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A Donald Trump dovrà rispondere Paolo Gentiloni. Ne è convinto l’ex premier Matteo Renzi, che intervenendo su Radio Capital ha commentato le recenti esternazioni del neo presidente Usa, secondo cui, in occasione della visita a Washington, avrebbe invitato Gentiloni a pagare di più per la difesa. “Con il premier italiano abbiamo scherzato: gli ho detto “andiamo, devi pagare, devi pagare”. Pagherà”, ha spiegato Trump nel corso di una lunga intervista rilasciata ad AP.

Non sarebbe di certo la prima volta che il tycoon richiama all’ordine gli alleati. Il tema di un più equo burden sharing tra le due sponde dell’Atlantico e del 2% del Pil da destinare alla difesa, stabilito in ambito Nato (l’Italia è a circa l’1,18%), è prepotentemente tornato al centro dell’agenda dell’Alleanza con la nuova amministrazione. E su questo Donald Trump ha promesso che sarà “molto duro” nel prossimo incontro tra i capi di Stato e di governo Nato a Bruxelles, in programma a fine maggio. Subito dopo ci sarà il G7 di Taormina, altra occasione utile a comprendere meglio i rapporti del nostro Paese con la nuova amministrazione Usa. Ma, nella recente visita negli States, Gentiloni ha davvero promesso a Trump maggiori spese? Su questo l’inquilino della Casa Bianca non ha risposto, ma è sicuro: “Finirà con il pagare. Sai, finora nessuno glielo aveva chiesto, ma la mia è una presidenza diversa”.

“Non so se questa anticipazione di Trump sia vera o no – ha detto Renzi -; la commenterà come giusto Paolo Gentiloni”. In ogni caso, “penso che Trump si impegnerà meno di prima nella Nato”, ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio. E ciò parrebbe spingere i Paesi europei a una maggiore assunzione di responsabilità, anche in termini di spesa da destinare al settore della difesa. Tuttavia, “l’Italia deve fare spese nel settore militare che non siano inutili”, ha ammonito Renzi. “La spesa ha un senso se c’è una resa. Se i soldi li metti dentro a progetti che creano occupazione in Italia, uno può immaginare di fare investimenti in questo settore”.

Dall’ex premier sono arrivate parole poco tenere per il caccia di quinta generazione Joint Strike Fighter. “Spendere soldi come sugli F-35 no”, ha detto. Conversando con Airpress, Guido Crosetto, presidente della Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad), aveva spiegato: “Non ci sono stati i trasferimenti tecnologici previsti, mentre latita ancora il trasferimento di lavoro; inoltre, l’attività presso lo stabilimento di Cameri, che doveva garantire l’unico luogo di Mro&u (ndr, manutenzione, riparazione, revisione e aggiornamento) al di fuori degli Stati Uniti, pare sia messa in discussione”. Eppure, sul programma JSF ha scommesso la nostra Aeronautica militare. Nonostante i dubbi sul rapporto con l’alleato americano e le difficoltà di valorizzazione della partnership tra il campione nazionale Leonardo-Finmeccanica e l’americana Lockheed Martin, difficile tornare indietro. Anzi, l’unica alternativa possibile sembrerebbe procedere con convinzione sull’F-35, scelta che il governo Renzi ha confermato più volte. Anche per questo l’ultima posizione dell’ex sindaco di Firenze appare quantomeno eccentrica. Ad ogni modo, nonostante le perplessità, anche Renzi ne è convinto: “Agli F-35 non si rinuncia più”.

matteo renzi

Cosa ha detto Matteo Renzi su Trump, Gentiloni e F-35

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