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Il “click” che avrebbe dovuto “svoltare” la situazione e accendere la luce sul cammino verso il nuovo governo e verso un nuovo assetto politico-istituzionale è arrivato. Ma più che al rassicurante suono di un interruttore assomiglia a quello del carrello di caricamento di un’arma.

La scelta di Matteo Salvini di mollare il nome di Paolo Romani per la presidenza del Senato e di votare il nome di Anna Maria Bernini, per quanto nell’ambito di Forza Italia, è risuonata nei Palazzi romani come una cannonata. A cui il Cavaliere ha risposto con quella che sembra essere una vera dichiarazione di guerra. “I voti al Senato ad Anna Maria Bernini sono da considerarsi un atto d’ostilità a freddo della Lega che rompe la coalizione di centrodestra e smaschera il progetto per un governo Lega-M5S”, si legge nella nota berlusconiana.

Difficile dire se nel Centrodestra, ammesso che esista, si potrà ritrovare un accordo e una soluzione condivisa. Difficile anche dire se sarà davvero Bernini il nuovo presidente del Senato, o se invece si convergerà su un terzo nome “azzurro” (e in “pole” in questo caso potrebbe essere la Casellati più che Gasparri) o se addirittura si scompaginerà anche l’assetto previsto con presidenza di Forza Italia al Senato e dei 5 Stelle alla Camera.

Certo la decisione di Salvini, comunicata (senza essere concordata) a Berlusconi, potrebbe essere il primo atto della scomposizione del centrodestra. E l’inizio di una nuova alleanza, quella tra la Lega e il M5S per la formazione di un governo “di programma”. Una alleanza che, come denuncia il Cavaliere, potrebbe essere stata organizzata e prevista ben prima della “svolta” su Bernini.

C’è da prevedere una notte assai complicata nei palazzi della politica romana. E tutt’altro che pacifica. A Palazzo Grazioli, peraltro, c’è chi giura di aver visto arrivare Umberto Bossi. Certo è che, se fosse vero, aggiungerebbe pepe a una giornata già abbastanza piccante.

Una situazione alla quale il M5S può guardare serenamente, in attesa che i tempi maturino. Toninelli ha già lasciato capire che sulla Bernini, o un altro nome del centrodestra, potrebbero convergere i loro voti. Romani non c’è più e quindi anche il veto che bloccava la nomina del presidente del Senato. I giochi ora sono di nuovo aperti.

Certo è che a questo punto il nome del futuro presidente del Senato è assolutamente secondario rispetto alla partita che si è aperta. Salvini ha fatto quello che nessuno si aspettava e che Berlusconi paventava: si è comportato da leader e ha deciso che direzione prendere. Un cambio epocale rispetto all’epoca in cui era il Cavaliere a fare e disfare. Una mutazione generazionale e politica, un passaggio di consegne così improvvisa da prendere Berlusconi in contropiede. L’ira che traspare dalle parole dettate alle agenzie ne è la prova, al di là del contenuto del comunicato.

Domani il voto del Senato potrebbe assomigliare più a delle “primarie” del centrodestra che a un atto istituzionale. È tutto da verificare, infatti, se i senatori “azzurri” rimarranno fedeli alle direttive del vecchio leader o se nel segreto dell’urna i loro voti seguiranno le indicazioni del nuovo capo. Domani lo sapremo. E sapremo anche cosa faranno i parlamentari di Di Maio.

C’è da credere che anche Sergio Mattarella osserverà con attenzione quanto accadrà stanotte e gli esiti che domani si riverseranno sul voto al Senato. Dove tutto ciò porterà è ancora presto per dirlo, ma il “surplace” sembra finito.

centrodestra

Bum! Il centrodestra è finito. Risorgerà nella notte?

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