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Francesco Caio resterà alla guida di Poste italiane? In attesa della lista del Tesoro per il rinnovo dei vertici delle aziende pubbliche in scadenza (tra cui anche Eni, Enel, Leonardo, Terna ed Enav), che potrebbe arrivare venerdì prossimo, analisti e banchieri d’affari si esercitano sulla società presieduta da Luisa Todini, di cui il Tesoro detiene il 29,7%. Ecco perché secondo i più recenti report un secondo mandato di Caio sarebbe auspicabile. Giudizi peraltro espressi prima dei conti 2016 di Poste divulgati ieri dai vertici.

I CONTI 2016

Francesco Caio chiude il mandato triennale come amministratore delegato e direttore generale di Poste Italiane annunciando risultati in crescita rispetto al suo esordio e prospettando al maggiore azionista — cioè lo Stato, attraverso il ministero delle Finanze e la Cassa depositi e prestiti con rispettivamente il 29,7% e il 35% — un dividendo di 0,39 euro per azione, in crescita del 15% ed equivalente all’80% dell’utile netto: 150 milioni al Tesoro e 180 milioni alla Cdp. Il gruppo, sbarcato in Borsa il 27 ottobre 2015, ha chiuso il 2016 con ricavi totali a 33,1 miliardi (+7,7% sul 2015), un risultato operativo a 1.041 milioni (+18,3%) e un utile netto di 622 milioni, in aumento del 12,7% rispetto al 2015 e anche rispetto al primo anno di gestione Caio, il 2014, quando il gruppo aveva realizzato 212 milioni di profitti. La posizione finanziaria netta ha un avanzo di 6,2 miliardi rispetto all’avanzo di 8,7 miliardi al 31 dicembre 2015.

LE REAZIONI DEGLI ANALISTI

La possibilità di un nuovo amministratore delegato ieri ha fatto perdere al gruppo l’1,55%, che ha poi recuperato (-0,85% a 6,38 euro) grazie in particolare a due grandi ordini arrivati nel pomeriggio. Per Fidentiis “La sostituzione di Caio con uno yes-man sostenuto dal governo sarebbe una notizia negativa”, si legge su MF/Milano Finanza, “e potrebbe rallentare la dismissione del 30% restante del capitale rimasto in mano al Tesoro”.

Posizione condivisa anche da Icbpi, per cui “le diverse posizioni all’interno del governo e della maggioranza non lasciano intravedere una linea d’azione chiara né sul rinnovo dei vertici, né sul collocamento della seconda tranche. Al contrario, riteniamo che il mercato spinga per la conferma di Caio, in ragione dei risultati conseguiti in questa prima, complessa fase di ristrutturazione e rilancio del gruppo”, si legge su un lancio dell’agenzia Reuters che cita anche un report di Goldman Sachs che ha leggermente alzato il target price sul titolo a 7,2 da 7 euro confermando la raccomandazione neutral dopo aver aggiornato le stime. La casa d’affari pur non affrontando il tema governance, ha ritoccato al rialzo le stime in attesa dei risultati del 2016 in agenda oggi, citando alcuni benefici derivanti dalla regolamentazione nelle spedizioni.

LA RISTRUTTURAZIONE DEL RECAPITO

Un cambio al vertice avrebbe per gli analisti di Banca Imi anche altre conseguenze: “Il potenziale cambio del top management potrebbe ritardare l’esecuzione della ristrutturazione del business del recapito” e potrebbe quindi essere “visto in modo negativo dal mercato dal momento che l’attuale amministratore delegato è molto apprezzato”.

I RITARDI SULLA PRIVATIZZAZIONE

Concorde la posizione di Equita Sim, che ha mantenuto una view positiva su Poste Italiane, confermando la raccomandazione “buy”, con un prezzo obiettivo a 8,6 euro.
Secondo Equita “la mancata riconferma dell’attuale amministratore delegato sarebbe una notizia negativa per il titolo visto il track record dimostrato nella ristrutturazione del gruppo” e “la capacità di aver saputo identificare e attuare opzioni di crescita in altri business, come ad esempio i pagamenti digitali, l’asset management e la logistica”.
Inoltre, per gli analisti di Equita l’eventuale mancata riconferma dell’ad ritarderebbe il collocamento della seconda tranche di Poste Italiane, “visto che – hanno aggiunto – è ragionevole immaginare che il nuovo vertice ridefinisca le strategie aziendali”.

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