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Lunedì pomeriggio il leader della Lega Matteo Salvini è stato a Mosca per due importanti appuntamenti. Il primo, formale, per la chiusura di un accordo tra il Carroccio e Russia Unita, la formazione politica di governo in Russia, fondata nell’aprile del 2011 dal presidente Vladimir Putin. Il secondo, più informale, per un colloquio con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.

IL POPULISTA

L’incontro Salvini-Lavrov è l’aspetto più interessante di questa visita moscovita. Se l’estetica è il vettore di un messaggio, questo è quello di una riunione rilassata: i due, in posa, senza cravatta, Salvini col sorriso stampato in faccia, Lavrov ne accenna un altro con in mano la statuetta di Alberto da Giussano, omaggio padano. Salvini non aveva comunicato preventivamente alla stampa la missione russa, ha pubblicato un paio di post sui social network in cui ha diffuso l’immagine con Lavrov e un selfie nella “splendida” (dice lui) metropolitana di Mosca e ha annunciato: “Ne saprete di più fra poco sul sito ilpopulista.it“. Il Populista è un sito che ha un nome programmatico (sul sito si legge sotto l’header: “Audace, istintivo, fuori controllo” da fare invidia al “Democracy dies in darkness”, sotto-testata del Washington Post), è diretto da Alessandro Morelli e condiretto da Matteo Salvini stesso: ha una linea editoriale vasta, si trovano articoli che vanno da “Parigi: televenditrice radical-chic sfotte il Premier e mostra il seno in tv” a quelli della categoria “L’Invasione” che ça va sans dire sono una raccolta di notizie contro gli immigrati (alcune un po’ alterate), poi ci sono gli attacchi al Pd, quelli alla Kasta e via continuando col menù classico, fino allo sport. Lunedì Il Populista ha pubblicato il resoconto esclusivo delle riunioni moscovite di Salvini ed è stato incoronato come megafono media del leader leghista (ma già lo era, ovvio), per altro con l’effetto di indirizzare l’agenda della stampa italiana e portarsi a casa svariate migliaia di click; non c’è articolo, compreso questo, che non lo abbia citato nelle ultime ore.

UN INCONTRO ESCLUSVIO

Oltre agli aspetti estetici, la riunione di Salvini ha avuto anche contenuti. Ma prima ancora una nota: l’intervistatore di Salvini ricorda l’importanza della visita, perché Lavrov non incontra leader politici privi “al momento” (si precisa) di incarichi di governo e sottolinea che “Lavrov, ad esempio, non ha ancora avuto un faccia a faccia con il suo omologo italiano, Angelino Alfano”. Questo non è esattamente vero: il 17 febbraio, a margine del G20 di Bonn, i due ministri hanno avuto un bilaterale. Salvini ha raccontato che con Lavrov si sono “confrontati sui principali temi di politica internazionale, sulle minacce alla sicurezza dei nostri Paesi, sulle prospettive dell’Europa”.

I CONTENUTI: LA LIBIA

Trentacinque minuti di colloquio che per Salvini “confermano che il Cremlino ha un’idea molto chiara e molto positiva del futuro”: la Libia uno dei temi. Mosca ha aumentato la propria assertività sulla crisi libica negli ultimi mesi, si è posizionata ufficialmente sul lato opposto dell’Italia (che sostiene come capofila il programma Onu), anche se sullo sfondo è possibile intravedere un programma strategico russo che coinvolge anche aziende italiane e mira a una generale stabilizzazione nel Mediterraneo (nei giorni scorsi Fayez Serraj, leader del governo onusiano, è stato anche lui a Mosca: Salvini dice che la Russia supplisce “all’incredibile assenza dell’Unione Europea e di tutte le altre organizzazioni internazionali”).

TERRORISMO ISLAMICO, IMMIGRAZIONE, EUROPA

Poi il terrorismo, declinazione islamica, l’immigrazione ovviamente, e le sanzioni economiche, che, incalza l’intervistatore, “l’Unione Europea ancora non si decide a togliere”, servendo un buon assist per questa risposta: “È una situazione assurda e paradossale, che sta causando gravissimi danni a imprese e lavoratori. Solo all’Italia le sanzioni sono costate un’enormità, oltre 5 miliardi di euro e migliaia di posti di lavoro perduti” (Il ministro Lavrov, dice Salvini tra le altre cose, “ha voluto ringraziarmi per la vicinanza e anche per il coraggio che fin da subito la Lega ha dimostrato riguardo la crisi in Crimea”: il riferimento va a quando nel 2014 una delegazione della Lega visitò la penisola annessa illegalmente dalla Russia appena dopo il discusso referendum con cui i cittadini confermarono la volontà di restare sotto la sovranità di Mosca). Altro tema: le elezioni in Olanda e Francia, dove il leader leghista denuncia la campagna russofoba “a forza di processi ad orologeria e fake news sull’intervento di improbabili hacker russi ovunque si voti in giro per il mondo, dalla Brexit a Trump”.

OCCHIO ALL’ITALIA: TORNA L’ESTETICA DELLA VISITA

E l’Italia? Anche: “In particolare, il Ministro condivide l’analisi sull’eccessiva centralizzazione di poteri a Bruxelles” e le idee proposte dalla Lega per cambiare l’Italia e l’Europa dice Salvini. La proiezione della visita russa sulla politica italiana fa tornare centrale il tema estetico. Salvini con gli incontri personali e quelli a nome del partito – l’accordo con Russia Unita è stato siglato con Serghiei Zhelezniak, vicesegretario generale del Consiglio per le Relazioni internazionali del movimento politico di Putin, durerà cinque anni e prevede condivisione di progetti e proposte su svariati temi “di attualità” – manda un messaggio per affermare la sua leadership all’interno della Lega. Sabato a Napoli Salvini organizzerà una contro-manifestazione a suo sostegno “alla faccia”, dice su Twitter, dei #MaiConSalvini, manifestazione che si terrà nello stesso giorno sempre a Napoli. Il problema di Salvini però non sono le opposizioni esterne, ma la frangia dei contrari interna, e per questo la visita russa ha un suo peso: ne aumenta il carisma, la rappresentanza, i riconoscimenti, in una parola la forza – in quest’ottica si possono leggere anche i tentativi di avvicinamento con lo staff dell’americano Donald Trump. All’interno della Lega c’è una linea nemmeno troppo carbonara che non condivide le visioni nazionaliste e sovraniste di Salvini: è rappresentata dall’immagine storica di Umberto Bossi, ma prende consenso tra il governatore della Lombardia Roberto Maroni e quello del Veneto Luca Zaia (che Silvio Berlusconi sta già discretamente sondando come premier di un listone unito di centro-destra). Emblematico in questo senso, oltre alla recente manifestazione a Torino di leghisti in dissenso con Salvini, anche il raduno tenuto domenica scorsa con al centro Bossi: nessun attacco all’Europa, né lodi alla Russia (qui foto e resoconto della manifestazione).

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