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Choc in Italia per il caso di una bimba di 4 anni di Trento che è morta di malaria all’ospedale Civile di Brescia, dove era giunta in condizioni gravissime.

LE PAROLE DEL DIRETTORE GENERALE

“La bambina è andata in coma sabato mattina alle 11.30 all’ospedale Santa Chiara di Trento, dove è stata diagnosticata un’infezione da malaria. E’ arrivata all’ospedale di Brescia in coma e qui è stata potenziata la terapia antimalarica. Il decesso si è verificato a causa di un danno cerebrale”. Lo ha spiegato il direttore generale degli Spedali Civili di Brescia Ezio Belleri nel corso di una conferenza stampa indetta per chiarire il decesso della bambina di quattro anni, Sofia Zago, di Trento, morta per malaria.

COSA È SUCCESSO

La piccola, secondo quanto appreso, non sarebbe mai stata in un Paese malarico. E la zanzara che trasmette la malattia non risulta presente, come specie, in Italia. La bimba morta di malaria in ospedale a Brescia era stata prima in ospedale a Portogruaro, poi a Trento, per un esordio di diabete infantile. A spiegarlo è il direttore generale dell’Apss (Azienda provinciale dei servizi sanitari del Trentino), Paolo Bordon, che ricostruisce le tappe della vicenda clinica della piccola e spiega che in uno dei giorni del ricovero a Trento della bimba erano presenti, “in un’altra stanza, due bambini con la malaria, che sono guariti”. “In ospedale abbiamo messo delle apposite trappole ieri pomeriggio, che verranno rimosse oggi pomeriggio, mentre tutti i bambini ricoverati sono stati trasferiti ed è in corso la disinfestazione di tutto il reparto” aggiunge Bordon. “Resta il fatto – sottolinea il direttore generale – che la piccola poi morta e i due malati di malaria erano in stanze diverse, le cure sono state effettuate tutte con materiale monouso e non ci sono state trasfusioni. La malaria non è trasmissibile da uomo a uomo e nessun altro paziente ha avuto dei sintomi riconducibili alla malaria”. “La bimba – spiega – aveva il diabete, che nulla aveva a che fare con la malaria. Il periodo di latenza potrebbe fare pensare che l’avesse contratta prima, poi, certo, la presenza di due bambini malati qui fa insospettire. Il punto è che dovrebbe esserci stata qualche zanzara anofele, magari in dei bagagli. I nostri veterinari, interpellati, dicono che un’altra zanzara, nostrana, non può farsi vettore, anche se ha punto malati”.

L’OPINIONE DI BURIONI

“Questa è una notizia davvero inquietante. Una bambina è morta di malaria. Il motivo per cui la notizia ci deve preoccupare molto è dovuta al fatto che questa piccola sfortunata non si è mossa dall’Italia”. E’ quanto sostiene Roberto Burioni, medico attivo sui social network per combattere le bufale sui vaccini. Secondo Burioni, il caso che ha colpito la bimba di 4 anni morta a Treno è di una gravità da non sottovalutare. “Contro la malaria – conclude Burioni nel suo post su Facebook – non abbiamo un vaccino. Se lo avessimo non solo potremmo restare tranquilli se la zanzara fosse tornata, ma salveremmo la vita a migliaia e migliaia di malati – per lo più bambini – che ogni anno muoiono di malaria” (leggi qui il post completo del prof. Burioni).

IL CASO

Se venisse confermato che il caso di malaria della bambina morta a Brescia è autoctono e trasmesso dalla zanzara sarebbe il primo da oltre trent’anni. Lo conferma Giampiero Carosi, infettivologo dell’università di Brescia, secondo cui l’ipotesi più probabile è che una zanzara abbia punto qualcuno infetto, magari dopo un viaggio, e poi abbia trasmesso il plasmodio alla bimba.

IL PARERE DELL’ESPERTO

“Il caso è eccezionale – commenta Carosi -, l’ultima trasmissione autoctona tramite zanzara risale a 30 anni fa nel grossetano, da allora ci sono stati solo alcuni casi tramite scambio di siringhe o trasfusione. Quello che potrebbe essere successo è che qualcuno, di ritorno da un viaggio nelle zone colpite, abbia ‘portato’ il plasmodio e sia stato punto da una anofele ‘nostrana’ che a sua volta ha punto la bambina. Qui c’è una seconda eccezionalità, perché le zanzare che circolano da noi non sono molto adatte a trasmettere il microrganismo, anche se in teoria potrebbero”.

IL PRECEDENTE

Il caso a Grosseto risale al 1997, e a sua volta era il primo dopo 30 anni. La bambina è stata colpita dal plasmodio di tipo falciparum, che secondo l’esperto circola sia in Africa che in Asia. “Il 90% dei casi africani è di questo tipo, così come il 30-50% di quelli asiatici. Bisogna vedere se intorno alla bambina c’è qualcuno che ha viaggiato in un qualche paese malarico, sono indagini molto complesse, ogni anno milioni di persone viaggiano in quei paesi e ritornano in Italia”.

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