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Asse industriali-assicurazioni sulle infrastrutture in Italia. L’Ania, l’associazione del comparto assicurativo, sta ultimando i ritocchi a una sua proposta per rilanciare le opere strategiche in Italia. L’idea concepita in seno all’associazione guidata da Maria Bianca Farina, è quella di destinare fino al 2% delle riserve del comparto a un apposito fondo con cui finanziare le opere.

Una proposta frutto di mesi di studi e confronti interni al mercato delle assicurazioni, visto che Ania ha lavorato per settimane insieme ad Astrid, la fondazione composta da esperti ed accademici presieduta da Franco Bassanini, per valutare il contributo che le imprese di assicurazione potrebbero dare agli investimenti infrastrutturali in Italia. Il progetto, ancora in via di definizione, è stato peraltro confermato dalla stessa numero uno dell’Ania, in un’intervista a Corriere della Sera. “Stiamo lavorando a un fondo per gli investimenti. Con una riallocazione fino al 2% delle nostre risorse si potrebbero mettere a disposizione del Paese fino a 15 miliardi di euro”.

Tutto sta nel liberare una parte importante delle risorse gestite oggi dalle assicurazioni italiane e investite per la maggior parte in titoli del debito pubblico. Secondo l’ultima relazione annuale dell’Ivass, l’istituto di controllo del settore, alla fine del 2016 gli investimenti delle compagnie italiane, in complesso 810 miliardi a valore di mercato, rimangono fortemente concentrati nei titoli governativi: circa 360 miliardi, pari al 44% del totale. I titoli italiani ne rappresentano la parte preponderante. Ma oggi, anche per le assicurazioni, specie nell’attuale contesto di mercato caratterizzato da bassi tassi d’interesse, è fondamentale individuare nuovi investimenti redditizi e le infrastrutture potrebbero essere una valida soluzione.

Il progetto targato Ania ha trovato l’immediata sponda in Confindustria, reduce dalle Assise di Verona (qui lo speciale di Formiche.net), incentrate proprio sul tema del rilancio delle infrastrutture. “Il progetto di sistema al quale sta lavorando Ania, volto alla creazione di un Fondo che investa in infrastrutture (incluse le imprese che gestiscono infrastrutture materiali e immateriali), è per noi pienamente condivisibile e in linea con le nostre proposte delle Assise e con le posizioni che di recente abbiamo assunto anche insieme al Medef (la Confindustria francese, ndr), spiega a Formiche.net, Marcella Panucci, dg di Confindustria (nella foto, a sinistra).

 “Le assicurazioni sono investitori pazienti ed è fondamentale che destinino almeno una quota del risparmio di lungo termine che gestiscono al rafforzamento infrastrutturale del Paese. Lo stesso vale per il finanziamento delle nostre imprese, soprattutto per le Pmi che sempre di più devono ricorrere a canali finanziari alternativi al credito bancario e diversificare le loro fonti finanziarie. Anche in questo caso le assicurazioni potrebbero giocare un ruolo importante”.

Attenzione però, serve una cornice normativa che favorisca lo sbocciare di tali iniziative. Solvency II, la Basilea delle assicurazioni, deve essere modificato e reso più morbido. “Nel documento delle Assise abbiamo ribadito la necessità di modifiche alle regole di Solvency II, per ricalibrare lassorbimento di capitale per le assicurazioni in caso di investimenti nelle imprese, soprattutto Pmi, e nelle infrastrutture. Sulle infrastrutture il peso dei requisiti di capitale è stato già ridotto nellambito dei lavori sulla Capital Markets Union, che abbiamo sostenuto. Ma si può e si deve fare meglio”. Non solo. Anche a livello centrale, politico per così dire, serve uno sforzo. “Per le infrastrutture serve anche un quadro certo di regole che favoriscano la realizzazione di progetti infrastrutturali oggi spesso frenati da vischiosità burocratiche e dallinstabilità politica”.

Un’ultima indicazione Panucci la dà ai fondi pensione. “Lo stesso devono fare fondi pensione e casse previdenziali. Che sono laltro investitore di lungo termine del paese. Anche su questo nella nostra proposta delle Assise c’è una proposta forte. Se fondi e casse – che peraltro non hanno i vincoli regolamentari che hanno le assicurazioni – investissero il 5% del loro patrimonio in asset alternativi, al Paese arriverebbero quasi 10 miliardi”.

Marcella Panucci e Vincenzo Boccia

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