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“L’introduzione del bail-in desta perplessità a livello giuridico; il cliente non partecipa alla spartizione degli utili ma viene chiamato a contribuire alle perdite create da banchieri a volte disinvolti”. Lo ha detto in settimana Francesco Greco, procuratore di Milano, in un convegno sulla tutela del risparmio promosso al Palazzo di Giustizia del capoluogo lombardo dalla Scuola Superiore della magistratura.

Secondo Greco, “la tutela del risparmio in Italia non è mai stata piena ed efficace”. Nel Paese “le crisi bancarie e societarie degli ultimi anni hanno dimostrato quanta strada ci sia ancora da percorrere per assicurare il risarcimento dei danni ai risparmiatori”.

Il procuratore capo di Milano ha espresso dubbi anche sul funzionamento della normativa sulla class action. Quanto alla vigilanza bancaria, secondo Greco, “funziona per certi versi ma forse ha bisogno di maggior tempestività nell’intervento2, dato che “la triplicazione e quadruplicazione degli organi di vigilanza crea confusione”. Perciò Greco ha evidenziato la necessità di “ragionare su un maggior coordinamento e unificazione degli organi di vigilanza”, mentre resta da chiarire il rapporto tra l’autorità giudiziaria e la Bce, il nuovo supervisore bancario europeo.

Il procuratore ha suggerito inoltre di allargare la responsabilità giuridica dei banchieri e di affrontare il “palese conflitto di interessi” delle banche che collocano propri titoli rischiosi alla clientela.

Sempre in tema di risparmio, al convegno Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, ha rilevato che “fino a 25-30 anni fa le famiglie italiane investivano in strumenti semplici, depositi o titoli pubblici. Oggi invece il 55% del risparmio italiano è in strumenti finanziari rischiosi”, come investimenti in quote di fondi, azioni, altre partecipazioni e riserve assicurative.

Visco ha sottolineato che le banche italiane hanno resistito alla recessione raddoppiando il patrimonio, mentre le crisi hanno riguardato pochi istituti (Montepaschi, le due banche venete e le quattro regionali).

Roberto Garofoli, capo del gabinetto del ministero dell’Economia, ha invece ricordato al convegno che il governo ha messo in piedi (dopo faticose trattative con l’Unione europea) meccanismi di ristoro per i risparmiatori, sia per le quattro banche in risoluzione sia per la ricapitalizzazione precauzionale di Mps, ma ha evidenziato anche che a causa del burden sharing “il risparmio è oggi sottoposto a un rischio molto più elevato”.

Perciò, secondo Garofoli, serve un rafforzamento della tutela del risparmio da realizzare su più livelli: attraverso una maggiore educazione finanziaria, attraverso un aumento dei controlli sulla condotta degli operatori bancari nei confronti dei risparmiatori (anche quelli che aprono soltanto un conto corrente) e anche attraverso maggiori tutele di tipo penale o amministrative.

Riguardo a quest’ultimo aspetto, Garofoli ha osservato che il legislatore ha introdotto fattispecie che possono tutelare il risparmio (come per esempio l’infedeltà patrimoniale), ma che sono come illeciti di danno, non di pericolo, e di conseguenza spesso non possono essere contestate, neppure dopo ripetute violazioni. Il risultato è che ci sono state finora poche applicazioni di queste fattispecie.

Perciò, secondo Garofoli (che ha parlato come giurista prima che come capo di gabinetto del ministero dell’Economia), ci possono essere lacune nella disciplina sanzionatoria che potrebbero essere colmate a livello penale o amministrativo.

(Articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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