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Un piano finanziario che prevede per il periodo 2015-2023 una cifra di 9,9 miliardi di euro, compresi i 2,3 miliardi della vecchia programmazione, destinati principalmente alla messa in sicurezza della popolazione a rischio. Che però contribuiscono anche alla messa in sicurezza dei beni culturali, nonostante questi richiedano risorse dedicate in via esclusiva, di cui ce ne sono 38.809 a rischio frane, ovvero il 18,9% del totale, 10.909 dei quali in aree a pericolosità elevata. E di cui solo una parte minacciate da frane attive, mentre tutti gli altri richiedono studi di maggiore dettaglio, o sistemi di monitoraggio, che ne misurino eventuali deformazioni. Totale: 1337 cantieri avviati dal luglio 2014, per 1409 milioni di euro, e 891 ancora da avviare, con 740 milioni di risorse da destinargli. E 7 milioni di italiani che al momento vivono in zone a rischio idrogeologico, l’11% delle aree urbanizzate.

IL CONVEGNO
Sono soltanto alcuni dei dati elencati durante il convegno dal titolo “La Cultura da salvare. Beni culturali e rischi naturali” organizzato da Italia Sicura – la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico della Presidenza del Consiglio, avviata nel 2015 dal governo Renzi (qui il sito) – in collaborazione con i ministeri dell’Ambiente, dei Beni culturali, della Coesione territoriale e del Mezzogiorno, la Protezione Civile e l’Ispra, che ha avuto luogo mercoledì 28 giugno a Roma presso l’aula convegni del CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche.

I PARTECIPANTI
Incontro a cui hanno partecipato numerosi personaggi istituzionali, tra cui il ministro per la Coesione territoriale e del Mezzogiorno Claudio De Vincenti, la sottosegretaria al ministero dei beni culturali Ilaria Borletti Buitoni, il direttore di Italia Sicura Mauro Grassi, la dg dell’Agenzia per la Coesione Territoriale Maria Ludovica Agrò, il presidente del Fai Andrea Carandini, e l’ex ministro, nonché vicepresidente del Consiglio e sindaco di Roma Francesco Rutelli.

I TEMI
Durante l’evento si è quindi parlato della salvaguardia dei beni culturali, dei rischi del territorio italiano e del rapporto tra questi due elementi. Si è poi descritto il piano nazionale di riduzione del rischio, con il relativo stato di avanzamento dei lavori di prevenzione e messa in sicurezza del territorio, e si è toccato il tema della ricostruzione nelle zone coinvolte da calamità naturali. O quello del consumo del suolo, con la legge attualmente ferma in parlamento. Lo si è fatto snocciolando dati ed elencando uno ad uno i vari cantieri, fornendo immagini recenti e descrizioni delle varie peculiarità e criticità: Genova, Firenze, Agrigento, Cosenza, la reggia di Colorno, la rocca di San Leo, gli scavi di Pompei, la struttura dedicata a L’Aquila-Pompei-Taranto. Nonostante ce ne siano altrettante che ne restano fuori, per mancanza di fondi o per un uso sconveniente delle risorse, come ad esempio destinando fondi strutturali alla manutenzione ordinaria, stando a quanto è stato fatto notare dai relatori.

LE PAROLE DEL PRESIDENTE DEL CNR MASSIMO INGUSCIO
A margine del convegno il presidente del CNR Massimo Inguscio ha spiegato: “Il CNR da novant’anni mette a disposizione della comunità nazionale tutta la sua esperienza nella prevenzione e mitigazione del rischio sismico, così come nella ricerca, tutela e valorizzazione del territorio, dei beni culturali e del patrimonio artistico e paesaggistico”. E introducendo l’evento ha sottolineato: “Alla parata dello scorso 2 giugno per la prima volta nella storia ha sfilato anche il CNR, un atto simbolico affascinante che indica la sinergia con la politica e che sottolinea la centralità della ricerca”. L’obiettivo futuro del centro è di costituire attraverso l’E-RIHS – European Research Infrastructure for Heritage Science, un consorzio di 15 Stati membri dove il CNR è capofila, “ottenuto grazie all’appoggio di Miur, Mibact e Mise” – un’unica infrastruttura di ricerca “all’avanguardia a livello mondiale”. Con la città di Firenze candidata a ospitarla.

L’INTERVENTO DEL COORDINATORE DI ITALIA SICURA ERASMO D’ANGELIS
“Il tema della cultura da salvare è essenziale”, ha poi proseguito il giornalista Erasmo D’Angelis (nella foto), attuale coordinatore di Italia Sicura, aggiungendo che in passato “è mancata la coscienza del rischio e la conoscenza dei fenomeni”, e che per questo “serve una prevenzione strutturale, costante, permanente, programmata”. Ma che “purtroppo l’Italia è uno showroom di grandi rischi naturali”, in quanto “i due terzi di tutte le frane europee le abbiamo noi”. D’Angelis, parlando della struttura che coordina, ha spiegato: “Abbiamo rispolverato i vecchi concetti di piano, pianificazione, progetti. La grandissima parte di queste opere sono studi di fattibilità, siamo cioè all’anno zero delle progettazioni. Che vanno anche a mercato”.

IL RAPPORTO
Nel rapporto (disponibile on-line, e scaricabile qui), dove viene riportato l’elenco delle opere e degli interventi di riduzione del rischio idrogeologico per ogni regione, con costi e stato di avanzamento dei cantieri, si leggono anche gli interventi di Gian Luca Galletti, Graziano Delrio, Claudio De Vincenti, Fabrizio Curcio, Erasmo D’Angelis, Mauro Grassi.

Italia Sicura, a che punto è il piano per la prevenzione dal rischio idrogeologico

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