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Chi scrive è un capricorno testone, con un buona capacità organizzativa. L’ho dimostrata nel corso di una intera vita professionale (primario di nefrologia e dialisi; capo dipartimento di medicina specialistica), sindacale: segretario regionale pluridecennale della Cimo – medici ospedalieri – e presidente nazionale della stessa per 10 anni; segretario generale Confedir per 8 anni.

L’ho dimostrata organizzando – negli ultimi 3 anni – la rivolta dei pensionati Inps ex-Inpdap del Veneto, dando vita ed anima ai “300 di Leonida”, nella battaglia contro il contributo di solidarietà e contro la mancata perequazione delle pensioni. Abbiamo attivato cause su cause, con ricorso alla Cedu di Strasburgo, il 13 Gennaio ultimo scorso.

Mi permetto, perciò, di interloquire sul problema dei migranti, delle Ong, del soccorso in mare, dei morti in mare. Dei soccorsi fatti da Ong “trasparenti” e “meno trasparenti”, del ruolo della Marina italiana e non, della congrega degli scafisti e compagnia cantando.

PRIMO ASPETTO

È in atto una migrazione epocale di africani ed asiatici (più i primi dei secondi) verso l’Europa. Per motivi bellici (10-15%) e per motivi economici (85-90% dei casi). Qualcuno vorrebbe che ce la fossimo meritati, questa immigrazione disordinata e selvaggia, perché Noi europei siamo stati colonialisti. Le colpe dei bisnonni e dei nonni ricadrebbero sui pronipoti e sui nipoti. Ragionamento sesquipedale….

Comunque sia, da anni questi sventurati arrivano in Europa, prevalentemente in Italia, in cerca di fortuna. Anche se da 10 anni è in atto una crisi economica continentale e manca il lavoro.

Comunque sia, costoro attraversano il Sahara, stazionano in Libia (in ghetti vari) e poi pagano una tangente agli scafisti, con denari raccattati in qualche modo. Pagano e si impoveriscono ancora di più. Quando arrivano in Italia sono letteralmente “in braghe di tela”, come diciamo in Veneto. Ossia quasi in mutande. Nel tragitto, molti muoiono (5000 su 180.000 = il 2,77%). Da ciò, la giustificazione delle Ong “Noi salviamo vite umane “, frase che implica: “L’Europa e l’Italia – senza Noi Ong – lascerebbero morire migliaia di persone…”.

Ma il lavoro delle Ong ha un costo (chi sono i finanziatori, alla luce del sole?). Ma il paradosso è che anche lo Stato Italiano (e l’Ue) sborsa denari: ci piacerebbe sapere quanti. Se l’anno scorso l’Italia ha speso per questi disperati circa 4 miliardi (circa 21mila euro/testa), è facile pensare che almeno mezzo miliardo (un ottavo della spesa totale) sia stata legata ai soccorsi in mare (Marina militare + Ong varie).

SECONDO ASPETTO

Il salvataggio in mare, in un Paese civile e in una Ue realmente solidale, non dovrebbe essere affidato ad organizzazioni private (più o meno qualificate) ma dovrebbe essere compito delle istituzioni, italiane ed europee.  Ma la politica, su questo, è sinora rimasta sorda o sordastra.

TERZO ASPETTO

Poiché queste migrazioni durano da anni, non si tratta più di un fenomeno acuto e casuale (terremoto) ma di un fenomeno cronico e strutturale, da affrontare con raziocinio e con professionalità. Non bastano i volontari e la buona volontà. Ci vuole una organizzazione “simil militare” che affronti in modo organico la questione.

QUARTO ASPETTO

Come? Mettendo in piedi una struttura analoga alla Protezione civile, ma basata sull’uso ordinario del nostro esercito e soprattutto di quelle parti del nostro esercito particolarmente addestrate per attività nel contempo rischiose e sanitarie. Esclusi Medici senza frontiere, quali altre Ong sono in grado di affrontare concretamente i problemi igienico-sanitari dei migranti?

Non si vuole usare l’esercito “attivo”? Si chiamino i riservisti, per espletare, a turno, questi compiti. Siamo pieni di ex-alpini, ex-bersaglieri, ex marinai, che sarebbero disponibili a rispondere “SI”.

QUINTO ASPETTO

Se la traversata è pericolosa (5000 morti in mare), allora si faccia un accordo con la Libia e si crei una rete ufficiale di traghetti (tipo Caronte) che, andando su e giù porti in Italia ed in Europa la gente assiepata in Libia. Con trasporti sicuri, con identificazione sulla nave dei migranti, con verifica del loro stato di salute.

Li porti in Italia ed in vari porti europei, in cifre prefissate, anno dopo anno. Se la Ue si ritirasse, gli Italiani ne prenderanno atto. Il Vaticano, ne prenderà atto.

SESTO ASPETTO

Il diciannovesimo secolo è stato l’anno dei negrieri e dei viaggi degli schiavi dall’Africa all’America. Il ventunesimo secolo è ormai il secolo delle migrazioni di poveri: da zone african-asiatiche povere alla Europa che si sta impoverendo. Frotte di migranti che cercano un benessere che non troveranno mai. Prima il ricatto degli scafisti e poi il ricatto del lavoro: in nero, sottopagato e sottoprotetto. Perché l’assistenzialismo buonistico (i famosi 35 euro) non potrà che essere a termine. Finirà quando un Governo italiano chiederà ulteriori sacrifici (20-30-50 miliardi) ai cittadini, per dover rispettare l’art. 81 della Costituzione. Finirà quando ci renderemo conto che i ghetti europei sempre ghetti sono. Quando sarà chiaro che la ripresa economica è rimandata al 2025 (o giù di lì) e che la Ue non vuole farsi carico di chi resta in Italia, perché è respinto dalle frontiere del nord: Francia come Austria; Ungheria come Serbia.

SETTIMO ASPETTO

E la Chiesa, che fa, oltre ad accusare noi comuni mortali di insensibilità? Certo la Caritas c’è ed è attiva. Ma la gerarchia ha elaborato un piano concreto per ” i miseri”? Perché non destina tutto il 5 x mille ai migranti, con controllo diretto sull’uso del denaro?

De hoc, satis. Fremant omnes, dicam quod sentio.

 

italia, STEFANO BIASIOLI, MEDICI

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