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Si era detto e scritto che la pantagruelica buonuscita di Flavio Cattaneo era già fissata nell’atto di nomina ad amministratore delegato. Non era vero, visto che parte del cda e l’intero collegio sindacale di Tim non hanno approvato i 25 milioni di euro lordi per l’ex capo azienda.

Si era detto e scritto che l’intenzione di Cattaneo di far partecipare Tim ai bandi per la banda larga nelle aree meno popolate non era alla base degli attriti fra l’azienda e il governo. Ma guarda caso quel progetto (Cassiopea) a ridosso dell’uscita di Cattaneo viene accantonato.

Si era detto e scritto che dietro il siluramento di Cattaneo non c’era una volontà da parte di Vivendi di stringere ancor più i legami fra i due gruppi. Ma un minuto dopo l’uscita del manager i vertici di Tim, o meglio il presidente di Tim, e amministratore delegato di Vivendi, annunciano altre sinergie industriali fra i due gruppi. O meglio, Tim comprerà contenuti di Canal Plus, controllata da Vivendi. Ma si parla già di una joint venture tra le due società sulla pay tv.

Vediamo ora, punto per punto, ovvero frottola per frottola, quello che è stato narrato nei giorni scorsi e quello che invece è successo o succederà.

PRIMA FROTTOLA

Flavio Cattaneo lascerà dunque l’ex Telecom Italia dopo 16 mesi con una maxi-buonuscita da 25 milioni di euro lordi, compresi 2,1 milioni per patto di non concorrenza. Ma c’è stato “il parere non favorevole” ancorché “non vincolante” del collegio sindacale per l’assegno staccato da Tim all’ex amministratore delegato.

Non solo il collegio sindacale: il consiglio di amministrazione si è diviso sull’importo. Infatti la delibera è stata approvata “a maggioranza”. Il voto contrario è arrivato dai cinque consiglieri eletti dai fondi: Dario Vivarelli, Dario FrigerioFrancesca CornelliLucia CalvosaFerruccio Borsani. A riprova che nulla era automatico c’è infatti quello che si legge nella nota stampa di Tim: è stato un «accordo transattivo» perché in base al contratto Cattaneo avrebbe potuto ottenere fino a 50 milioni.

Le ragioni dell’uscita sono riassunte in una nota di Tim, nella quale si ringrazia Cattaneo per «l’esecuzione della importante e straordinaria fase di turnaround aziendale (fatta da tutti i trimestri positivi in ogni linea)» che «ha portato la società ad incrementare i clienti e i ricavi come mai raggiunti negli ultimi 10 anni, incrementare gli investimenti core portando la società a recuperare la leadership nel mobile e coprire circa il 70 % del paese con la fibra».

Ma allora – visto che ha tagliato costi, aumentato i ricavi e spinto sugli investimenti redditizi – perché Cattaneo è stato accompagnato alla porta? Mistero. Anzi no: Vivendi punta tutto su un nuovo direttore generale o operativo: Amos Genish, israeliano, per anni in Brasile, ritenuto manager di assoluta fiducia di Bolloré oltre che mago della convergenza telefonia-contenuti (qui il ritratto di Genish).

LA SECONDA FROTTOLA

Sarà stato un caso oppure no, ma a cavallo del siluramento ben pagato di Cattaneo il gruppo di tlc ha preso alcune decisioni che indicano un nuovo orizzonte. Da un lato si accantona il progetto Cassiopea che aveva fatto tanto imbufalire il governo perché ostacolava la missione di Open Fiber (di Enel e Cdp) sulla fibra ottica e, dall’altro lato, si stringono ancor più i rapporti anche industriali fra l’ex Telecom Italia e Vivendi sui contenuti. Vediamo i dettagli della seconda frottola.
Non tutto era semplice e definito con il piano Cassiopea: le società finanziarie a investire su una rete in fibra da sviluppare sulle “aree bianche”, ossia periferiche e meno popolose, costruita e affittata da Tim avrebbero voluto garanzie da Cattaneo su tempi e rendimenti: Repubblica ha scritto: “Sospendere la concorrenza a Open Fiber significa anche offrire un ramoscello d’ulivo al governo e porre le basi per un rapporto meno burrascoso con la stessa Open Fiber”. Ohibò: tre giorni fa la società e Cattaneo avevano escluso ogni tensione con il governo su Cassiopea (qui tutte le capriole mediatiche sul tema), due giorni fa i fatti dicono che Vivendi per non irrigidire i rapporti con il governo accantona (o rottama?) Cassiopea. Solo un caso?

LA TERZA FROTTOLA

Non solo: due giorni fa in consiglio di amministrazione il presidente esecutivo di Tim, oltre che ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, ha informato i consiglieri di aver ricevuto dall’emittente francese Canal Plus (controllata da Vivendi) un’offerta per mettere insieme le forze con la società italiana per sviluppare dei contenuti. “Quest’offerta, come il contratto con Havas per la pubblicità del gruppo italiano firmato a fine 2016, pare un’altra delle operazioni dove sorge il sospetto del conflitto d’interesse tra Vivendi e Telecom, che dell’ex monopolista possiede meno di un quarto del capitale”, scrive Repubblica. Ma si parla anche di un progetto in cantiere per una pay tv fra le due società. Non a caso per il dopo Cattaneo è stato scelto Amos Genish, attuale chief operating officer di Vivendi che pure in passato non aveva esitato a criticare Vivendi (qui tutti i dettagli).

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