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Apparentemente la nota diramata da Telecom Italia ieri in tarda serata potrebbe sembrare una banale comunicazione di precisazione in merito a indiscrezioni; in realtà è possibile che dietro le parole dell’azienda si celi un piccolo strappo ai piani alti del gruppo. «In relazione alle notizie giornalistiche in merito agli impegni assunti da Vivendi nell’ambito del procedimento da essa avviato avanti alla Direzione generale Concorrenza della Commissione Europea, Telecom Italia precisa che la materia non ha formato oggetto di alcuna analisi, neppure istruttoria, da parte del proprio management o dei propri organi sociali».

Tradotto: gli impegni che Vivendi avrebbe assunto in sede europea non sarebbero stati concordati con i vertici aziendali né tantomeno proposti al consiglio d’amministrazione guidato dal presidente Giuseppe Recchi e dall’ad Flavio Cattaneo. Vertici che, non c’è da stupirsi, non avrebbero gradito. E se effettivamente questo è quello che è avvenuto (anche se rimangono ancora alcuni punti da chiarire nella vicenda) si tratterebbe di un incidente nella comunicazione e nelle relazioni tra board e azionista. Azionista la cui lista è sì stata votata dalla maggioranza dell’assemblea, ma in fondo controlla solo il 23,94% della società. Di sicuro la vicenda rappresenta un incidente di percorso, che c’è chi giura potrebbe presto ricucirsi ma che potrebbe invece essere il preludio di clima teso in azienda.

Il fatto che Persidera (che gestisce multiplex) faccia parte delle discussioni tra Vivendi e la Ue sul controllo di Telecom è la prova che quando Bruxelles affronta il capitolo Vivendi -Italia considera anche Mediaset nella partita (e infatti nei multiplex ci sarebbe concentrazione se si unissero quelli di Tim a quelli Mediaset ). Non solo, ma se la discussione con la Ue (iniziata su richiesta delle authority) verte sul controllo di Vivendi in Telecom, che l’azionista si impegni a vendere una società anche di terzi (il 30% è del gruppo Espresso) potrebbe implicare non solo il controllo ma anche la direzione e il coordinamento. Il che sarebbe un paradosso. In realtà, che Persidera potesse essere ceduta non è un mistero e Tim aveva già affrontato il dossier, ma allora (insieme ai soci) non aveva trovato offerte adeguate e aveva successivamente svalutato la società portandone il valore da 290 a 200 milioni. Adesso è chiaro che la partita potrebbe riaprirsi, ma forse prima sarà opportuno ricucire lo strappo con il board.

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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