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I primi commenti sulla parziale bocciatura dell’Italicum da parte dell’Alta Corte sono per certi aspetti stupefacenti, considerati il pressappochismo, l’incompetenza, la disinformazione. Non si contano le ipocrisie, le falsità, le manipolazioni. C’è chi in questi giorni discute di post-verità nel mondo dei media, sarebbe più giusto forse riflettere sulla falsa-verità o menzogna.

Qualche editorialista scrive che la legge elettorale partorita dalla Corte costituzionale non è quella che si meritano gli italiani, ma il parlamento che ha impegnato la Consulta a discutere l’ultima sentenza in materia elettorale è stato eletto dagli stessi italiani che l’opinionista ritiene destinatari di migliore sorte. Allora di che si parla? Una legge elettorale opaca, truffaldina, approvata reiteratamente a colpi di maggioranza, infarcita di insidie e trappole, tanto che l’Alta Corte l’ha valutata non coerente con il nostro impianto costituzionale può solo essere cancellata. Ed è la seconda volta che accade. Un papocchio! E i due vice segretari del Pd Serracchiani e Guerini ad affermare: “la Corte ha ritenuto l’impianto della legge valido, a parte il ballottaggio”. Assurdo! La menzogna fatta verità o il racconto di barzellette? Non mi pare gente all’altezza per guidare i destini della comunità italica.

La vulgata nuovista, quasi che fosse in arrivo l’ “apocalisse”, sta demonizzando il proporzionale, alla stregua di una delle tre bestie dantesche. Il mantra continuo è: col proporzionale si torna alla prima repubblica. Magari! I referendum organizzati e voluti nel 1991/93 da Mario Segni & C. sulla legge elettorale allora vigente sono stati l’inizio della fine dell’equilibrio di governo e del sistema politico italiano. Si cambiò la legge elettorale con degli artifizi, ma l’impianto costituzionale rimase il medesimo, con la conseguenza di avere nell’ultimo ventennio ampliato i conflitti di competenze tra istituzioni, lungaggini, sovrapposizioni che in molti casi hanno prodotto criticità insanabili, danneggiando in modo non irrilevante il cittadino comune. L’allontanamento, la disaffezione dei cittadini dalla politica sono figli anche di questa condizione. Una legge elettorale serve sì a trasformare i voti in seggi, ma è necessaria anche per fotografare il più fedelmente possibile il Paese in parlamento. E oggi non può prescindere dal precipuo compito della riconquista della gente alla politica e alle istituzioni. Non è in gioco, dunque, solo il tecnicismo elettorale, c’è da salvaguardare soprattutto la credibilità della politica e della democrazia, il rapporto della gente con le istituzioni. Il sistema più idoneo è senza dubbio il proporzionale con preferenza, che favorisce la partecipazione attiva e concreta dei cittadini alla vita pubblica, consentendo un legame più solido e più efficace tra popolo e istituzioni e rendendo meno profondo lo iato esistente tra loro.

Debora Serracchiani

Tutte le falsità sulla sentenza della Corte Costituzionale

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