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Dopo tante stime ufficiose c’è finalmente una cifra certa. E sono buone notizie per gli azionisti del consorzio Tap Ag, che realizzerà la parte finale del gasdotto tra Azerbaijan e Italia, attraverso il cosiddetto Corridoio Sud. Il saldo totale degli investimenti necessari, infatti, è più basso del previsto: 4,5 miliardi di euro rispetto alla forchetta di 5,6-6 miliardi accreditata finora dal mercato. Di conseguenza, scende pro-quota il contributo a carico di ciascun azionista. Del consorzio Tap Ag fanno parte sei soci: Snam (20%), BP (20%), Socar (20%) Fluxys (19%), Enagás (16%) e Axpo (5%). Oggi la società è responsabile dello sviluppo e dell’esercizio dell’infrastruttura di trasporto del gas dalla zona di confine tra Grecia e Turchia al sud Italia (Puglia), ma a lavori ultimati diventerà gestore del sistema di trasmissione, garantendo la capacità di trasporto per consentire a shipper e produttori di commercializzare il proprio gas.

La stima degli investimenti è stata rivista al ribasso dopo l’assegnazione dei principali contratti per la realizzazione dei lavori, che secondo fonti del consorzio sarebbero stati conclusi a condizioni particolarmente favorevoli. La cifra è stata fornita direttamente dal numero uno del consorzio Tap, Ian Bradshaw, che ha indicato per la fine del 2017 il termine per definire tutti gli aspetti finanziari del progetto. In questo capitolo rientra anche il finanziamento di circa 2 miliardi di euro che il consorzio ha chiesto ormai circa due anni fa alla Bei e che, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, è tuttora in fase di istruttoria. Bradshaw ha spiegato in Azerbaijan che Tap “si aspetta di assicurarsi finanziamenti da alcune istituzioni, come la Banca europea per la Ricostruzione e lo sviluppo e la Bei, oltre che dalle agenzie di credito all’esportazione dei Paesi coinvolti nella fornitura di beni e servizi al gasdotto”.

Nel frattempo è quasi completata la fase 2 dello sviluppo di Shah Deniz, il mega giacimento azero dal quale, a partire dal 2020, arriverà il gas destinato ai mercati raggiunti dal Tap fino all’approdo finale in Italia, sulle coste pugliesi. Il progetto Shah Deniz 2 è operato da BP, che è anche azionista del consorzio con Snam & Co, e le opere relative alla fase 2 risultano completate per l’87%. BP, perciò, prevede che il primo gas potrà arrivare in Turchia già nel 2018 e in Europa due anni dopo. Il gasdotto Tap, a regime, trasporterà fino a 8 miliardi di metri cubi di gas l’anno.

(Estratto di un articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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