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(Articolo ripreso da www.graffidamato.com)

Mamma mia, quante lacrime di coccodrillo, ipocrite e inutili cioè, si stanno versando per questa diciassettesima legislatura che, già declinante di suo, si sta avvicinando più rapidamente alla fine, ora che i principali interlocutori politici si stanno accordando sulla riforma elettorale pretesa dal presidente della Repubblica per omogeneizzare le due diverse leggi elettorali uscite dalla Consulta. Cioè per rimediare a quel pasticciaccio brutto della Corte Costituzionale che nessuno, per ipocrisia e falso bon ton istituzionale, vuole chiamare col suo nome. E che pure è grosso come una casa, anzi un grattacielo: due leggi per due Camere, con soglie diverse per accedervi, in una con le preferenze, pur al netto dei capilista bloccati, e nell’altra no, candidati in più collegi contemporaneamente e sorteggi per assegnare loro quello buono, lasciando posto altrove ai secondi classificati, ed altro ancora.

Solo dei giocherelloni potevano pensare a una cosa del genere e certificarne l’agibilità. Dei giocherelloni, con quelle loro sentenze inappellabili scritte nella Costituzione, provvisti peraltro di una infallibilità che ora neppure i pontefici di Santa Romana Chiesa osano più prendere per buona.

Qualcuno adesso si straccia le vesti per il capo dello Stato che sarebbe privato delle sue prerogative, come se Sergio Mattarella fosse il primo presidente costretto a sciogliere le Camere qualche settimana o mese di anticipo rispetto alla scadenza ordinaria per sopraggiunte e insanabili circostanze. È come se i partiti decisi a preferire le elezioni alla confusione si fossero sottratti alla condizione reclamata proprio dal Quirinale, che era ed è quella di “omogeneizzare” le regole elettorali in vigore.

Qualche altro si strappa i capelli, anche quando non li ha, all’idea degli speculatori finanziari incoraggiati dalla “instabilità “, come se questa fosse stabilità, con partiti che escono ed entrano in maggioranza a giorni e ore alterne, e con i più diversi pretesti, e non ci fossero precedenti, a cominciare da quelli spagnoli, di elezioni anticipate preferite dai mercati finanziari a paesi letteralmente privi di governi e maggioranze.

Si grida infine allo “scandalo” o alla stranezza dell’esercizio provvisorio del bilancio cui si sarebbe costretti a ricorrere nella impossibilità di approvare una legge finanziaria comunque da proporre, e trasmettere a Bruxelles, entro l’autunno. Ma l’esercizio provvisorio è previsto e disciplinato dalla Costituzione, che pure è stata festeggiata il 4 dicembre scorso come la creatura sottratta miracolosamente, col referendum, agli artigli e agli stupri del solito Matteo Renzi.

Mi chiedo perché non si diano tutti una calmata e non evitino una brutta insolazione prima ancora di esporvisi.

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