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Sul disegno di legge governativo in materia di Forze armate – che delega Palazzo Chigi all’adozione di un decreto legislativo per riorganizzare i vertici del ministero della Difesa e non solo – è arrivato nei giorni scorsi il parere del Servizio di Bilancio del Senato. Nel cui dossier non mancano i rilievi al testo approntato dall’esecutivo, in particolar modo a proposito dei corsi e degli istituti di formazione, come si può leggere a pagina 31 e 32 del documento.

UN’INDICAZIONE TROPPO GENERICA

Prima di tutto una considerazione di carattere preliminare: il governo, ad avviso del centro studi, non può limitarsi ad affermare che la riorganizzazione sarà effettuata “secondo criteri di efficacia, efficienza ed economicità, con l’obiettivo valorizzare le capacità professionali del personale militare e civile del Ministero della difesa“. Al contrario, sarebbe necessario integrare la normativa “al fine di fornire un primo quadro sia pure solo di sintesi delle risorse umane e strumentali coinvolte nel riordino e dei profili sottesi alla delega“. In pratica dire in modo un po’ più specifico quali unità saranno realmente interessate dai cambiamenti in via di approvazione.

LE INFORMAZIONI MANCANTI

In secondo luogo, il Servizio di Bilancio del Senato ha ravvisato la mancanza di alcune informazioni dal testo del disegno di legge. Il quale stabilisce che il riordino dovrà procedere verso l’esercizio della direzione unitaria della formazione e del comando unitario della formazione interforze, nella salvaguardia delle peculiarità delle singole Forze armate. A questo proposito però – si afferma nel dossier – “andrebbero richieste informazioni aggiuntive circa il numero complessivo degli istituti di formazione, nonché in merito al personale, militare e civile ad oggi stabilmente impiegato presso i medesimi, con l’indicazione del numero dei corsi annualmente svolti“.

CHI SARA’ FORMATO PER GLI INCARICHI INTERNAZIONALI?

Nel documento si chiede, inoltre, che venga fatta chiarezza in merito al personale destinato a seguire specifici percorsi formativi. In quanti saranno chiamati a ricoprire incarichi internazionali? Chi si occuperà di equipaggiamenti delle Forze armate? E di tutela ambientale, della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro? “Sembrerebbe assai utile l’acquisizione di dati in merito alla platea annua complessiva stimata del personale che sarà interessato dalle suddette iniziative, ripartitamente per ciascuna attività formativa“, si commenta a tal proposito nel dossier.

LA FORMAZIONE PER I MILITARI DI ALTRI PAESI

Altra questione da chiarire quella prevista dall’articolo 10 lettera g) del disegno di legge, nel quale si prevede anche di “ampliare l’offerta formativa e addestrativa sul territorio nazionale a favore del personale appartenente alle forze armate di Paesi con i quali sussistono rapporti di alleanza o cooperazione“. Una prescrizione che secondo il Servizio di Bilancio del Senato rimane troppo vaga: “Andrebbe chiarito sin d’ora l’ambito e le modalità di finanziamento“.

LA REVISIONE DEL MODELLO OPERATIVO DELLE FORZE ARMATE

Anche a questo proposito – come in materia di formazione – il documento redatto dal centro studi rileva la necessità che il disegno di legge fornisca elementi aggiuntivi per evidenziare, sia pure solo in linea di massima, “gli effetti che si profilano sul grado di operatività dello strumento militare, rispetto alle esigenze che verranno di volta in volta stabilite dal Parlamento nel campo della sicurezza e difesa in contesti multinazionali“. Ciò detto, nel dossier si ravvisano anche ulteriori lacune, innanzitutto in merito all’istituzione “di non meglio definiti organi collegiali con funzioni consultive” al vertice dell’organizzazione delle Forze armate. E lo stesso vale anche a proposito della previsione secondo cui dovrebbero stabilirsi “misure di valorizzazione della responsabilità affidata al Capo di Stato maggiore della difesa“. A cosa in concreto si riferisce la legge? E’ questa la domanda che sembra porre il servizio di bilancio del Senato pure rispetto a quanto previsto dall’articolo 8 lettera f) del testo. Nel quale si dispone di “prevedere misure volte a realizzare un sistema di gestione dei livelli di prontezza e approntamento delle forze che, tenuto conto del quadro strategico internazionale e delle risorse finanziarie disponibili, risponda a criteri di utilizzabilità, proiettabilità, integrabilità e sostenibilità“. Quali sono nello specifico i “sistemi di gestione” di cui parla il testo?

IL PERSONALE DELLE FORZE ARMATE

L’articolo 9 del disegno di legge si riferisce invece in particolare alle dotazioni organiche delle Forze armate. A tal riguardo si prevede che, ferme restando le 150.000 unità fissate dal codice dell’ordinamento militare, si vada verso un progressivo abbassamento della fascia media di età dei membri delle Forze armate. E si calcola – come spiega nel dettaglio la relazione tecnica al provvedimento stilata dal governo – che, sulla base di un turnover del 2% annuo si possa arrivare da qui al 2035 a sostituire “30.000 unità a tempo indeterminato con altrettanto personale a tempo determinato“. Il Servizio di Bilancio del Senato, però, qualche dubbio lo pone, soprattutto relativamente al tasso di turnover annuale. In pratica – afferma il centro studi – è necessario sapere con certezza a quanto ammonterà visto che dalla sua riduzione o aumento deriverebbero sensibili modifiche della componente di personale a tempo determinato.

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