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Quali siano le sue priorità e i suoi progetti per Roma, lo si capirà solo dopo il suo insediamento ufficiale. Ma un dato può già essere sottolineato: il nuovo assessore all’Urbanistica del Campidoglio Luca Montuori promuoverà politiche completamente diverse da quelle del suo predecessore Paolo Berdini. Non è una certezza matematica, ovvio, ma un’assai giustificata previsione che si può già fare sulla base della valutazione diametralmente opposta fornita da entrambi sulla stagione romana di Walter Veltroni. Alla quale, peraltro, Montuori ha partecipato in prima persona come consulente del dipartimento urbanistica dal 2004 al 2008.

LA CARRIERA DI MONTUORI

Romano, classe 1965, Montuori può essere considerato a tutti gli effetti un figlio d’arte: suo padre Eugenio – anch’esso architetto – è stato uno dei principali esponenti del razionalismo italiano e autore, tra l’altro, del completamento della Stazione Termini dopo la fine della seconda guerra mondiale. Professore associato in composizione architettonica e urbana al’Università Roma Tre, Montuori si è laureato alla Sapienza nel 1993. Oltre all’esperienza con Veltroni – e a quella degli ultimi mesi al fianco di Bergamo – nel 2002 ha fondato lo studio 2tr_architettura con cui ha realizzato numerosi progetti e partecipato a concorsi internazionali. E’ stato membro del comitato scientifico della Casa dell’Architettura di Roma. In Campidoglio si occuperà di urbanistica mentre la delega ai lavori pubblici – che in precedenza era attribuita a Berdini – sarà affidata a qualcun altro. Una donna, per garantire sempre il rispetto della parità di genere.

VELTRONI SECONDO MONTUORI

Un impegno, quello di consulente anni fa con la giunta Veltroni, rivendicato dallo stesso Montuori che oggi sul Messaggero ha ricordato quegli anni in modo quasi entusiasta: “Sono stato a lungo consulente della giunta Veltroni. È tutto pubblico: ero un tecnico, che scriveva i concorsi. Quella di Veltroni fu una stagione meravigliosa per l’architettura. Ero un consulente dell’unità operativa inferiore del dipartimento urbanistica“. Un ex veltroniano che tale è rimasto, nonostante già dallo scorso luglio faccia parte dell’amministrazione capitolina a cinquestelle come capo staff dell’assessore alla Cultura Luca Bergamo, promosso vicesindaco un paio di mesi fa dopo il passo indietro imposto a Daniele Frongia. Secondo Montuori, i meriti di Veltroni sarebbero da rinvenire soprattutto nella gestione delle politiche urbanistiche. Contro le quali, invece, si è più volte scagliato il suo predecessore Berdini.

L’ANTI-VELTRONI PER ANTONAMASIA

L’anti-veltronismo di Berdini, a Roma, è storia nota. Se ne parla da anni, almeno dal 2008 quando – poco prima di lasciare il suo incarico per correre alle politiche – l’ex sindaco fece approvare il nuovo piano regolatore urbano della città, attualmente ancora in vigore. “Il più scellerato piano urbanistico che Roma abbia mai conosciuto”, lo ha bollato Berdini in un intervento pubblicato sul libroRome. Nome plurale di Città” (Bordeaux edizioni), curato da Giorgio de Finis e Fabio Benincasa. Una questione a cui lo stesso Berdini aveva dedicato un intero volume “La città in venditadato alle stampe nel 2008 con Donzelli editore. Giudizio analogo lo ha espresso anche nei confronti del padre di quel piano regolatore: l’ex primo cittadino Veltroni. “Dal punto di vista urbanistico è stato il peggiore sindaco di Roma“, le parole affidate dall’ex assessore al Corriere della Sera.

