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L’analista Alessandro Pandolfi ha parlato su Formiche.net delle “misure attive”, un sistema di interferenze, ingerenze, influenze, politiche che la Russia ha messo insieme come armi politiche da usare contro i paesi stranieri.

In definitiva le misure attive consistono in una vasta gamma di attività di influenza e ingerenza all’estero volte a facilitare gli obiettivi del Cremlino, costituendo uno degli strumenti della “coercizione soft”, secondo la definizione di James Sherr, che Mosca impiega nella propria politica estera. “Una mancata comprensione della natura e del funzionamento delle misure attive non permette di comprendere correttamente un certo numero di dinamiche che possono apparire a prima vista scollegate, dalla proiezione informativa a quella politica, passando per una serie di opachi canali intermedi” spiga Pandolfi. Temi attualissimi, sull’onda dell’inchiesta dell’Fbi sull’influenza russa nelle presidenziali americane, i sempre più evidenti contatti con i partiti populisti e il dibattito sull’impiego di fake news per influenzare le elezioni europee. Pandolfi aggiunge una ricostruzione storica necessaria a inquadrare vari aspetti delle aktivniye meropriyatiya.

LA GUERRA FREDDA

“Durante la Guerra fredda — spiega l’analista — erano approvate direttamente dal Politburo e vedevano come responsabili il Ministero degli affari esteri, il KGB e due dipartimenti del Comitato centrale del Partito (quello internazionale e quello dell’informazione internazionale). Il primo dipartimento era responsabile per l’amministrazione, il finanziamento, il coordinamento dei fronti internazionali pro-sovietici, dei think tank derivanti dall’Accademia delle scienze, ecc., impiegati per propaganda e influenza politica. Il secondo dirigeva gli organi ufficiali di comunicazione e propaganda: TASS, Novosti, Radio Mosca. Lo spionaggio sovietico, in particolare il Servizio A del Primo Direttorato Centrale del KGB, contribuiva mediante disinformazione scritta e orale, creazione di falsi, reclutamento di commentatori, autori, accademici e altri agenti di influenza. Nonostante la propaganda e le operazioni d’influenza non sono state un’esclusiva di Mosca, secondo vari esperti le controparti occidentali erano limitate dalle caratteristiche strutturali del proprio regime politico, mentre l’URSS poteva mobilitare maggiori risorse, godeva di una salda centralizzazione nelle mani del Politburo, beneficiava di una maggiore elasticità nelle operazioni e di minori vincoli. L’approccio sovietico risultava inoltre particolarmente spregiudicato e olistico, includendo una gamma di operazioni limitata solo dall’immaginazione dei suoi ideatori”.

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Una rappresentazione delle categorie e delle tecniche delle misure attive sovietiche. Fonte: Soviet active measures in the “post-cold War” era 1988-1991, United States Information Agency, Washington, D.C., 1992

 

LE TECNICHE PRIVILEGIATE

“Tra le tecniche privilegiate – continua Pandolfi – figurava la diffusione di dezinformatsiya, il reclutamento di giornalisti e commentatori, il finanziamento e la creazione tout court di giornali e altre fonti d’informazione in paesi terzi (in particolare nel Terzo mondo, da dove provenivano vari messaggi ideati in realtà da Mosca), la coltivazione di agenti di influenza infiltrati nelle società e nelle posizioni di spicco dei Paesi target”. Un esempio di quello che è successo? “Una delle misure attive più note della guerra fredda fu la creazione del mito del virus dell’AIDS creato dal governo statunitense (l’operazione Infektion la chiamavano, ndr); narrazione ancora diffusissima in molti Paesi in via di sviluppo”. Altre iniziative mirarono a fratturare la società statunitense, a diffondere sentimenti anti-americani nel mondo, “oppure – aggiunge Pandolfi – a organizzare campagne come quella contro l’installazione dei missili Pershing II in Europa”. Si parla di azioni di propaganda, che si mescolano a operazioni di spionaggio, come per esempio diffondere documenti falsi o falsati sul conto di personaggi politici occidentali: è lo scopo sovversivo e il ruolo chiave dell’intelligence a distinguere questo genere di attività dalla normale propaganda, spiega l’analista.

