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In attesa che Arcelor Mittal ne prenda ufficialmente le redini, per l’Ilva di Taranto è tempo di tirare dritto sul risanamento. Ieri pomeriggio i commissari straordinari Piero Gnudi, Corrado Carrubba e Enrico Laghi (quest’ultimo impegnato anche sul fronte Alitalia) sono stati ascoltati dai deputati della commissione Ambiente per fare il punto sul piano di bonifica che precede l’arrivo dei nuovi proprietari in attesa che l’Antitrust dia il bollino verde all’operazione (qui uno speciale di Formiche.net). Dai documenti distribuiti ai deputati e consultati da Formiche.net è emersa qualche novità sullo stato di avanzamento del programma.

ARRIVANO 800 MILIONI DAI RIVA

Tanto per cominciare sono in arrivo circa 800 milioni che verranno investiti nei prossimi mesi nel risanamento ambientale dello stabilimento pugliese. “L’amministrazione straordinaria dell’Ilva potrà disporre di 800 milioni di euro da destinare alle bonifiche e alla decontaminazione delle zone storiche di Taranto”, ha spiegato Carrubba. Si tratta di fondi derivanti direttamente dalla famiglia Riva, ex proprietaria del gruppo e messa a disposizione dagli stessi Riva (1,3 miliardi in tutto, rientrati dall’estero la scorsa primavera e ancora nella disponibilità dei commissari) per la bonifica, dopo il patteggiamento con i giudici.

COME VERRANNO INVESTITE LE RISORSE

Ma come e a cosa in particolare saranno destinate le risorse in arrivo? I fondi andranno a finanziare non propriamente opere connesse all’ambiente, le quali sono a carico dei nuovi proprietari, bensì interventi di bonifica e decontaminizzazione delle aree di Taranto, come per esempio la creazione di nuove discariche per i rifiuti pericolosi, si legge nei documenti. A blindare i fondi, hanno aggiunto i commissari, c’è poi il fatto che tali somme non possono essere aggredite nè per soddisfare i creditori dell’Ilva nè per sostenere eventuali condanne europee in caso vengano riconosciuti aiuti di Stato al gruppo.

LE TAPPE DELLA BONIFICA

Obiettivo dei commissari, consegnare nelle mani della cordata proprietaria (partecipata al 15% da Marcegaglia) un gruppo il più bonificato possibile. Anche per questo, ha spiegato il commissario Carrubba “al momento l’amministrazione straordinaria ha già completato il 65% delle prescrizioni: sono stati ambientalizzati l’altoforno 1, 2 e 4, l’altoforno 5 (il più grande d’Europa) è stato fermato mentre spetterà al nuovo acquirente la bonifica e la demolizione dell’altoforno 3”.

LO SCENARIO

E ora che cosa succede all’Ilva? Dalle slides diffuse dai commissari emerge una tabella di marcia piuttosto serrata. Il closing dell’operazione con Arcelor Mittal è infatti subordinato a tre eventi. Punto primo, il ministero dell’Ambiente dovrà valutare ed esprimersi sul piano di Arcelor per la bonifica, collaterale a quello dei commissari finanziato dai fondi dei Riva. Ma su questo punto gli stessi Laghi e Carrubba hanno fornito più di una rassicurazione sulla conformità del piano ai parametri del ministero. Secondo, la trattativa coi sindacati, convocati di nuovo allo Sviluppo economico il prossimo 9 ottobre. Terzo, l’ok dell’Antitrust Ue. Su questo punto, si legge nelle carte, la cordata guidata da Arcelor ha già pre-notificato l’accordo per rilevare l’Ilva a Bruxelles.

 

Enrico Laghi

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