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Medio Oriente e Golfo Persico sono legati a doppia mandata, non solo dalla contingenza di rapporti e alleanze ma anche da una progettualità che ha il suo punto di caduta nel Mar Mediterraneo. Anche di questo hanno discusso a Palazzo Chigi il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa, in Italia in visita privata. Se da un lato sul tavolo ci sono, gioco forza, gli sforzi comuni per giungere a un cessate il fuoco a Gaza, dall’altro non possono passare in secondo piano alcune questioni che attengono la geopolitica e il posizionamento del governo italiano rispetto allo stesso Barhein, recentemente eletto quale membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il mandato 2026-28.

Tra Roma e Manama

Il colloquio a Chigi, raccontano fonti italiane, ha permesso di affrontare il tema delle relazioni bilaterali, a partire dalla collaborazione economica, anche in vista della visita a Roma che il Principe Ereditario e Primo Ministro del Bahrein effettuerà il prossimo mese di settembre e delle intese che verranno concluse in quell’occasione. Lo scorso mese di maggio la premier era stata ricevuta dal Re Al Khalifa e dal Principe Ereditario e Primo Ministro Salman bin Hamad Al Khalifa, a Manana, in occasione della prima visita in assoluto di un Presidente del Consiglio italiano nel Regno.

Un qualcosa che racconta di una precisa volontà politica da parte di Roma di approcciarsi al golfo con un piglio differente rispetto al passato, maggiormente tarato sul pragmatismo di scambi e visite, sul confronto a proposito di temi nevralgici, come le principali questioni regionali, anche alla luce del ruolo del Bahrein quale attuale Presidenza di turno della Lega Araba senza tralasciare il tema del dialogo interreligioso, rispetto al quale il Bahrein ha assunto un ruolo primario nello scacchiere internazionale.

Agli occhi del Barhein l’Italia non solo è vista come un attore europeo in forte crescita politica, ma anche come soggetto globale in grado di essere presente su più tavoli, passaggio che il governo di Manama ha fatto intendere, come dimostra anche l’attenzione che i media locali hanno riservato alla missione di Giorgia Meloni della scorsa primavera.

Italia-Barhein-Usa

Cosa può portare una fitta interlocuzione tra l’Italia e il Golfo? In primis emerge che anche il Bahrein, come l’Arabia Saudita o gli Emirati Arabi Uniti, intende scommettere sull’attrazione di investimenti esteri e sugli scambi commerciali. Di contro il costante dialogo italiano segna la naturale prosecuzione della traccia indicata dal Piano Mattei, ad un anno e mezzo dalla sua presentazione a Roma e proseguita con la presidenza italiana del G7 del 2024. Migrazioni, commercio, e sicurezza nel Mar Rosso sono i temi che si legano naturalmente al dialogo tra i due paesi, nella consapevolezza che il regno ha firmato con Israele, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti nel 2020 gli Accordi di Abramo, storico patto siglato alla Casa Bianca durante la prima presidenza Trump, a cui si sono sommati Sudan e Marocco.Il regno inoltre ospita la Quinta flotta della Marina americana. La cooperazione tra i due Paesi sfocia in ambiti altamente strategici come sicurezza, economia e connettività, così come osservato su queste colonne dall’ambasciatore del Bahrein in Italia, Ausamah A. Alabsi.

(Foto: Governo.it)

Dal Golfo al Mediterraneo, come prosegue il dialogo tra Italia e Bahrein

Agli occhi del Bahrein Roma non solo è vista come un attore europeo in forte crescita politica, ma anche come soggetto globale in grado di essere presente su più tavoli. Il costante dialogo italiano segna la naturale prosecuzione della traccia indicata dal Piano Mattei, senza tralasciare il tema del dialogo interreligioso, rispetto al quale il Bahrein ha assunto un ruolo primario nello scacchiere internazionale

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