LA NUOVA URBANISTICA DI VIRGINIA RAGGI

Dunque, riassumendo, da un assessore connotato per la contestazione nei confronti dell’esperienza di Veltroni il MoVimento 5 Stelle capitolino è passato a un altro che, invece, la esalta e che ne ha fatto persino parte. Abbastanza per immaginare una netta inversione di tendenza a proposito delle politiche urbanistiche portate avanti finora da Virginia Raggi e dalla sua giunta. Che, in effetti, hanno già da tempo cominciato a muoversi in questa direzione come conferma l’accordo sul nuovo stadio della Roma raggiunto con James Pallotta e Luca Parnasi.

LA QUESTIONE STADIO

E proprio lo stadio rappresenta l’esempio di com’è già cambiata e di come cambierà ancora l’urbanistica capitolina. Berdini – com’è noto – è stato il suo più grande oppositore, mentre il suo sostituto Montuori è favorevole, quantomeno al nuovo progetto frutto dell’intesa raggiunta con la società giallorossa e il costruttore Parnasi. “Sullo stadio l’amministrazione ha già preso una decisione importantissima. È un punto d’inizio ottimo per rivedere il progetto. Ora si lavora, si migliora, è un’occasione importantissima per questa città e bisogna farlo bene“, ha chiarito subito dopo la formalizzazione del suo incarico. D’altronde – nell’estenuante tira e molla delle ultime settimane –  il più dialogante di tutti nell’amministrazione comunale è sempre stato il vicesindaco Bergamo che ha seguito tutte le fasi della trattativa insieme con il suo staff, di cui Montuori è – come detto – il capo. Naturale, quindi, che abbia condiviso la svolta pentastellata fino all’accordo siglato lo scorso 24 febbraio.

IL SEGNALE DI CAUDO

Un altro segnale della probabile rivoluzione urbanistica in arrivo in Campidoglio è rappresentato dalle parole con cui l’assessore ai tempi di Ignazio Marino – il professore dell’Università Roma Tre Giovanni Caudo – ha accolto la nomina di Montuori. “Luca? Ottima scelta. In questa situazione così deprimente può mettere un po’ d’ordine“, ha dichiarato l’ex assessore al Corriere della Sera. Un endorsement che sancisce la distanza siderale tra lo stesso Montuori e Berdini, che con Caudo si è più volte scontrato nel passato non solo recente.

LA FIERA DI ROMA

Magari – ma non è detto – con l’arrivo di Montuori in Campidoglio cambierà anche l’orientamento del Comune sul tema, sempre spinoso, della Fiera di Roma. Per garantire un futuro degno alla nuova – situata sull’autostrada Roma-Fiumicino e realizzata durante l’amministrazione Veltroni – occorre, infatti, valorizzare e poi cedere la vecchia Fiera ormai dismessa, che si trova su via Cristoforo Colombo. Un processo iniziato durante l’era Marino con la delibera, che – grazie a una variante urbanistica – autorizzava la costruzione in quell’area di 67.5000 metri cubi. Quel provvedimento, però, era stato fatto modificare da Berdini nell’agosto scorso con un’apposita delibera approvata dall’Assemblea Capitolina nella quale i metri cubi edificabili sono stati ridotti a 44.360. Riduzione, però, contestata dal mondo imprenditoriale romano e, in particolar modo, dalla Camera di Commercio di Roma che detiene il 58,8% di Investimenti Spa – la società che ha in pancia sia la vecchia che la nuova Fiera – partecipata anche dalla Campidoglio (con il 21,7% delle azioni) e dalla Regione Lazio (con il 9,8% delle quote). Non è un mistero che in molti – soprattutto dopo l’addio di Berdini – sperino di riuscire a modificare quella delibera in modo da aumentare i metri cubi edificabili e da far crescere, quindi, il valore di mercato della vecchia Fiera di Roma, il ricavato della cui vendita è fondamentale per salvare la Nuova. Un’operazione destinata, forse, a diventare più facile con l’approdo in Comune di Montuori, il quale – come già sottolineato – lavorava all’urbanistica con Veltroni. Il sindaco che ha voluto e inaugurato la nuova Fiera di Roma.

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