I TARGET

Si trattava di attività particolarmente sofisticate e di lungo periodo, che per essere efficaci devono considerare con attenzione gli aspetti culturali e politici delle popolazioni target, puntando in particolare a rinforzare sentimenti già presenti, esattamente come successe durante Guerra fredda con lo sfruttamento dell’anti-americanismo o dei sentimenti anti-occidentali. “Certo, le misure attive funzionano infatti tanto meglio quanto più sfruttano peculiarità sociali, debolezze e trend già presenti nella società target. Come hanno mostrato più volte gli studiosi della propaganda, il successo della manipolazione dell’informazione è tanto maggiore quanto ci si attiene alla realtà. Ecco quindi che, paradossalmente, le attività di disinformazione più sofisticate si discostano dalla più volgare e massiccia disseminazione di improbabili notizie, consistendo nell’alterazione di una semplice parola in un testo ufficiale, in una leggera manipolazione del senso di una frase presentata da una fonte ritenuta credibile, nell’impiego di un agente di influenza (giornalista, opinion maker, studioso) ben inserito nel panorama nazionale”. Keir Giles, in uno studio per il NATO StratCom, sostiene che le misure attive come la disinformazione di Mosca non consistono principalmente nel “vendere” la Russia come un’idea o nel ricercare la credibilità nelle proprie tesi: si tratta al contrario di minare la nozione di verità oggettiva e il reporting, puntando alla “destabilizzazione e all’indebolimento della società target”.

LE MISURE DI CONTROLLO E PREVENZIONE

“Al momento è difficile, tranne casi specifici, individuare i collegamenti diretti con l’intelligence russa” aggiunge Pandolfi. Ma “sono diversi gli allarmi lanciati da svariati servizi d’informazione e sicurezza circa l’intensificazione delle operazioni d’intelligence in Occidente”. La minaccia della sovversione è infatti stata evidenziata nel corso dell’ultimo triennio da una vasta quantità di servizi d’intelligence in dichiarazioni pubbliche o documenti ufficiali, tra cui quelli svedesi, tedeschi, cechi, britannici, estoni e lituani.

Una rappresentazione delle varie funzioni, tra cui l’implementazione di misure attive, dei vari servizi di sicurezza della Federazione Russa
Una rappresentazione delle varie funzioni, tra cui l’implementazione di misure attive, dei vari servizi di sicurezza della Federazione Russa. Fonte: European council on foreign relations

Per lottare contro le misure attive l’amministrazione Reagan, ricorda Pandolfi, istituì un apposito organismo interagenzia: l’Active Measures Working Group (AMWG), la cui preziosa eredità è oggi oggetto di una rinnovata attenzione, con uno studio specifico da parte della National Defense University. La Camera statunitense ha già approvato l’Intelligence Authorization Act for Fiscal Year 2017, una legge che prevede la creazione di un organismo specifico che si occupi di contrasto alle misure attive, ricostituendo di fatto un nuovo AMWG – la legge è al vaglio del Seanto. Nel novembre 2016 era stato previsto un potenziamento degli sforzi di contrasto alla propaganda anche dal National Defense Authorization Act, con l’attribuzione di nuovi fondi e competenze al Dipartimento di Stato. “Prima della conclusione dell’amministrazione Obama si è inoltre assistito ad un ri-orientamento dell’intelligence statunitense sulla Russia, oltre al lancio di investigazioni specifiche sul grado di penetrazione e influenza politica russa in Europa” aggiunge Pandolfi. Quali sono gli organismi che stanno analizzando questi dossier? “Sul versante europeo si possono segnalare le recenti istituzioni dell’Abwehrzentrum gegen Desinformation (Centro di Difesa contro la Disinformazione) tedesco, del Centre Against Terrorism and Hybrid Threats ceco e le crescenti attività di istituzioni come la EU East StratCom Task Force e il Centro di Eccellenza della NATO per la Comunicazione Strategica (NATO STRATCOM)”.

 

Storia, presente, futuro, delle misure attive: la sovversione russa in Occidente

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