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“È un’aggressione contro una nazione sovrana al di fuori del diritto internazionale”: il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha definito così l’attacco con cui gli Stati Uniti hanno colpito una base siriana a Homs, da cui secondo il Pentagono martedì è decollato l’aereo che ha eseguito il raid chimico su Idlib. Washington ha agito in modo unilaterale, però avrebbe preventivamente notificato l’azione al ministero della Difesa di Mosca (una precauzione riportata nella nota stampa diffusa dal portavoce del dipartimento della Difesa Jeff Davis), per evitare che soldati russi finissero tra i bersagli dei missili Tomahawk americani.

È una reazione logica quella di Mosca, dato che è il principale partner di Damasco, non solo a livelli militare ma anche su quello diplomatico. Peskov ha aggiunto però che l’attacco contro la base siriana è stato un tentativo di distrarre all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale dalle ingenti perdite di civili che la campagna militare sponsorizzata dagli Usa su Mosul, la roccaforte del Califfato, sta producendo. Il portavoce del presidente Vladimir Putin si riferisce a uno specifico fatto di cronaca, generalizzando: gli americani avrebbero condotto, per errore, degli attacchi aerei contro alcuni edifici occupati da civili in un quartiere controllato dall’IS nella parte occidentale della città del nord dell’Iraq. In quei bombardamenti sono morte decine di persone.

Sputnik, un media russo finanziato dal Cremlino, ha pubblicato anche un tweet provocatorio contro Hillary Clinton definendola “guerrafondaia”(anche con il messaggio politico di far passare Trump “come lei“). Clinton poche ore prima dell’attacco statunitense aveva detto in un’intervista durante il Women of the World Summit in New York che Washington doveva punire il rais siriano Bashar el Assad colpendo le basi aeree prima che i suoi bombardieri uccidessero altri civili.

Commenti e condanne simili sono arrivate dall’Iran, in via meno ufficiale, diffusi attraverso l’agenzia di stampa Isna che ha riportato le parole riferitegli da un portavoce del ministro degli Esteri. Teheran “condanna l’uso di armi chimiche ma allo stesso tempo si oppone a questo tipo di attacchi unilaterali che rischiano di rafforzare i terroristi in Siria e complicare la situazione nel paese e nella regione”. Commento poi ripreso dal ministro degli Esteri Javad Zarif su Twitter.

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Alla linea dura sostenuta dalle prime reazioni, a cui si aggiunge la richiesta russa di una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e l’annuncio di Mosca di aver “sospeso” (non chiuso) il canale di comunicazione per missioni sicure sulla Siria aperto mesi fa con gli Stati Uniti, va anche sommata una dichiarazione di Peskov arrivata nel pomeriggio di giovedì. Il potente portavoce, intervistato dall’Associated Press, ha fatto sapere che la Russia non darà ad Assad “un supporto incondizionato”, “supporti incondizionati sono impossibili di questi tempi ha detto filosofico Peskov, che forse aveva già ricevuto la notifica dell’attacco dagli americani.

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