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Domenica Jay Sekulow, avvocato, volto televisivo della difesa personale di Donald Trump nel Russiagate, ha sostenuto un tour televisivo per dire in diretta, più volte, che il presidente in realtà non è sotto indagine, smentendo un’affermazione fatta dallo stesso presidente in un tweet di venerdì. Sekulow non è andato benissimo nella sua intensa rappresentanza. Ma prima di andare avanti, il tweet in questione: “Sono investigato per aver licenziato il direttore dell’Fbi dall’uomo che mi ha detto di licenziare il direttore dell’Fbi! Caccia alle streghe” aveva dichiarato Trump, nella prima ammissione del genere dall’inizio dell’indagine di Fbi e Commissioni congressuali sulle ingerenze russe nelle presidenziali.

CHE COSA DICE TRUMP

L’affermazione di Trump sembra piuttosto inequivocabile nella prima parte – poi nella seconda, quando lancia accuse, è leggermente più criptica, anche se è abbastanza evidente il riferimento al vice segretario alla Giustizia, Rod Rosenstein, referente ultimo del Russiagate e allo stesso tempo firmatario di un documento in cui il suo dipartimento suggeriva il licenziamento del capo dell’Fbi James Comey; licenziamento che, insieme alle pressioni che Trump avrebbe fatto sullo stesso Comey per sminuire l’andamento dell’inchiesta, pare essere oggetto di indagine da parte del coordinatore dell’indagine, Robert Mueller, che sta cercando di verificare se il presidente ha cercato di mettersi di intralcio al corso della giustizia.

NIENTE INDAGINE, “E PUNTO”

Durante la trasmissione della NBC “Meet the Press”, Sekulow ha detto al famosissimo Chuck Todd, host del programma e star dei giornalisti politici americani, che “il tweet del presidente era una risposta alle cinque fonti anonime che pare abbiano rivelato l’informazione al Washington Post e poi secco: “Non c’è un’indagine sul presidente degli Stati Uniti, punto”. La sua prima apparizione domenicale è stata a “State of the Unione”, il programma di approfondimento della CNN, durante la quale ha spiegato al conduttore Jack Tapper che lo scoop del WaPo era fasullo perché sostenuto solo da “cinque fonti anonime” e comunque “il presidente non è sotto investigazione”. In mezzo è stato il turno di Chris Wallace, che conduce “Fox News Sunday”: Wallace c’è andato giù più duro di tutti, e, dopo che Sekulow aveva ripetuto ancora che il presidente non era indagato, lo ha pressato chiedendogli spiegazioni sul tweet. C’è un problema costituzionale, ha spiegato l’avvocato, perché ‘vi pare che uno “può essere indagato” per aver preso certi provvedimenti (il licenziamento di Comey, ndr) da coloro che gli hanno detto di prenderli’. Wallace ha sentito l’odore del sangue e ha incalzato: “Allora è indagato!?”. Sekulow s’è innervosito, ha ribadito la linea difensiva e poi Wallace gli ha detto: “Ma, Sir, credo tu non possa dire con certezza che non è sotto investigazione, oppure puoi?” – e l’avvocato ha risposto: “Hai ragione Chris, non posso leggere la mente della gente” (dove gente sta per special consuel). Una debacle che ha reso inutile l’apparizione finale a “Face the Nation” della CBS.

CHI È SEKULOW

Sekulow, sessantuno anni, newyorkese (di Brooklyn), diversi libri alle spalle, è piuttosto noto negli ambienti conservatori, specialmente dove l’ala politica repubblicana si incastra col mondo ultra religioso cristiano. Anti-aborto, contrario ai diritti gay, il magazine progressista Mother Jones nel 2012 scrisse un articolo torvo su di lui (e sul figlio Jordan) che attraverso l’American Center for Law and Justice (organizzazione di attivisti cristiani e conservatori fondata nel 1990 insieme al tele-evangelista Pat Robertson) aveva avviato un progetto “odioso” di lobbying perché l’omosessualità “rimanesse un’attività criminale” in paesi come lo Zimbawe. È stato un commentatore per Fox e analista sulle controversie legali per il programma di Sean Hannity, anchorman Foxian molto conservatore che piace molto a Trump. Conduce un programma alla radio, “Jay Sekulow Live!”, diffuso da 800 stazioni in tutto il paese e con una pagina Facebook da 4 milioni di follower. Forse Trump lo ha scelto per la sua fama e per le sue capacità mediatiche, perché Sekulow, nonostante abbia seguito diversi casi “in difesa del Primo emendamento” che lo hanno portato fino alla Corte Suprema, non ha esperienza nel difendere i politici – non come Marc Kasowitz, il capo del team legale, o l’altro consulente, John Dowd, entrambi molto esperti sull’argomento.

DIFENDERE TRUMP, UN PESO

Sekulow non è stato tra le prime scelte del presidente, almeno stando a un articolo scritto dal sempre informato Michael Isikoff per Yahoo News, che ha saputo che almeno quattro grossi studi legali hanno rifiutato l’offerta di un incarico dal presidente, perché temevano che il suo comportamento potesse danneggiare la loro immagine. Josh Marshall ha fatto notare su Talking Point Memo che il punto non è la bravura di Sekulow, ma il fatto che lui non abbia la minima esperienza a trattare la materie per cui è stato incaricato da Trump. Derek Hawkins sul Washington Post ha scritto che l’unico elemento per cui potrebbe essere stato scelto è perché si dimostrerà di certo fedele nei confronti del presidente. E infatti, ogni volta che gli è stato possibile, soprattutto durante il programma radiofonico che conduce, ha alzato i toni contro una fantomatica “deep state bureaucracy” o un “governo fantasma” responsabile di un complotto contro Trump – come piace sentir dire al presidente.

 

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