Skip to main content

Quando il Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa fu presentato nell’aprile 2015, a molti sfuggì che se nel capitolo finale erano indicate scadenze molto ravvicinate per metterne in pratica i contenuti (al massimo sei mesi con la sola eccezione del disegno di legge di modifica delle normative in vigore per la cui predisposizione era fissato il termine di un anno), la decisione era legata all’urgenza della riforma del nostro sistema di difesa.

Il ministro e i suoi esperti avevano ben chiaro che, senza una rapida adozione di provvedimenti correttivi alcune dinamiche in atto, si rischiavano di compromettere seriamente le nostre capacità di garantire la difesa e la sicurezza del Paese. Questo stringente programma di lavoro non sollevava, peraltro, nessuna osservazione durante l’esame né da parte del Consiglio supremo di difesa (e quindi del presidente della Repubblica, del presidente del Consiglio dei ministri e di tutti i principali ministri), né del Parlamento. Quattro erano e sono le ragioni profonde di questa urgenza: prima di tutto, i timori per la permanente minaccia terroristica internazionale e l’instabilità politica di molti Paesi della sponda sud del Mediterraneo e dell’Africa sub-sahariana, inserite in un quadro internazionale caratterizzato da un’elevata imprevedibilità e da tensioni politiche, commerciali, militari (fra il resto, le montagne russe della politica estera e commerciale, della nuova Amministrazione americana, il crescente attivismo russo, l’implosione della democrazia turca, il continuo espansionismo cinese).

Seconda ragione è la volontà di partecipare alla ripresa del processo di integrazione europea, che è stata poi accelerata dalla Brexit, evitando il ritorno a un asse franco-tedesco che relegherebbe l’Italia in secondo piano. Da una parte, quindi, una forte necessità di avere più Europa nel campo della difesa, ma, dall’altra, una altrettanto forte necessità di tutelare i nostri interessi nazionali a livello politico, militare, industriale, entrando a pieno titolo in questo processo e, come premessa, raggiungendo standard europei sul piano operativo, gestionale, finanziario, decisionale.

Terzo motivo è la consapevolezza che il vincolo finanziario richiede un modello di difesa sostenibile. La quota destinata al personale deve, quindi, essere riportata sotto controllo, scendendo dal 75% al 50% del Bilancio, attraverso la riduzione e la razionalizzazione dello strumento militare, il ridisegno della piramide gerarchica e l’integrazione interforze. Non si potranno altrimenti trovare nuove risorse per l’addestramento e il funzionamento della macchina militare (puntando al 30%) e nemmeno per l’ammodernamento degli equipaggiamenti (puntando al 20%). Il lento e progressivo incremento delle risorse destinate alla Difesa per rispettare l’impegno internazionale a raggiungere il 2% del Pil, non può essere considerato alternativo alla necessità di riorganizzare la nostra difesa e va perseguito contemporaneamente.

Ultima ragione è la preoccupazione per il progressivo invecchiamento delle nostre Forze armate, la cui età media è già di 39 anni. Una gran parte dei militari non può, quindi, essere impegnata in attività operative. Di qui la necessità di un modello basato su una consistente aliquota di personale “provvisorio” (40%). Ma per mantenere una capacità di attrazione che non faccia peggiorare la qualità del personale reclutato, è necessario creare condizioni favorevoli a un reinserimento nel mondo civile degli ex-militari, rafforzandone l’immagine nella società civile, valorizzandone le capacità professionali acquisite, promuovendone l’assunzione nelle imprese private (comprese quelle fornitrici della Difesa), mantenendoli collegati al mondo militare (anche costituendo una riserva impiegabile in caso di necessità).

Il nuovo Parlamento e il futuro governo dovranno, quindi, recuperare il tempo perso perché di fatto in quasi tre anni non ci sono stati passi avanti legislativi (a parte l’esame in Commissione Difesa del Senato). Magari valutando se, avendo comunque disegnato il quadro generale, nel nuovo quadro politico la riforma non possa essere attuata progressivamente, partendo da alcune parti più urgenti e più facilmente realizzabili.

