rispetto a uno spazioplano che atterra, rifornisce e riparte”. In questo senso, ha aggiunto Vittori, la differenza è tra “reusable, cioè riutilizzabile, e refurbishable, ovvero ripristinabile; il Falcon 9 è refurbishable ma non certo riutilizzabile”. D’altronde, “il futuro della riusabilità ruota attorno alle tecnologie di Virgin Galactic e in particolare allo SpaceShipTwo che decolla e atterra su pista”. Così, ha concluso l’astronauta, “se per Marte, obiettivo dichiarato da Musk, vettori refurbishable sono perfetti, appaiono invece un prodotto tecnologico inadatto per le orbite basse”.

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