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Quali saranno i problemi e i possibili intoppi della Brexit? E come si preparano le società britanniche ma anche europee a quella che può essere un’uscita hard? A provare a fare un vademecum è stato un noto studio legale internazionale. Proviamo a sintetizzarlo.

Minimizzare regolamenti e burocrazia Ue è stato il maggior argomento della campagna del Leave prima del referendum sulla Brexit e il Great Repeal Bill è il tentativo di riprendersi il controllo: la legge dell’Ue sarà inglobata in quella britannica e sarà poi il governo inglese a decidere cosa tenere, rimuovere o modificare. Ma in ogni caso le aziende britanniche che vogliono operare nell’area economica europea o quelle dell’Ue che vogliono fare business in terra di Albione dovranno continuare a essere conformi sia ai regolamenti Ue sia al nuovo regime legale britannico post-Brexit. “Con il tempo – scrivono gli esperti dello studio legale – emergeranno le divergenze tra i due sistemi, creando istituzioni e regimi paralleli”.

Un altro problema è che allo stato dei fatti non si sa come la pensi l’Unione europea. “La Ue non ha risposto alla wishlist britannica e i 27 avevano annunciato che non avrebbero discusso alcun deal o nuova relazione prima dell’attivazione dell’articolo 50. La wishlist britannica è lunga e ambiziosa e si focalizza sulla posizione del Regno Unito senza fare menzione delle implicazioni per la Ue. Chiaramente esistono punti di tensione tre le due: un possibile conto di 60 miliardi che l’Ue potrebbe presentare al Regno Unito per varie pendenze relative a diversi accordi Ue; lo status dei cittadini dei Paesi dell’Ue in Uk e dei cittadini britannici nei 27; i termini commerciali tra società e istituzioni finanziarie di Regno Unito ed Europa; la questione della risoluzione delle dispute, come il riconoscimento della scelta della legge e della giurisdizione; la questione della supremazia delle Corti europee, segnatamente la Corte di Giustizia europea”. Le elezioni di Francia e Germania complicano ulteriormente il quadro aggiungendo ulteriore complessità, così come la possibilità di un referendum scozzese sull’indipendenza dal Regno Unito. Senza considerare “il potenziale effetto contagio di Brexit e del sentiment anti-Ue e gli sviluppi politici durante il periodo di negoziazione”. E la possibilità di una hard Brexit, che si verificherà se le due parti non dovessero accordarsi sui termini dell’uscita o estendere il termine dei due anni previsto dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona.

Secondo il report la perdita dell’accesso al mercato unico dell’Ue potrebbe essere un problema per le industrie, non solo britanniche ma anche quelle che usano Londra come piattaforma per accedere all’area economica europea. Ma andiamo con ordine: esistono rischi operativi causati dalla volatilità di mercato e dalla fluttuazione valutaria e, appunto, dalla perdita dell’accesso al mercato singolo. Sarà necessario stabilire e implementare accordi per la compliance con regimi legali paralleli e sarà più complesso fare assunzioni dai Paesi dell’Ue, oltre che possibile un aumento della tassazione per la perdita delle direttive europee.

Le questioni da affrontare sono anche di tipo legale e riguardano la necessità di identificare prodotti e servizi influenzati dalla perdita del passaporto europeo che può comportare in alcuni casi la necessità di istituire nuove filiali con base in Europa o il trasferimento fuori dal regno Unito. Bisognerà inoltre considerare l’impatto del Wto e degli altri regolamenti commerciali in essere prima dell’accordo definitivo e anche la possibile coesistenza di regimi regolatori paralleli e duplicativi.

Ancora, le aziende dovranno fare un ampio lavoro in tema di documenti e disclosure. I nuovi contratti dovranno essere stilati secondo la legge inglese e in essi dovrà essere considerato ogni possibile evento di default specifico della Brexit. La Brexit avrà effetti anche sui contratti già in essere. E sui documenti e i bilanci annuali delle società quotate in Borsa si dovrà fare una revisione sempre in base alla nuova legge britannica.
Quali sono le industrie a rischio? Anche in questo caso lo studio fornisce un elenco completo: la perdita del passaporto europeo per le società di servici finanziari con un totale incertezza su quello misure equivalenti che regolino i rapporti con le parti terze preoccupa gli esponenti di quella che è la maggiore industria Uk, il cui export verso l’Europa vale 122 miliardi annui.

A rischio anche la florida industria del pharma e quella dei media, che perderanno fondi, assegni di ricerca e aiuti europei: l’industria farmaceutica britannica potrebbe non essere più così attrattiva per ricercatori e dottorandi; e anche in termini di approvazione dei farmaci, c’è il rischio di una possibile perdita di una procedura europea. Il settore manifatturiero e quello dell’auto potrebbero essere influenzati da costi addizionali derivanti da nuovi controlli alla dogana e dai costi della catena logistica collegati. Ancora, trasporti aerei e di terra potrebbero essere limitati dalla perdita dell’accesso allo spazio comune di aviazione il primo e ad alcune libertà di transito il secondo.

Ecco quali saranno i veri effetti della Brexit per le industrie britanniche

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