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Tre anni di guerra si cominciano a far sentire sulle finanze dell’Ucraina. Nei giorni scorsi, proprio all’indomani del G7 di Borgo Egnazia che ha sancito, almeno da un punto di vista politico, l’accordo sul prestito da 50 miliardi a Kyiv da rimborsare mediante bond garantiti dagli asset russi messi sotto sequestro in Europa, Formiche.net ha raccontato dei tentativi del governo ucraino di trovare un’intesa coi creditori esteri per la rinegoziazione di un debito offshore da 20 miliardi di dollari. Soldi che Kyiv deve in qualche modo restituire, sotto forma di cedole legate ai titoli emessi.

Più nello specifico, il prossimo primo agosto scadranno i due anni di moratoria sui pagamenti del debito e degli interessi che il Paese ormai in guerra contro la Russia da oltre due anni aveva chiesto ai suoi creditori subito dopo l’invasione da parte di Mosca. Si tratta di una somma notevole, pari a 19,67 miliardi di dollari emessi in eurobond, saliti a 23,6 miliardi con gli interessi scaduti. Praticamente quasi la metà dei 50 miliardi stanziati dal G7 e il 15% dell’intero debito ucraino, oggi al 90% del Pil. Altro problema, almeno al momento non ci sarebbe l’accordo con il pool di creditori, e questo a poco più di un mese dalla scadenza.

Il governo dell’Ucraina aveva fatto sapere come dal 3 al 14 giugno scorsi avesse tenuto riunioni a porte chiuse con i rappresentanti del comitato dei proprietari degli eurobond, che comprende grandi investitori istituzionali e altri investitori a lungo termine che possiedono circa il 20% del monte eurobond ucraino. Lo scopo degli incontri era discutere i termini della ristrutturazione di tredici serie di titoli, raccogliere feedback dal mercato e concordare una struttura che fosse soddisfacente per tutte le parti e consentire all’Ucraina di raggiungere la sostenibilità del debito in conformità con i requisiti del programma del Fondo monetario internazionale, che vigila sui negoziati.

Ad oggi nessuna intesa è stata trovata. Ciò significa che l’Ucraina sarà inadempiente nel 2024? No, o almeno non necessariamente, almeno secondo l’economista Daniil Monin, in forza al Kennan Institute. Certo, “è ovvio che più a lungo si protrae la guerra, più l’Ucraina si avvicinerà al default. Già nel 2025, si prevede che il debito nazionale supererà il 100% del Pil”, si legge nel report. Ma schivare l’insolvenza si può. “Per ridurre al minimo il rischio di inadempimento, l’Ucraina nei prossimi anni, dovrebbe ristrutturare il debito degli eurobond, puntando alla remissione parziale del debito, alla minimizzazione dei pagamenti degli interessi e al rinvio dell’inizio dei pagamenti dal 2024 al 2025. Queste misure consentirebbero a Kiev di affrontare i problemi finanziari quest’anno”.

Non è finita. Occorrerebbe “ristrutturare il monte debito dei titoli ucraini legati al Pil entro il 2041. La ripresa postbellica dell’Ucraina sarà limitata dal fatto che la sua futura crescita economica sarà infatti vincolata all’obbligo di pagare lo 0,5-1 percento del Pil all’anno su tali titoli. E poi negoziare per ristrutturare, o anche cancellare parzialmente, il debito con Fmi. I tassi di interesse per questo credito dovrebbero essere ridotti dall’8-9% ai tassi prebellici del 2-3% annuo”. Infine, “modificare le politiche della Banca nazionale ucraina, per ridurre significativamente il tasso pagato dalla stessa sui certificati di deposito. Ciò aumenterebbe i profitti versati nel bilancio statale, il che a sua volta ridurrebbe il costo dei nuovi prestiti nazionali e il costo del servizio del debito nazionale precedente”. Una via c’è.

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