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“La rete non è il vangelo”. Così Enrico Mentana, dagli “stati generali” del nuovo grillismo, stuzzica la platea a 5 Stelle. Il direttore del Tg La7 era atteso a Ivrea come ospite all’evento inaugurale dell’associazione dedicata alla memoria di Gianroberto Casaleggio. E dal palco ha detto la sua, senza grossi timori reverenziali per un pubblico filogrillino. Oltre a tutti i big del Movimento, in prima fila, fino a pochi minuti prima, era stato seduto lo stesso Beppe Grillo, che è tornato al suo posto solo dopo l’uscita di Mentana.

Mentana, archiviate le polemiche sull’opportunità della sua partecipazione (“c’è la politica e c’è il mondo normale. Nel mondo normale si può andare ovunque, se non si ritiene reciprocamente disdicevole la propria presenza”), ha parlato subito dopo un intervento sulla sanità. L’oncologo Ermanno Leo poco prima aveva detto. “Abbiamo 180mila morti di tumore l’anno in Italia, e io ho paura che il cancro, come la guerra, sia diventato un affare”. E ancora “Il futuro del cancro non è la chemioterapia”. Oppure “Noi siamo salvi grazie a Fleming e Sabin (scopritori della penicillina e del vaccino antipolio, ndr), che per le loro ricerche non hanno usato i soldi di Big Farm ma il loro cervello”.

Mentana, intervenuto poco dopo, ha ripreso il tema, e nelle sue parole non era difficile leggere una stoccata al “popolo della rete”, che Grillo ha spesso esaltato. Quel mondo che in buona parte alimenta campagne discutibili, per esempio contro i vaccini. Lo stesso mondo che anni fa ha rilanciato i duri attacchi dello stesso Grillo all’oncologo Umberto Veronesi (lo definì “Cancronesi”, e Mentana fu molto critico).

Il direttore del Tg La7 è stato chiaro: “Google è forma di elevazione per molti ma di abbassamento per altri. Ormai vai dove ti portano i motori di ricerca, credi di sapere tutto perché c’è wikipedia. Assistiamo a una massificazione piatta, realtà alternativa, fake news. Ma una fake news d’autore non è più una fake news. Diventa “un’autorevolissima interpretazione di un fatto””.

Insomma, nel rimarcare il ruolo del giornalismo (“che si salva solo grazie all’onestà e alla reputazione”), Mentana ha indirettamente bacchettato alcuni meccanismi del M5S. In particolare la tendenza ad assecondare il “popolo della rete”, anche quando fa danni, per ragioni di consenso. Riferendosi al Movimento: “All’inizio abbiamo visto alcuni esponenti dire cose piuttosto balzane. E ci può stare, in una prima fase ci sta tutto, Ma poi un movimento deve crescere con la sua scorza – ha detto Mentana – Non si può essere indifferenti al portato di tanti scienziati. Non si può essere sia pro sia contro i vaccini”.

Il discorso vale sulla sanità come sulla comunicazione, e Mentana lo ha esplicitato su sollecitazione dell’intervistatore, Gianluigi Nuzzi che gli chiedeva del futuro del giornalismo. “Io non credo al giornalismo à la carte. È una grande calamità del web, non si può lisciare il pelo dalla parte che piace al gatto. Il giornalismo, come le forze politiche, devono avere una propria linea e portarle avanti. Ed essere mediatori credibili. Questo fanno i giornalisti seri, questo dovrebbero fare le forze politiche serie”.

Ivrea, baruffe grillesche su web e vaccini innescate da Enrico Mentana ospite di Davide Casaleggio

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