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La capitale dell’Afghanistan, Kabul, questa mattina è stata di nuovo dilaniata da un attacco terroristico. L’esplosione è avvenuta nei pressi del ministero degli Interni e ha causato la morte di decine di persone (95, secondo la conta ufficiale al momento della stesura di questo pezzo) e dozzine di feriti (anche qui: il ministero della Salute dice 158, ma purtroppo questi conteggi sono destinati ad aumentare man mano che i soccorsi procedono).

Secondo la prima ricostruzione ufficiale si è trattato di un attacco con un’autobomba: il veicolo usato per l’attacco sarebbe stata un’ambulanza, esplosa vicino a un checkpoint vicino all’Alto consiglio per la pace (organo politico per la riconciliazione con i ribelli), in una zona della città dove ci sono molte ambasciate straniere ed edifici governativi. L’attentato è avvenuto all’ora di pranzo locale, mentre l’area era molto affollata: “Un massacro” l’ha definito il portavoce di Emergency, Cristina Contini, Country Administrator dell’Ong Emergency in Afghanistan sentita da Repubblica, ha detto che l’attacco è avvenuto molto vicino all’ospedale dell’organizzazione che sta continuando a ricevere feriti.

I talebani afghani hanno rivendicato l’azione: i ribelli islamisti locali sentono la concorrenza dello Stato islamico, che praticamente sconfitto in Siria e Iraq (dove s’è ritirato nuovamente in una semi-clandestinità lontana dai fasti statuali), ha creato nel Paese un’importante provincia affiliata.

Negli ultimi mesi, anche a causa di questa competizione tra gruppi estremisti – che colpendo dimostrano forza e dunque creano proselitismo – il terrorismo è tornato violento nel Paese, dove è impegnata la più corposa e longeva missione Nato, seguito dell’invasione americana post 9/11.

La scorsa settimana, sempre a Kabul, un attacco al più grande hotel della città (usato anche per l’alloggio da funzionari governativi internazionali) aveva causato 18 morti. Anche in quel caso furono i Taliban a rivendicare l’azione; nel Paese è anche particolarmente attivo il cosiddetto Haqqani Network, la rete famigliare tribale degli Haqqani, criminali intrisi di ideologismo religioso, accusati anche di avere contatti all’interno degli angoli più bui dei servizi segreti pakistani.

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