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Sulla crisi politica nella maggioranza tedesca, che sfocerà in una mozione di sfiducia e probabilmente in un voto anticipato, piombano le richieste di imprese e sindacati che vanno oltre la contrapposizione partitica. Olaf Scholz, dopo aver licenziato il ministro liberale e delle finanze, cerca appoggi nel campo avversario, ma deve dare risposte economiche. Inoltre non sarà sufficiente esautorare Cristian Lindner dall’esecutivo per provare ad invertire un trend industriale molto critico. In primo piano ci sono anche il ruolo della Cdu e l’inevitabile confronto con lo schema americano che sta cambiando al centro delle nuove sfide.

La crisi

Solo due leader sono assenti dal vertice della comunità politica europea in corso a Budapest: Pedro Sanchez e Olaf Scholz. Il primo alle prese con la tragedia di Valencia, il secondo con la crisi di governo. “Ha tradito troppo spesso la mia fiducia”: con queste parole rivolte a Lindner il cancelliere socialista scrive la parola fine sul governo semaforo, in un momento complicatissimo per l’economia. La prima reazione delle fasce produttive del paese riguardano l’immediato futuro: chiedono un ritorno a condizioni politiche stabili le associazioni imprenditoriali, le aziende e i sindacati.

Secondo il presidente della Camera di commercio e dell’industria tedesca, Peter Adrian, le incertezze per le aziende sono diventate ancora maggiori con la rottura della coalizione: “Speriamo quindi in una breve fase di transizione”. Raddoppia la dose il numero uno degli industriali, Siegfried Russwurm: “Alla luce della situazione politica mondiale e dello scarso sviluppo economico della Germania, abbiamo ora bisogno al più presto possibile di un nuovo governo efficace con una propria maggioranza parlamentare”.

Le richieste del mondo produttivo

Christian Sewing, capo di Deutsche Bank, chiede riforme rapide e un quadro stabile per il finanziamento degli investimenti nell’economia. “La Germania non può più permettersi di restare ferma. Ogni mese di riforme mancate non sarà altro che un anno di crescita mancante. Ora si tratta di formare un governo stabile e orientato al futuro”, ha scritto su LinkedIn.

Il gruppo Münchener Rück, per bocca del direttore finanziario Christoph Jurecka, chiede subito un governo stabile: “Penso che sia molto, molto importante per noi, come per l’intera economia tedesca, avere condizioni quadro stabili. A questo proposito, abbiamo un grande interesse ad avere un governo efficace il più rapidamente possibile”.

Anche i sindacati premono sul cancelliere socialista, a dimostrazione di un disagio oggettivo: “Questo Paese, le persone che vivono e lavorano qui meritano stabilità, sicurezza e, soprattutto, fiducia”, ha affermato Christiane Benner, capo del sindacato l’IG Metall. “Ora è necessario prendere rapidamente decisioni chiare sui prossimi passi”. Altra critica da parte dell’Associazione federale del commercio all’ingrosso, del commercio estero e dei servizi (BGA), secondo cui la crisi economica è stata ora deliberatamente trasformata in una crisi politica, ha affermato il presidente Dirk Jandura. “Nessuno ha ordinato questo tipo di leadership e nessuno se lo merita. Chiediamo nuove elezioni il più rapidamente possibile”.

Prospettive e sfide

A questo punto se da un lato Scholz punta tutto sulla Cdu per attraversare il guado del prossimo trimestre, in cui scriverà la legge di bilancio ed affronterà la prova del Bundestag, dall’altro il cancelliere in pectore Merz si impone di dialogare con il governo sulle singole questioni della manovra, ma senza tralasciare il suo principale obiettivo: urne anticipate.

Ma non basterà al centrodestra tedesco della Cdu vincere le prossime elezioni, verosimilmente a marzo (se non prima): di questo Merz e i suoi alleati ne sono consapevoli, come del fatto che, gioco forza, la nuova era della Cdu dovrà essere capace di ascoltare le istanze di un sistema industriale in grave crisi che, tra l’altro, è anche fortemente connesso a quello italiano.

Nel mezzo il rapporto con gli Usa di Donald Trump e le sfide dell’immigrazione e della nuova governance europea.

Crisi di governo in Germania. Anche le imprese e i sindacati chiedono elezioni e stabilità

Non basterà al centrodestra tedesco della Cdu vincere le prossime elezioni, verosimilmente a marzo (se non prima), ma Friedrich Merz dovrà essere capace di ascoltare le istanze di un sistema industriale in grave crisi che, tra l’altro, è anche fortemente connesso a quello italiano. Nel mezzo il rapporto con gli Usa di Trump e le sfide dell’immigrazione e della nuova governance europea. E chiedono un ritorno a condizioni politiche stabili le associazioni imprenditoriali, le aziende e i sindacati

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