La difesa del Paese non aspetta. Se il Libro bianco resta in cantina

Quando il Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa fu presentato nell’aprile 2015, a molti sfuggì che se nel capitolo finale erano indicate scadenze molto ravvicinate per metterne in pratica i contenuti (al massimo sei mesi con la sola eccezione del disegno di legge di modifica delle normative in vigore per la cui predisposizione era fissato il termine…

Appunti per una legislatura spaziale. L'appello del presidente dell'Asas

Lo spazio è ancora uno dei pochissimi settori dell’alta tecnologia in cui l’Italia riveste una posizione di leadership a livello globale. È un settore dove il nostro Paese ha investito con continuità negli anni, sviluppando capacità e infrastrutture all’avanguardia che possono sostenere lo sviluppo e l’erogazione di una pluralità di servizi trasversali, in risposta a diverse esigenze, a partire da…

Caro Parlamento, difesa e sicurezza contano. Ecco perché (e come) l'Italia deve investire

Ci troviamo di fronte alla possibile e auspicabile creazione di un sistema comune della difesa europea, ovvero alla nascita di Forze armate europee. La scelta di aggregare le Forze comuni porta con sé anche la potenziale aggregazione di tutto il sistema dell’industria continentale. La nuova postura di Bruxelles implica che ci saranno settori dell’industria della difesa che saranno riorganizzati. Probabilmente…

rinnovabili

Gas e rinnovabili. Ecco le mosse per una transizione energetica sostenibile

Investire sulla scuola e sull’università per creare nuovi e più qualificati posti di lavoro per gestire la quarta rivoluzione industriale. E ancora, capire quanto potranno e dovranno essere utilizzate le rinnovabili. La forza primaria della competizione industriale? L’innovazione tecnologica, scientifica ed ecologica e non la globalizzazione. Conversazione con Gianni Bessi, consigliere regionale del Pd, a margine della manifestazione dedicata all’energia rinnovabile che…

Così Giovanni Canzio spiega l'indipendenza della magistratura nel XXI secolo

Di Giovanni Canzio

L’organizzazione della giurisdizione costituisce uno dei cardini fondamentali dello Stato di diritto perché mediante l’esercizio della giurisdizione si realizza la tutela dei diritti fondamentali della persona. Interrogarsi sui princìpi di indipendenza e di autonomia della magistratura vuol dire, oggi, (ri)scoprire il fondamento della legittimazione del magistrato nella società moderna/postmoderna, insieme con le ragioni della fiducia dei cittadini nell’ordine democratico. La…

Come trattare la Generazione Z, quella "delle stelle"? La riflessione di Benedetto Ippolito

Si parla ormai da qualche tempo della nuovissima generazione Z. Si tratta di quei bambini che non soltanto hanno vissuto l’adolescenza nel nuovo millennio, ma vi sono immersi dalla nascita. Insomma, una classe interamente staccata dal xx secolo. Il mondo per loro è ormai interamente contraddistinto dal virtuale e dalla connettività permanente. I giochi, i film, l’apprendimento informativo, ogni tipo…

Due riscoperte musicali

Non uso recensire dischi su questa testata. Tuttavia ho recentemente ascoltato due cd che meritano di essere segnalati in quanto rappresentano due riscoperte, ancorché di periodi e stili molto differenti. Il primo, The Gasparini Album, riguarda un compositore barocco che, nato nella piccola Camaiore, operò tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento principalmente a Roma ed a Venezia;…

Protezionismo

Protezionismo e sicurezza. Quale strategia per gli asset nazionali?

Nel mondo globalizzato, soprattutto con il crescente protezionismo, la geoeconomia ha occupato il ruolo un tempo svolto dalla geostrategia. L’ordine militare è finito, ma non è stato sostituito da uno economico globale. Domina la competizione economica. In essa gli Ide (Investimenti diretti all’estero), specie quelli finanziati dai “fondi sovrani di ricchezza” svolgono un rilevante ruolo sulla potenza degli Stati. I…

Cingolani

Metarobot. Roberto Cingolani e il grafene, il materiale del futuro

Roberto Cingolani è tra gli scienziati italiani più citati al mondo nelle scienze dei materiali. Considerando che viviamo l’epoca di più eclatante cambiamento nella storia dell’umanità non è poco vero? Credo sia l’Indiana Jones italiano della ricerca: giovane, dinamico, intraprendente, visionario e dotato del dono della competenza scientifica. Soprattutto, ha dalla sua risultati concreti in brevetti e start up. Per…

quinto piano disinformazione

Chi è Pavel Grudinin, il miliardario comunista che sfida Putin alle presidenziali

Tutto indica che Pavel Grudinin resterà secondo nelle elezioni presidenziale del 18 marzo in Russia. L’ultimo sondaggio di VTsIOM sostiene che Vladimir Putin avrà  - con molta probabilità - il 63-67% dei voti, mentre Pavel Grudinin arriverà al 10-14%, Vladimir Zhirinovsky resterà forse al terzo posto con l’8-12%, Ksenia Sobchak con il 2-3%, Grigory Yavlinsky con l'1-2% e al di sotto dell'1% Boris…

×

Iscriviti alla newsletter