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(Articolo ripreso da www.graffidamato.com)

In attesa di capire bene dai fatti più che dalle parole- sempre facili purtroppo agli equivoci, specie quando cadono sul terreno del dibattito politico intossicato da una campagna elettorale in corso ormai dalla sconfitta referendaria di Matteo Renzi sulla riforma costituzionale- se i disordini nella piazza romana dell’Indipendenza per lo sgombero di un palazzo troppo a lungo occupato abusivamente da immigrati e le polemiche che ne sono derivate produrranno davvero un rallentamento dell’azione del governo per il ripristino della legalità, godiamoci per una volta un passaggio della politica europea favorevole all’Italia. È il vertice convocato a Parigi dopo intense consultazioni fra la stessa Parigi, Berlino, Roma e Madrid per quella che potrebbe segnare una svolta, finalmente, nella gestione del fenomeno dell’immigrazione sinora rovesciatosi sulle coste italiane e greche fra la sostanziale indifferenza di troppi governi di quella che pure si chiama Unione Europea. E che è invece il vero traguardo dei disperati che approdano suoi suoi confini meridionali.

La solenne cornice di Versailles scelta per questo vertice potrà anche soddisfare la vanità del nuovo e giovane presidente francese Emmanuel Macron, consolandolo persino del calo che sta subendo nel suo Paese dopo il trionfale approdo all’Eliseo, ma l’evento è una rivincita una volta tanto italiana sulla pretesa, o presunzione, dello stesso Macron di dettare legge, o solo di avere le vere chiavi di apertura delle porte nel paese più destabilizzato eppure anche più cruciale del Nord Africa da dove parte la maggior parte dei migranti: la Libia.

Per ottenere un vero cambiamento del clima politico, delle disponibilità e delle azioni concrete di contrasto libico all’ignobile traffico di carne umana, che è purtroppo la faccia peggiore del fenomeno dell’immigrazione, si sono rivelati più utili i pazienti e spesso più segreti che pubblici contatti del ministro dell’Interno italiano Carlo Minniti con gli amministratori locali, chiamiamoli così, della Libia che l’incontro improvvisato e reclamizzatissimo di Macron a luglio, con piglio napoleonico, nel castello di Saint Cloud, alle porte di Parigi, con i capi dei due governi che si contendevano e si contendono tuttora il controllo e il governo di quel pezzo d’Africa.

Ha ottenuto più Minniti con la gestione del cosiddetto codice di comportamento imposto alle organizzazioni volontarie impegnate nei soccorsi dei migranti nel Mediterraneo, per evitare che esse diventassero, nolenti e qualche volta persino volenti, complici dei cosiddetti scafisti, cioè dei trafficanti di uomini, donne, vecchi e bambini ridotti alla schiavitù, che Macron con quella spocchia che sta deludendo anche i suoi connazionali.

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Migranti, la spocchia di Macron e la concretezza di Minniti

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