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Tra un Pd che si arrampica sugli specchi per giustificare il voto di fiducia sulla legge elettorale e un M5S che si confonde pure sulla piazza dove andare a ululare (Dibbah ha sbagliato indirizzo e si è beccato le pernacchie di forconi e “pappalardini”, come nei migliori film comici), si comprende bene la qualità scarsa dell’attuale momento politico.

Il solo fatto che la discussione e l’attenzione di politici e media siano concentrate sulla legge elettorale anziché su tasse-spesa-debito-Europa, con le maggiori forze politiche che si autoesentano dallo spiegare agli elettori le rispettive posizioni e proposte sulle questioni-chiave dell’Italia del 2018, dice molto, forse tutto.

Poi non ci si sorprenda se – a un certo punto, realisticamente a primavera 2018 – arriverà un conto salato. Altro che “ripresa”… Ammesso che ci siano piccoli segnali positivi, rischiano di essere travolti da questo clima di ricreazione permanente, di “vacanza elettorale”, come se il problema di governare l’Italia (per davvero) non se lo ponesse nessuno, una volta superata la fase del governo-segnaposto Gentiloni.

Ma veniamo al merito della legge elettorale cosiddetta “Rosatellum”. Ha un pregio: reintroduce (sia pure in misura ridotta, un terzo dei seggi) i collegi, e quindi indurrà – almeno in quella dimensione territoriale – le tre maggiori coalizioni a presentare tre candidature “secche” e alternative tra loro. Molto bene. Il che (in teoria) dovrebbe incoraggiare il centrodestra (e dall’altro lato il centrosinistra) ad aggregarsi prima, a fare una proposta convincente di alleanza per vincere.

Purtroppo questa tenue speranza è contraddetta dai difetti del Rosatellum. Non prevede alcun premio di maggioranza, e quindi rischia di innescare coalizioni-fake. In sostanza, il rischio è che prima del voto si racconti agli elettori che si sta insieme, ma poi, un minuto dopo, una volta che ciascuno avrà raccolto il proprio gruzzolo di seggi, si proceda ognuno per sé, chi verso le larghe intese, chi verso la protesta (errori simmetrici, uguali e contrari).

In particolare nel caso del centrodestra, occorrerebbe invece scommettere sugli elettori, sul loro buon senso, che li ha portati a vincere ogni elezione possibile (nell’ultimo anno) nonostante i partiti di riferimento e i loro gruppi dirigenti.

La legge che realisticamente sarà approvata apre ogni strada: offre l’occasione per fare sia una coalizione vera sia una coalizione finta (destinata a “svanire” la sera del voto). Bisognerebbe scommettere sul meglio, o sul meno peggio, e da questo punto di vista il Rosatellum è certamente migliore del Consultellum: intra duobus malis, minor semper eligendum est.

Resta la sgrammaticatura gravissima del voto di fiducia. Un precedente pericoloso, del quale ogni governo futuro potrà fare uso. Ma ormai siamo in pochi (pateticamente, temo…) a porre questioni di opportunità, oltre che di diritto, che vadano al di là delle convenienze e dei tatticismi del momento.

rosato

Vi spiego pregi e difetti del Rosatellum bis

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