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“Negli ultimi anni i governi si sono un po’ distratti, consentendo a quattro-cinque società private” – come i colossi della Silicon Valley Google, Facebook e Amazon – “di possedere il più grosso quantitativo di informazioni al mondo”. Ciò ha rese queste compagnie “più potenti di qualsiasi nazione”. A dirlo è stato il direttore generale del Dis, Alessandro Pansa, intervenendo oggi alla conferenza nazionale sulla cyber security ItaSec18, presso il Politecnico di Milano. In questo scenario, ha aggiunto, servono “regole”, per garantire che in futuro un governo continui a potersi definire tale.

SERVE PROGETTUALITÀ
C’è “l’esigenza, ha sottolineato ancora Pansa ripreso dall’agenzia Cyber Affairs, “che la nostra sicurezza si basi su una progettualità nazionale. Quando parliamo di sicurezza nazionale l’aggettivo nazionale viene declinato solo ai confini del nostro paese. Non è che non collaboriamo con altri paesi. Ma l’interesse messo davanti a tutto è innanzitutto nazionale. Per essere sicuri che a livello nazionale si possa contenere tutto è impossibile. Quindi è necessario che si mettano a fattor comune anche soggetti privati pubblici mondo della ricerca che devono lavorare insieme su progetti. Tutte le azioni e tutte le attività devono avere una fetta di digitalizzazione sicura. È l’insieme delle misure dell’intera comunità che porta più sicurezza”.

SICUREZZA IN EVOLUZIONE
Se, ha aggiunto Pansa, “fino a qualche anno fa la sicurezza nel suo concetto globale veniva considerata una precondizione dello sviluppo economico e delle libertà, oggi – anche quella cyber – non è precondizione, ma elemento integrante di tutto ciò che facciamo. Non esiste piano di sviluppo economico se non c’è livello adeguato di sicurezza”.
Il numero uno del Dis si è poi soffermato sul tema della consapevolezza – soprattutto nelle nuove generazioni – dei pericoli presenti nel cyber spazio. “È giusto”, ha sottolineato, “che ognuno sappia cosa accade quando compie un’azione. È un interesse generale perché consapevolezza significa che non c’è bisogno solo di formazione e universitaria. La formazione è basilare. Rientrerebbe quasi nell’educazione civica che oggi non si insegna più. Se i cellulari sono presenti anche nelle scuole tocca anche agli insegnanti formarsi ed insegnare ai ragazzi. Abbiamo bisogno di docenti. Abbiamo bisogno di formare i formatori. E avere la capacità di sfruttare le conoscenze dei piccoli nativi digitali, che in materia di cyber security ne sanno più di noi”.

BE AWARE, BE DIGITAL
Di questo problema, ha concluso, “ce ne stiamo già facendo carico. Il 4 dicembre abbiamo annunciato la campagna Be aware be digital con l’obiettivo di formare giovani più consapevoli” (oggi, inoltre, il Dis era presente, con il suo testimonial Claudio Colica, all’evento organizzato dal ministro Fedeli al Teatro Brancaccio di Roma in occasione del Safer internet Day per sensibilizzare e formare sul tema più di mille ragazzi).

intelligence, cyberchallenge.it, italia

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