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C’è chi tra i media ha parlato di duellino, chi di schermaglia a distanza, vero è che martedì Angela Merkel e il suo sfidante numero uno, il socialdemocratico Martin Schulz, si sono incontrati, o meglio si sono susseguiti davanti ai soci della Confindustria tedesca, il Bund Deutscher Industrie (BDI). Un’uscita pubblica caratterizzata da due peculiarità: la prima è che si è trattato, per quanto in differita, veramente del primo confronto tra i due. Non essendo Schulz deputato al Bundestag, non vi sono mai state dispute parlamentari tra di loro. Per Merkel è stata inoltre un’anteprima della campagna elettorale, contesa alla quale si dedicherà ufficialmente a partire dal 3 luglio. Per quella data il Parlamento Federale sarà in ferie e questa legislatura di fatto finita.

Un incontro con i grandi boss dell’industria tedesca non è mai stata uno passeggiata e non lo è stata nemmeno questa volta. Tant’è che nel suo discorso introduttivo il presidente del BDI Dieter Kempf ha subito messo in chiaro le aspettative della Confederazione riguardo alla prossima legislatura: “La congiuntura economica positiva non è un nullaosta per riposarsi sugli allori”. Gli industriali fanno la loro parte ma ci si aspetta che anche il nuovo esecutivo faccia la propria. Nel 2017 il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha registrato un più 7 miliardi di euro di entrate. Un surplus che l’industria non vuole veder sprecato in alleggerimenti fiscali a pioggia. “Chiediamo invece un’oculata ripartizione dello stesso: un terzo dovrebbe essere utilizzato per investimenti, un altro terzo per l’istruzione, mentre l’ultimo terzo per una riforma strutturale dell’impianto fiscale vigente” ha enunciato Kempf nel discorso introduttivo. C’è poi la questione del “Soli” che il BDI vorrebbe abolito a partire dalla fine del 2018. L’abbreviazione “Soli” sta per contributo di solidarietà, introdotto ai tempi della seconda Guerra del Golfo (gennaio marzo 1991) e poi mantenuto per contribuire ai costi della riunificazione. Calcolato sul reddito l’imposta può raggiungere fino al 5,5 per cento dello stesso. Gli industriali chiedono che questa imposta venga abolita entro il 2018.

Più che un’introduzione alla giornata di confronto con i politici (successivamente sarebbero arrivati anche rappresentanti dei Verdi), il quotidiano Die Welt ha voluto leggere nelle parole di Kempf una critica, nemmeno tanto velata, alla grande coalizione uscente, rea, secondo gli industriali, di troppo poco slancio riformistico. Merkel, com’è nel suo stile, ha però fatto finta di non cogliere il rimbrotto, preferendo vestire innanzitutto i panni della grande statista (o come ha fatto notare successivamente Schulz “lei prima ha parlato da Kanzlerin, per poi chiudere come capo della Cdu, io preferisco parlare prima come leader dell’Spd e poi finire da Kanzler”). La Kanzlerin si è dilungata sul presidente americano Donald Trump e le sue intenzioni protezionistiche. La Kanzlerin ha voluto rassicurare gli astanti che in occasione del G-20 – in programma il 7 e l’8 luglio ad Amburgo – farà di tutto per raggiungere la più ampia convergenza possibile tra i partecipanti. Per quel che riguarda l’Europa poi, ha assicurato il proprio impegno ad avviare le riforme che dovrebbero rendere l’Ue di nuovo più assertiva e in grado di rispondere fattivamente alle sfide di questo nostro tempo. E infine, riferendosi a un altro punto che sta a cuore al neoeletto Presidente francese Emmanuel Macron, si è detta possibilista verso l’idea di un ministro delle Finanze europeo, a patto che ciò non significhi una socializzazione dei debiti nazionali.

Per quel che riguarda invece progetti più specificamente indirizzati alla Germania, Merkel ha preferito distribuire “bonbon senza ripieno”, come ha scritto il quotidiano liberal Frankfurter Allgemeine Zeitung. A volte pareva che ritoccasse giusto un po’ le idee del suo contendente Schulz (tanto lui avrebbe parlato dopo di lei) il quale ultimamente ha provato a essere più “visibile” e concretamente propositivo. Riguardo al “Soli” Merkel ha fatto sapere che sua intenzione sarebbe quella di ridurlo – per tutti – gradualmente a partire dal 2020. Nella Cdu si discute poi da tempo riguardo a un possibile sgravio fiscale (anche questo per tutti) per complessivi 15 miliardi di euro. Schulz ha invece illustrato quanto già esposto il giorno prima in una conferenza sul tema riforma fiscale. Come il BDI anche l’Spd è contraria a sgravi fiscali a pioggia. In alternativa propone di alleggerire le fasce sociali economicamente più deboli così come il ceto medio, mentre quelle più abbienti saranno maggiormente tassate. Schulz l’aveva già detto tempo addietro che, visto il buon andamento dell’economia e del mercato del lavoro, i tedeschi non indicano come priorità l’abbassamento delle tasse, ma una più equa distribuzione della ricchezza e investimenti infrastrutturali. Per quel che riguarda il “Soli”, l’Spd pensa che dovrebbe essere eliminato completamente per redditi fino ai 52 mila euro, mentre le pensioni, diversamente da quanto previsto fino a oggi (e fatto passare per volontà proprio dell’Spd nella prima grande coalizione 2005-2009) non dovranno scendere al di sotto del 48 per cento dello stipendio medio di un tempo. Secondo Merkel, invece, non vi sarebbe alcuna necessità di modificare il sistema pensionistico, per lo meno fino al 2030.

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