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Donald Trump è avanti nel conteggio dei voti delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Il candidato repubblicano si è aggiudicato tre stati critici nell’est, come Florida, North Carolina e Ohio. Nevralgico sarà l’evolversi della situazione in Michigan e Wisconsin, dove il magnate newyorkese è avanti, ma ancora lo scrutinio è in corso. Hillary Clinton ha vinto la Virginia, stato tendenzialmente democratico ma in bilico fino all’ultimo: il risicato vantaggio (poche migliaia di voti) ha dato alla democratica la possibilità di restare in corsa. Al momento della stesura di questo articolo il New York Times dà comunque le possibilità di vittoria di Trump al 93 per cento.

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È stato durante lo spoglio che il giornale ha messo il candidato repubblicano davanti per la prima volta dall’inizio delle valutazioni statistiche per le presidenziali.

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Essendo riuscita a tenere la Virginia, Clinton ha ancora la possibilità matematica di vincere, ma la strada è stretta e dovrà passare per vittorie in Michigan e in Wisconsin, in New Hampshire, e dopo in Nevada, Colorado e New Mexico (quasi assegnato). Il Michigan, stato tradizionalmente democratico, diventa lo step cruciale per le possibilità di Clinton: se dovesse perderlo Trump passerebbe direttamente a quota 275 Grandi Elettori, ossia cinque in più di quelli necessari per entrare alla Casa Bianca. In bilico, con il procedere dello scrutinio dei voti, è entrata anche la Pennsylvania, dove Clinton era favorita: lo stato della Rust Belt, fatto di operai e classe media, assegna 20 grandi elettori, e se la democratica dovesse perderlo perderebbe le elezioni sicuramente.

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Non ci sono al momento dati definitivi sull’affluenza per fasce etnico/sociali, dunque sono possibili solo ragionamenti legati ai sondaggi che hanno accompagnato la corsa presidenziale finora. Sulla base di questi sembrerebbe che mentre la porzione elettorale in cui Trump è più forte, i maschi bianchi poco istruiti, si sia mossa in blocco, quelle latinoamericana, afroamericana, e le donne, su cui avrebbe dovuto aver più presa Clinton, ha votato con minor presenza. Lo stesso probabilmente vale per i millenials: i giovani, su cui l’altro candidato democratico Bernie Sanders aveva fatto breccia durante le primarie, non hanno spostato i propri consensi su Hillary. In definitiva, comunque, Trump si è preso i voti degli elettori repubblicani, nonostante gli sia mancato il sostegno dell’establishment del partito e delle istituzioni che storicamente girano intorno al Grand Old Party.

Le reazioni internazionali sono intanto affidate agli indici dei mercati e alle aperture degli asiatici. L’indice Nikkei della borsa di Tokyo perde il 4 per cento, il Peso messicano cade, mentre i futures sono tutti previsti in apertura negativa e anche i titoli del Tesoro americano perdono tanti punti quanti quelli persi con la Brexit. E ancora non è assegnata definitivamente la vittoria a Trump. L’oro, bene rifugio, ha iniziato a crescere appena le chance del repubblicano si sono fatte più concrete.

 

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