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L’opera lirica ha sempre amato il poliziesco; si pensi a Il Trovatore in cui lo snodo finale del giallo si ha mentre cala il sipario e si apprende che il Conte di Luna ha inviato, senza saperlo, il proprio fratello al patibolo. Per non parlare di Fedora di Giordano e de il caso Makropoulos di Janáček. Anche l’opera contemporanea ama il thriller. L’8 settembre ad esempio a Jesi è andato in scena Il Colore del Sole di Lucio Gregoretti tratto da un romanzo di Andrea Camilleri.

Debutta invece in prima mondiale il 28 settembre al Teatro Sociale di Como l’opera Ettore Majorana. Cronaca di infinite scomparse, libretto e regia di Stefano Simone Pintor e musica di Roberto Vetrano. Un altro thriller. Lo spettacolo è stato interamente creato, dalla stesura del libretto alla composizione musicale e alla regia, da professionisti under 35 (oltre a Pintor e Vetrano, Gregorio Zurla, scenografo e costumista) e prodotto per l’apertura della Stagione 2017/2018 di OperaLombardia, il brand che raggruppa in un unico grande cartellone d’opera i 5 teatri di tradizione della Lombardia (Fondazione Donizetti di Bergamo, Teatro Grande di Brescia, Teatro Sociale di Como, Teatro Ponchielli di Cremona e Teatro Fraschini di Pavia).

Selezionata tra oltre 50 progetti provenienti da tutta Europa ai fini del concorso OPERA OGGI, indetto da OperaLombardia nel 2015 e presieduto da Giorgio Battistelli, l’opera, pubblicata dalla casa editrice Ricordi, circolerà nelle stagioni liriche 2017/18 dei teatri di OperaLombardia, di Magdeburg (Germania) e al Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia (Spagna). Il cast è stato selezionato nel gennaio 2017 dalla 68° edizione del Concorso per Giovani Cantanti Lirici d’Europa dell’AsLiCo. L’orchestra sarà diretta da Jacopo Rivani.

Dal punto di vista narrativo, l’opera è un poliziesco dall’ampio respiro che affronta, alle soglie dell’80esimo anniversario della scomparsa di Ettore Majorana, una delle storie più incredibili e misteriose del 900: l’inspiegabile sparizione dello scienziato, a poche ore dal suo imbarco sul piroscafo da Palermo a Napoli, la sera del 26 marzo 1938.

Anticipa Pintor: “Ettore Majorana è un’opera in un atto unico, ma presenta una divisione in scene con un andamento a loop. Si parte ogni volta dall’unico evento reale conosciuto riguardo a questa vicenda: l’ultimo imbarco di Majorana sul piroscafo da Palermo a Napoli, la sera del 26 marzo 1938. Questo fatto si ripete numerose volte nel corso dell’opera, ma fortuiti accadimenti o incontri generano di volta in volta differenti linee di causa-effetto che porteranno il protagonista ad abitare diverse realtà, secondo le varie ipotesi fatte sulle ragioni della sua scomparsa: suicidio, fuga in Sud America, ritiro in convento, scelta di una vita in strada, e via discorrendo”.

La struttura del libretto – del tutto anomala per un libretto d’opera non ha uno sviluppo non lineare bensì verticale e simultaneo – è stata ispirata proprio da uno degli studi più famosi di Majorana: l’equazione a infinite componenti, un innovativo modello su cui ancora oggi si sta alacremente ricercando. Di cui deriva quindi la necessità di far leva sulla potenza emotiva dellamusica, sull’azione scenica e, naturalmente, su una drammaturgia votata semprealla ricerca del modo più semplice di spiegare la complessità. “Il lavoro mio e del compositore Roberto Vetrano, prosegue Pintor, si basa sulla ferma volontà di non fornire altre inutili teorie riguardo alla scomparsa dello scienziato. Sapere oggi che fine abbia fatto Majorana non cambierebbe nulla; piuttosto è importante capire perché abbia agito così. Si può credere che la sua vita e le sue teorie fossero ormai una cosa sola, che dunque non vi fosse una linea di distinzione tra la sua quotidianità e il suo pensiero. Lo prova il fatto che la sua scomparsa abbia generato tante teorie e speculazioni, tutte equamente probabili, in parallelo con le “infinite componenti” che possono assumere – in senso lato – le nostre vite, a seconda dello spin acquisito dalle particelle di cui siamo formati”.

La scelta del soggetto pone inoltre la messa a confronto tra due mondi, quello della scienza, in particolar modo della fisica, con quello della musica. Ispirati dalle teorie di Ettore Majorana sulla fisica teorica e meccanica quantistica, si è scelto di raccontare la sua storia con un taglio quasi noir, poliziesco,nel tentativo rompere gli schemi, smentire gli stereotipi che oggi separano il largo pubblico da questo genere artistico, così come dalla fisica teorica che, a causa della sua complessità, risulta ai più tutt’altro che popolare. Il tutto avviene proprio all’interno di uno “spazio musicale’ dal momento in cui, anche la musica, segue leggi matematiche e fisiche.

(Foto: Alessia Santambrogio)

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