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Le crisi finanziarie e bancarie sono sempre devastanti. Per quindici anni abbiamo operato, finalmente con successo, per far rimborsare integralmente, e con gli interessi, i risparmiatori italiani che avevano investito in titoli del debito pubblico Argentino.

Dopo la privatizzazione delle banche pubbliche, in Italia le crisi bancarie sono state affrontate per anni sotto la guida della Banca d’Italia, senza infliggere traumi ai risparmiatori e alle banche concorrenti. Invece le regole dell’Unione bancaria nascente hanno portato traumi e costi eccessivi.

Bisogna rivedere criticamente le esperienze di questi quasi tre anni di nascente Unione bancaria per correggere strutturalmente i processi decisionali europei non sempre comprensibili, le inammissibili e incostituzionali retroattività, le scelte estreme, le forzature come le svalutazioni imposte alle quattro banche oggetto di Risoluzione, come se avessero dovuto liquidare (cioè svendere) immediatamente i loro crediti deteriorati.

Le nuove “linee guida” della BCE sui deteriorati rappresentano più lungimiranti strategie che devono essere utilizzate anche per le banche in difficoltà, tenendo comunque presente la realtà delle strutture produttive e commerciali italiane.

“La soluzione del problema dei crediti deteriorati richiede tempo”, ha autorevolmente affermato la Banca d’Italia. Anche i tempi eccessivamente sincopati per le vendite delle banche risolute hanno aumentato i costi delle crisi bancarie. Gli stress test debbono prevenire e non creare o accentuare le crisi bancarie.

La verifica in sede europea di queste sperimentali normative deve correggerle per evitare che le risoluzioni aggravino i problemi, scarichino oneri su risparmiatori e su banche concorrenti, alterando anche la concorrenza, distruggano valore e fiducia. Le critiche giuridiche a queste regole debbono essere colte, non trattandosi delle “Tavole di Mosè”, né di norme costituzionali.

Con la legge italiana 17 febbraio 2017 n.15 per i salvataggi di banche in crisi e per la tutela dei risparmiatori e con le norme ad essa conseguenti si è intrapresa una svolta rispetto alle risoluzioni, per la stabilità delle banche e la fiducia verso il risparmio investito nel mondo bancario e produttivo, con interventi pubblici complessivamente molto più limitati di quelli effettuati in altri paesi europei. I recenti provvedimenti governativi, in coordinamento con le Autorità europee, hanno eliminato i rischi sistemici dal mondo bancario italiano. I crediti deteriorati rappresentano i costi della crisi e talvolta anche di cattive gestioni.

I deteriorati sono frutto anche delle lentezze della giustizia civile italiana che soffre di troppo limitate risorse strutturali e di norme spesso vetuste per le crisi d’impresa.

Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha autorevolmente segnalato che se in Italia i tempi di recupero dei crediti fossero in linea con quelli medi europei, l’incidenza delle sofferenze sul complesso dei prestiti sarebbe oggi circa la metà. Fra le riforme da completare sono prioritarie quelle sui tempi della Giustizia civile, baluardo per i doveri e i diritti degli onesti, che sono un decisivo indicatore per attrarre capitali per l’Italia produttiva.

Significativi passi avanti sono stati realizzati negli ultimissimi anni e potranno essere sviluppati quando il Senato, prima della fine della Legislatura, avrà approvato i disegni di legge delega, approvati dalla Camera, per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza e per l’efficienza del processo civile.

Le banche operano per limitare le nuove sofferenze e per ridurre il totale delle sofferenze nette.
Il Governatore della Banca d’Italia ha ben indicato che le sofferenze sono quelle nette da accantonamenti già effettuati e ha rilevato che a fine 2016 le sofferenze nette erano 81 miliardi “con garanzie reali per oltre 90 miliardi e personali per quasi 40”.

Le sofferenze nette sono ulteriormente scese sotto i 77 miliardi, mentre è in atto nelle banche un grande lavorio per ridurle ulteriormente anche in tempi brevi.

(Estratto della relazione tenuta oggi da Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, all’assemblea annuale dell’associazione bancaria italiana; la relazione completa si può leggere qui)

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