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Ancora una giornata infuocata in Borsa per i titoli della Carige, mentre prosegue l’aumento di capitale da 560 milioni, di cui 60 milioni a servizio della conversione di obbligazioni subordinate.

LA BORSA

Al termine della seduta del 29 novembre, i diritti connessi all’aumento, che danno agli attuali azionisti l’opzione di sottoscrivere 60 nuovi titoli a 0,01 euro l’uno per ogni azione posseduta (motivo per cui la ricapitalizzazione viene definita “fortemente diluitiva”), sono completamente sprofondati del 50% raggiungendo il prezzo di 0,004 euro ciascuno. In contemporanea, nella stessa seduta, le azioni della banca genovese guidata da Paolo Fiorentino (nella foto) hanno terminato invariate a 0,0101 euro, ormai a un soffio dal prezzo di sottoscrizione dei nuovi titoli in sede di aumento di capitale. I diritti continuano così a essere venduti a piene mani, segnalando che gli attuali soci tendono a liberarsene senza utilizzarli per sottoscrivere le nuove azioni. Soltanto il giorno prima, le azioni dell’istituto ligure erano scese dell’1,94%, mentre i diritti avevano lasciato sul campo un altro pesante 46% a 0,008 euro.

COSA SUCCEDERÀ

Giovedì 30 novembre sarà comunque una giornata particolarmente importante perché segnerà la fine della possibilità di negoziare i diritti di opzione in Borsa. A riguardo, sarà fondamentale capire che cosa faranno i piccoli azionisti, che come più volte sottolineato dall’ad Fiorentino rappresentano il 50% circa del capitale della banca. Di questa percentuale, sempre in base ai dati forniti dal numero uno di Carige, oltre il 70% è costituito da soci liguri, che quindi negli anni passati hanno dato fiducia all’istituto di credito della loro regione. Cosa faranno adesso? Daranno alla banca nuova fiducia dopo i due precedenti aumenti di capitale del 2014 e del 2015 da un totale di 1,65 miliardi e quindi alla fine decideranno di esercitare i diritti collegati alle loro azioni? Si gioca soprattutto qui la ricapitalizzazione di Carige, che fa parte di un più esteso piano di rafforzamento patrimoniale da 1 miliardo, che contempla anche cessioni di attività e una complicata offerta sulle obbligazioni subordinate andata a buon fine.

GLI IMPEGNI

Dal prospetto informativo dell’aumento, veniva fuori che gli attuali grandi soci della banca genovese si sono complessivamente impegnati a sottoscrivere 128,47 milioni. A ciò vanno aggiunti gli impegni presi dalla famiglia Malacalza e da Gabriele Volpi a salire rispettivamente dal 17,6 al 28% (è già stata richiesta l’autorizzazione alla Bce) e dal 6 al 9,9 per cento. Il fondo Algebris ha invece manifestato interesse a sottoscrivere qualche azione (fino al 2% del capitale), mentre Fiorentino ha dichiarato che dovrebbero entrare con l’operazione Credito fondiario, Sga e l’investitore che acquisirà Creditis, la società del credito al consumo messa in vendita nell’ambito dello stesso piano di rafforzamento patrimoniale.

CREDITIS

A riguardo, si è ridotta da tre a due la gara per aggiudicarsi Creditis. In una nota diffusa la sera del 28 novembre il gruppo ligure ha comunicato che “è stata individuata una shortlist di due controparti con cui proseguiranno le trattative, al fine di pervenire ad una determinazione finale in tempo utile, entro la chiusura del periodo di offerta dell’operazione di aumento di capitale”. Se il 30 novembre sarà l’ultimo giorno per la negoziazione dei diritti in Borsa, l’aumento di capitale si chiuderà il 6 dicembre. “L’amministratore delegato Paolo Fiorentino – proseguiva la nota della banca – si è dichiarato soddisfatto della qualità delle offerte ricevute e auspica una veloce conclusione del processo”. Prosegue quindi la corsa contro il tempo della banca ligure per perfezionare entro la fine dell’anno, come da richieste della vigilanza europea, il rafforzamento patrimoniale e mettere così, come ama dire Fiorentino mutuando un’immagine del mondo del biliardo, tutte le palle in buca.

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