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Pechino avrebbe sguinzagliato le sue cyber spie per carpire la strategia di Tokyo – e verosimilmente dei suoi partner occidentali – su come affrontare la crisi con la Nordcorea.

LA MANO CINESE

Dietro l’azione – rivela un report della società di sicurezza FireEye ripreso da Bloomberg – ci sarebbe un gruppo di hacker cinesi noto come APT10, che avrebbe utilizzato tecniche di phishing per attaccare l’account mail dell’ex direttore generale dell’Unesco Kōichirō Matsuura.

LE PAROLE DI BOLAND

“La natura dei contenuti utilizzati come esca”, ha spiegato Bryce Boland, chief technology officer di FireEye per la regione Asia-Pacifico, “fa supporre che l’intrusione possa essere motivata dalla ricerca di informazioni riservate in merito alle prescrizioni politiche per la soluzione della questione del nucleare nordcoreano”.

GLI ATTACCHI REALIZZATI

Gli attacchi, spiega lo studio, risalirebbero al periodo più infuocato del dibattito sul nucleare nordcoreano. In particolare, tra il settembre e l’ottobre del 2017 Kim Jong-un aveva testato con successo la prima bomba ad idrogeno di Pyongyang, minacciando con essa anche il presidente americano Donald Trump. Tra la fine del 2017 e questi mesi del 2018, con le Olimpiadi invernali, l’incontro tra le due Coree, l’accordo sino-giapponese sulla questione del nucleare nordcoreano e la distensione con Washington, gli attriti sembrano diminuiti e le possibilità di un accordo con il leader della dinastia Kim paiono aumentare.

IL GRUPPO APT10

Ad ogni modo il gruppo APT10 viene monitorato costantemente da FireEye: negli ultimi anni, evidenziano gli esperti, le sue offensive si sarebbero concentrate contro compagnie dei settori della difesa e dell’aerospazio, spesso connesse ad attività statunitensi nel Mar Cinese Meridionale. Questa zona rappresenta una rotta fondamentale per il commercio mondiale ed è al momento ricco di significative contese tra la Cina stessa e diverse altre nazioni dell’area, alcune delle quali alleate di Washington.

Così le cyber spie cinesi hanno colpito il Giappone. Ecco perché

Di Michele Pierri e Rebecca Mieli

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