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Il vecchio adagio meglio soli che male accompagnati questa volta non funziona. Le bacchettate della Commissione europea, infatti, sono cadute sulle dita di Roma (naturalmente), ma anche di Parigi e Berlino, sia pure per ragioni diverse. “L’Italia presenta eccessivi squilibri”, si spiega nella comunicazione della Commissione sul progresso delle riforme strutturali nell’Eurozona approvata oggi. Nel mirino l’alto debito e la “protratta debolezza nella dinamica della produttività” in un “contesto di alti crediti deteriorati e disoccupazione”. Nel testo vengono riconosciute una serie di “riforme positive”, ma “l’impulso è rallentato dalla metà del 2016″. Cioè, per tradurlo in politica italiana, quando il governo ha sottomesso ogni suo atto all’obiettivo di vincere il referendum.

Adesso bisogna raddrizzare i conti, trovare questi benedetti 3,4 miliardi e farlo senza frignare, del resto c’è tempo fino ad aprile. Ciò basta ad evitare una procedura d’infrazione, ma non a rimettere l’economia italiana sulla giusta via, quella della crescita, della produttività e dell’occupazione. Dunque, i guai non sono affatto finiti. E il tempo stringe perché di qui alla fine dell’anno la ripresa dell’inflazione (un fatto positivo) e il rialzo dei tassi americani spingerà la Bce verso una politica monetaria più normale (con un aumento del costo del denaro). Ciò significa che il bonus rappresentato dal basso del costo del debito sta per finire.

Sulla Francia pesa soprattutto l’incognita politica. Anche qui il ciclo elettorale ha impedito di riportare sotto il 3% il disavanzo pubblico. E’ vero che il debito francese ha ancora un voto altissimo da parte delle agenzie di rating, ma lo spread con il Bund tedesco sta salendo, segnale chiaro che i mercati cominciano a dubitare anche delle finanze pubbliche francesi e temono che possa accadere il patatrac con la vittoria di Marine Le Pen. Sembra improbabile, ma Trump e Brexit ormai hanno vaccinato contro la teoria delle probabilità applicata alla politica.

La Germania invece è stata criticata perché va troppo bene. Con un bilancio pubblico in pareggio e una crescita consolidata, la Ue non capisce perché si ostini a mantenere un avanzo tanto elevato nella bilancia dei pagamenti. Con quasi il 9% del prodotto lordo e 300 miliardi di euro, ha superato ampiamente la Cina. “L’avanzo – ha detto il commissario agli affari economici dell’Ue Pierre Moscovici – crea problemi non solo per l’economia tedesca, crea distorsioni significative per tutta la zona euro” e “va riequilibrato. Continuiamo a suggerire – ha aggiunto -strategie di investimento pubblico”. Insomma, la Germania potrebbe fare da locomotiva all’intera Eurozona e non lo fa. Ma siamo sicuri che sia proprio così?

Sandro Trento, economista che viene dalla Banca d’Italia, ha fatto qualche conticino e lo ha messo su Facebook. Abbiamo chiuso il 2016 con un avanzo commerciale di 51 miliardi. Dato storicamente molto elevato per l’Italia. La Germania è il nostro più importante mercato di esportazione (l’export italiano verso quel paese è cresciuto del 10,3 % nel 2016). L’avanzo commerciale tedesco è quasi tutto nei confronti di mercati esterni all’area dell’euro e soprattutto fuori dall’Europa. Il surplus nei riguardi degli altri paesi dell’area dell’euro è di 13 miliardi. L’Italia nel 2016 ha registrato un avanzo commerciale verso gli altri paesi dell’euro pari a 12 miliardi, uno in meno della Germania. “Non dobbiamo assolutamente preoccuparci quindi del surplus tedesco – sostiene Trento – È come se noi ci lamentassimo dell’avanzo commerciale della Lombardia nei confronti dei paesi esteri!” Interessante anche ricordare che l’auto (quindi FCA e l’intera filiera dell’indotto), è stato di gran lunga il settore che più ha accresciuto export italiano nel 2016 (+20% in valore). “Eppure c’è tanta gente, a sinistra ma anche tra i 5Stelle e altri schieramenti, che cataloga Sergio Marchionne come una sorta di criminale”, commenta ancora Trento.

Ops! C’è qualcosa che non quadra nella “narrativa” economica sciorinata tutti i giorni in tv e nella maggior parte dei giornali. Non sarà che ci sono più cose in cielo e soprattutto in terra di quante contengano i talk show, o meglio la cacofonia politico-mediatica nella quale siamo immersi? Ciò vale non solo per noi italiani, anche lassù a Bruxelles dovrebbero una volta per tutte fare chiarezza con se stessi. Anziché bacchettare di qua e di là, sarebbe meglio aprire un serio processo per creare una politica economica della Ue. Non il miserrimo piano Juncker che nessuno nemmeno sostiene. La Germania può spendere di più e comprare ancora di più dagli altri paesi dell’Eurozona, certo. L’Italia può fare di più (e molto) per affrontare le sue debolezze e aggredire la immensa montagna del suo debito. La Francia potrebbe finalmente sciogliere i propri lacci e laccioli (sempre che il Front National perda). Ma la vera locomotiva deve partire da Bruxelles.

Perché le bacchettate di Bruxelles a Francia, Germania e Italia hanno stufato

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