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Cantiere sempre più aperto nel Movimento 5 Stelle sui programmi. Politica estera, lavoro e ambiente. Partendo dalle osservazioni e dalle preferenze espresse dall’elettorato pentastellato attraverso la piattaforme Rousseau. Ieri pomeriggio alla Camera i parlamentari grillini Maria Edera Spadoni, Alessandro Di Battista, Manlio Di Stefano e Stefano Lucidi, riuniti nella sala stampa della Camera, hanno illustrato nel dettaglio il programma del M5S in materia di politica estera (qui un primo focus di Formiche.net dedicato alle tre priorità indicate dai partecipanti alla consultazione).

RIPENSARE LA NATO (O USCIRNE)

La prima questione, nonostante sia giunta terza nelle priorità indicate dagli iscritti, è la Nato. Che, così com’è, non va proprio secondo il Movimento. Perché? “La Nato rappresenta un’istituzione che, come molte altre, necessita di un ripensamento“, ha spiegato il senatore Stefano Lucidi. “Se il segretario generale della Nato ha detto che ha fallito la democrazia, da lì dobbiamo ripartire. Sia per una ragione storica, sia per rivedere e modernizzare le modalità di ingaggio per affrontare in modo moderno, con una nuova Nato, le realtà geopolitiche degli ultimi tempi. Secondo noi questa Nato è espressione di politiche vecchie, le stesse che in politica interna ci porta a investire in grandi opere e in armi”. Secondo Manlio Di Stefano, ritenuto dagli osservatori candidato in pectore al ministero degli Esteri in un ipotetico governo pentastellato, “il risultato è che la Nato oggi deve cambiare, e noi dobbiamo riflettere se rimanerci o meno. Se cambia sì, se non cambia allora ce ne andiamo”.

NE’ CON PUTIN NE’ CON TRUMP

Poi c’è un problema di schieramento. In tempi in cui il mondo accarezza con troppo disinvoltura la terza guerra mondiale (si veda la crisi tra Nord Corea e Usa), c’è da chiedersi da che parte si stia. Per esempio con o contro Donald Trump. Questione chiarita da Alessandro Di Battista che intervenendo all’incontro con la stampa ha sgombrato il campo dai dubbi: “Non siamo filo Trump né filo Putin. Ci avete dato dei filotrumpisti solo perché abbiamo difeso il voto democratico degli Usa. Non siamo filorussi solo perché sosteniamo con forza la necessità di coltivare un dialogo con Putin soprattutto in chiave antiterrorismo”. Tradotto, se i grillini andranno al governo ci saranno parecchi cambiamenti. Per esempio un ritiro dall’Afghanistan.

ITALIA FUORI DALL’AFGHANISTAN

Se i grillini varcheranno il portone di Palazzo Chigi, la prima cosa che faranno sarà ordinare il ritiro delle truppe italiane di stanza in Afghanistan: “Chiediamo – ha detto Di Battista – il ritiro delle nostre truppe dall’Afghanistan. Quando saremo al governo ritireremo le nostre forze da una guerra ignobile e ingiusta che non è vinta”. Naturale che la questione abbia tirato in ballo anche lo scacchiere siriano e la possibile decadenza di Assad. “Crediamo che un dittatore debba essere destituito dal suo popolo e non dalle bombe di un Paese straniero. Iraq e Siria sono esempi lampanti di un modello fallimentare”, ha spiegato Di Stefano. In altre parole, per dirla con le parole di Maria Edera Spadoni, deputata, “basta esportare la democrazia con le bombe”.

EUROZONA ED EURO

Una menzione a parte per l’Unione europea: “Noi euroscettici? La risposa è al contrario: in un’Europa che si sta sgretolando occuparsi di possibili alternative o condizioni per la permanenza nell’Eurozona è un atteggiamento responsabile“, ha rimarcato Di Stefano. “Parlare oggi di Eurozona e multilateralismo è fondamentale. In giorni in cui vediamo il mondo fare un passo indietro di 50 anni, non porsi domanda per capire dove si è sbagliato fino ad ora e dove stiamo andando sarebbe folle”. C’è persino la possibilità che i grillini si facciano andare bene l’euro. “Non rinneghiamo l’appartenenza all’Unione europea. Bisogna però uscire dal concetto schiacciante di Europa fondata sull’eurozona e tornare all’Ue fondata sui popoli e poi magari anche con una moneta unica“.

IL VERDETTO DI ROUSSEAU

Sul blog di Beppe Grillo è stata pubblicata la classifica ufficiale delle priorità in materia di politica estera, già anticipata nei giorni scorsi da Formiche.net. L’ordine di priorità, stabilito in base ai voti ricevuti da ciascun punto, esprime chiaramente come ai primi posti nelle preoccupazioni dei cittadini ci siano gli aspetti economici della politica estera: il M5S al governo dovrà infatti impegnarsi nel contrasto ai trattati internazionali come TTIP e CETA che vedono dominare le multinazionali sui prodotti locali; in una maggiore sovranità e indipendenza dai dettami di entità sovranazionali; per un’Europa che non consideri più l’austerità come un “valore” da imporre a forza a Paesi già indeboliti dalla crisi. Dal terzo al sesto punto, gli iscritti hanno espresso ancora una volta la volontà di combattere per la pace: il ripudio della guerra, oggi più necessario che mai; lo smantellamento della Troika; l’impegno per il disarmo come premessa imprescindibile alla pace. Per finire, gli ultimi punti sui quali si impegnerà il futuro governo M5S si incentrano su un modo più incisivo di intendere i rapporti dell’Italia con gli altri Paesi: rivalutare la Russia come partner economico e strategico contro il terrorismo; riformare la Nato, organismo che ha ormai 70 anni ed è stato concepito per un mondo molto diverso da oggi, sottolineano i grillini; collaborare alla risoluzione dei conflitti in Medio Oriente; aprire l’Italia a nuovi scenari di alleanze.

Alessandro Di Battista

Che cosa pensa il Movimento 5 Stelle di Putin, Trump, Nato, Europa e Afghanistan

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