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Telegram, la popolare app di messaggistica crittografata nota per offrire un elevato grado di riservatezza e per questo ampiamente diffusa anche in ambienti criminali e jihadisti, non è poi così impenetrabile. La certezza di ciò che da tempo sostenevano alcuni addetti ai lavori giunge con una notizia positiva, che al tempo stesso segnala l’alta attenzione nella Penisola nei confronti della minaccia terroristica. Con una operazione complessa, la Polizia ha infatti identificato i membri di un canale chat attraverso il quale un minorenne italiano di origine algerina amministrava due gruppi chiusi e diversi canali di propaganda a favore dello Stato Islamico, istigando altri utenti a fare lo stesso.

L’INDAGINE DELLA POSTALE

In particolare, l’indagine, avviata nel 2016, ha colpito i membri di un canale Telegram dal nome “Khilafah News Italia”, scovati dagli specialisti della sezione per il contrasto al cyberterrorismo della Polizia postale assieme alla Digos. Poi, si rileva in una nota, l’intervento della Procura dei minori ha consentito di avviare un percorso di recupero e deradicalizzazione, reso possibile dallo “scollegamento” del giovane dalla rete del cosiddetta “cyber jihad”.

I RILIEVI

I poliziotti avrebbero in pratica constatato come all’interno del canale – uno dei principali veicoli della narrativa del sedicente Califfato – venivano pubblicati messaggi di propaganda dello Stato Islamico, originariamente prodotti in lingua araba dai diversi ‘media’ ufficiali dell’Isis e tradotti in lingua italiana, rivolti in particolare a “lupi solitari” presenti sul territorio nazionale. Per questo, il giovane è stato accusato di aver compiuto attività di proselitismo, aggravata dall’uso dei mezzi informatici.

LE CHAT

Tra le chat più significative rilevate all’interno del canale Telegram, ce n’è una nella quale il minore poneva ai partecipanti il seguente, inquietante quesito: “Salve, come faccio a far passare una cintura esplosiva attraverso le porte automatiche?”.

IL TEMA DELLA CRITTOGRAFIA

Da tempo – all’interno di un più ampio dibattito sulla necessità di trovare un nuovo equilibrio tra privacy e sicurezza – tra i colossi del web e le autorità è in atto un grosso braccio di ferro sul tema della crittografia. App come Telegram (ma non solo) sostengono di voler offrire ai loro utenti la massima privacy possibile; le forze dell’ordine e di polizia, invece, lamentano il fatto che ciò renderebbe difficile condurre indagini (vedi il caso dell’attentato di San Bernardino, California, con lo scontro tra Apple e il Dipartimento della Giustizia Usa), per questo, chiedono alle compagnie tecnologiche di cooperare maggiormente (anche attraverso l’inserimento di cosiddette ‘backdoor’).

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