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L’ennesimo round di colloqui di pace sulla Siria sponsorizzati dall’Onu che si sono tenuti a Vienna questo fine settimana si è concluso con un nulla di fatto o, meglio, con un risultato marginale. Pur non parlandosi direttamente, i negoziatori del regime di Damasco e i ribelli hanno concordato un cessate il fuoco ad Eastern Ghouta, il sobborgo orientale della capitale siriana da tempo al centro di combattimenti feroci e in piena crisi umanitaria.

Ma più di questo non si è potuto ottenere da un summit su cui aleggiava, pesante, l’ombra di un altro incontro al vertice: quello che Mosca ha convocato a Sochi lunedì prossimo e durante il quale Vladimir Putin, puntando le sue carte nel ruolo di Kingmaker, conta di poter spingere le parti a un accordo.

Tutti gli occhi sono ora puntati sulla località sul Mar Nero, dove il presidente russo ha convocato tutte le parti in causa e ha già illustrato a suo tempo una road map per uscire dal conflitto. Secondo il piano rivelato due mesi fa, Il capo del Cremlino intende celebrare un congresso del popolo siriano che conduca alla stesura di una nuova costituzione e porti quindi all’indizione di nuove elezioni sotto la supervisione delle Nazioni Unite. È un progetto che ha l’avallo dei principali alleati di Mosca, vale a dire la Turchia di Recep Tayyp Erdogan e l’Iran del presidente Hassan Rouhani, che da un anno e mezzo si sono uniti nel patto di Astana con cui stanno gestendo le fasi conclusive del conflitto.

Alla conferenza di Sochi parteciperà, su mandato del Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres, anche l’inviato speciale dell’Onu Staffan de Mistura: una scelta che, se testimonia l’estrema difficoltà di far decollare il processo di Ginevra, lascia accesa la fiammella della speranza di una risoluzione concordata anche se sotto l’egida della Russia e con un ruolo marginale lasciato al Palazzo di Vetro. “Il Segretario Generale”; ha detto il suo portavoce Stephane Dujarric, “ha fiducia che il congresso di Sochi darà un importante contributo al processo di colloqui intra-siriani sotto gli auspici delle Nazioni Unite”.

Ma la buona volontà di De Mistura e Guterres, e la spregiudicatezza della Russia, si scontrano con i sospetti e l’indisponibilità di buona parte degli altri attori. Il portavoce della Syrian Democratic Commission Yahya al-Aridi ha dichiarato che il governo siriano e il suo alleato russo non hanno messo in campo sufficienti garanzie affinché i colloqui di Sochi siano effettivamente un tentativo di raggiungere un accordo di pace. “Il (regime) siriano”, ha detto Al-Aridi non crede in una soluzione politica e non crede nel futuro; crede solo nelle opzioni militari”.

Alcuni Paesi occidentali e arabi hanno fatto eco alle parole di Aridi sostenendo che la conferenza di Sochi si rivelerà niente più che un tentativo di bypassare il processo condotto in sede Onu e di confezionare una soluzione che sia congeniale al presidente siriano Bashar al-Assad e ai suoi alleati Russia e Iran, e tenga in ben poco conto le istanze delle opposizioni.

L’agenzia di stampa RIA rimanda però le accuse al mittente rilasciando un comunicato in cui afferma che l’obiettivo prioritario della conferenza di Sochi sarà di preservare l’unità della Siria e di permettere ai siriani di votare per il futuro del loro Paese. “Il popolo siriano determinerà indipendentemente e democraticamente il futuro del proprio Paese attraverso il voto”, concludeva il comunicato. Mosca nega inoltre di tentare di marginalizzare i colloqui Onu. Dal Cremlino fanno sapere che l’obiettivo della conferenza di Sochi sarà di sostenere “efficacemente” i colloqui sponsorizzati dall’Onu con “concreti risultati”, e che la sua buona volontà è dimostrata dall’invito impartito a 1.600 delegati del popolo siriano invitati a partecipare alla stesura di una nuova costituzione.

daghestan, Putin

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