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Dopo le Camere, il Def. Sì ma quando e con cosa dentro? Le prossime due settimane saranno decisive per capire il futuro assetto finanziario dell’Italia, nell’anno che dovrebbe sancire l’uscita definitva del Paese dalla crisi. Mentre ancora al Quirinale si studia attentamente la figura migliore cui affidare il mandato di formare il nuovo governo ci si comincia a chiedere che cosa ci sarà nel menù da servire entro il prossimo dieci aprile, contenente gli indirizzi da far confluire successivamente nella manovra autunnale. Il tutto sotto l’occhio vigile dell’Europa.

Su una cosa Lega e Cinque Stelle sembrano essere d’accordo: disinnescare le clausole di salvaguardia che nel 2019 prevedono, a partire dal 1 gennaio, un ulteriore scatto dell’Iva al 25%. Misura che taglierebbe le gambe alla piccola e grande impresa, vanificando gli sforzi per uscire dalla crisi. Più o meno 12,4 miliardi, tanto vale lo scatto, su cui si gioca una buona fetta di ripresa. Formiche.net ne ha parlato con Vincenzo De Luca, responsabile area Fisco per Confcommercio, reduce dal forum internazionale di Cernobbio. Il dirigente ha pochi dubbi sulla sostanza del Def  “della cui bozza si sta occupando ancora il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, al quale spettano ancora gli affari correnti”, premette.

“Non lo dico perché la questione Iva è tra la nostra priorità, più semplicemente perché tutti i leader che abbiamo incontrato a metà febbraio qui da noi, Di Maio, Salvini e lo stesso Berlusconi, ci hanno assicurato una cosa. Che il primo impegno loro sarebbe stato quello di disinnescare le clausole Iva, che rappresentano un pericolo mortale per la nostra economia”. Anche perché, come ricordato dalla stessa Confcommercio, a Cernobbio, l’Italia cresce sempre meno. “Considerando il rallentamento della prima parte del 2018, con il primo trimestre che potrebbe mostrare una variazione tendenziale al di sotto dell’1,4%, e l’impatto negativo dei problemi strutturali, la previsione sul Pil per quest’anno viene confermata a +1,2% è vista in ulteriore rallentamento a +1,1% l’anno prossimo”, ha scritto l’ufficio Studi. Tornando al Def, De Luca paventa due strade.

“Le alternative sono due. E cioè, se si vuole approvare un Def leggero, poco strutturato, solo per confermare le stime del Pil per intendersi, allora va bene la data del 10 aprile, che è vicina. Ma se invece si vuole redigere un documento più corposo, che dia le prime vere indicazioni su come evitare l’aumento dell’Iva, allora bisognerà andare un po’ più in la, di qualche settimana. In ogni caso lo stesso Salvini ci ha assicurato che nel Def, sia quello più leggero sia quello più strutturato, verrà previsto il blocco dell’imposta e le relative coperture”.

Già, i soldi. Dodici miliardi non sono pochi, dove trovarli. “Allora, bisogna essere molto chiari. Non sarebbe la prima volta che l’Europa ci consentisse di fare una misura a deficit. Quindi è molto probabile che anche questa volta si ricorra a questo meccanismo, fare un po’ di deficit. Ma questa è la premessa a un altro chiarimento”, avverte il responsabile Confcommercio.

“Premesso che i partiti vincitori hanno garantito il blocco delle clausole, sia la flat tax sia il reddito di cittadinanza sono misure che molto difficilmente andranno nella legge di Bilancio, a ottobre. Per il semplice motivo che non ci sono i soldi. Il solo disinnesco dell’Iva vale 12 miliardi e raramente si è vista una manovra superiore ai 20-25 miliardi negli ultimi anni. E poi, considerando che già l’Europa ci consentirà dello spazio per l’Iva, non è pensabile concedere altro deficit per reddito di cittadinanza e flat tax. Anche perché oltre all’Iva bisognerà prevedere altre cose, come il taglio dell’Irap alle imprese”. Cinque Stelle e Lega sono avvisati.

 

Il Def disinnescherà l'Iva. Ma reddito di cittadinanza e flat tax possono attendere. Parla De Luca (Confcommercio)

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