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Virginia Raggi e James Pallotta seduti ancora una volta l’una di fronte all’altro – come già accaduto nel settembre scorso – per trovare la quadra definitiva sul progetto del nuovo stadio. Oggi il presidente americano della società giallorossa – in visita in Italia anche per seguire la partita di Europa League tra Roma e Lione – incontrerà il sindaco. Un appuntamento che arriva nell’ennesimo momento topico di questa vicenda: quello in cui dovrà essere messo nero su bianco e formalizzato l’accordo raggiunto il 24 febbraio scorso.

LE LANCETTE CORRONO

Il tempo stringe: i proponenti – e cioè Pallotta e il costruttore Luca Parnasi – e il Campidoglio devono bruciare le tappe per modificare il prima possibile la delibera con cui, all’epoca di Ignazio Marino, l’Assemblea Capitolina riconobbe la pubblica utilità dell’opera. Intervento che, ovviamente, potrà essere effettuato solo dopo aver definito nei dettagli cosa salvare e cosa, invece, cambiare del vecchio progetto. L’obiettivo dichiarato è scongiurare la convocazione di una nuova conferenza dei servizi e, quindi, rimanere nell’ambito di quella attualmente in corso presso la Regione Lazio. In questo caso la road-map immaginata da Pallotta – con l’apertura dei cantieri fissata entro il 2017 e l’inaugurazione della struttura per il 2020 – potrebbe ancora essere rispettata. Nell’ipotesi contraria, invece, la tempistica sarebbe destinata, inevitabilmente, ad allungarsi.

I METRI CUBI TAGLIATI

Le parti, in base alle indiscrezioni filtrate nelle ultime ore, avrebbero già raggiunto un’intesa di massima, innanzitutto sulle cubature da tagliare rispetto al progetto originario. I metri cubi da edificare saranno ridotti del 48%, come l’amministrazione capitolina aveva chiesto. Le tre torri progettate dall’archistar americana Daniel Libeskind non ci sono più. In compenso troveranno posto nell’area di Tor di Valle alcune palazzine – molto più basse – ad alta performance energetica. Secondo Repubblica, saranno 18 ma ancora non ci sono conferme definitive in tal senso.

LA QUESTIONE OPERE PUBBLICHE

Già definita, in sostanza, anche la questione legate alle opere pubbliche che – in virtù dell’accordo – Pallotta e Parnasi si sono impegnati a realizzare a titolo di compensazione. Il loro ammontare complessivo diminuirà di un valore superiore ai 100 milioni di euro: dagli oltre 400 del progetto originario ai 300 del nuovo. Non ci saranno più i pontili che erano stati previsti per arrivare allo stadio via fiume e il sottopasso in zona Magliana. Il ponte sul Tevere invece è stato confermato e dovrebbe essere finanziato con fondi provenienti dal Cipe, già previsti per il ponte dei congressi – opera antecedente al progetto stadio, che si ipotizza possa saltare – e ora, pare, destinati ad essere trasferiti sulla nuova infrastruttura.

IL NODO DELLA SOVRINTENDENZA

Lo stadio non si sposterà di millimetro“. E’ questa la risposta che arriva da ambienti giallorossi alla domanda sull’eventuale spostamento dell’impianto per aggirare il vincolo che la sovrintendenza potrebbe apporre alla tribuna dell’Ippodromo di Tor di Valle progettato in vista delle Olimpiadi del 1960 dal’architetto Julio Lafuente. La speranza è che al termine della procedura di apposizione del vincolo attualmente in corso – della durata di 120 giorni – l’organo del ministero dei Beni culturali decida di non mettere sotto tutela l’ippodromo o, comunque, di consentire la conservazione, in un’apposita area, della sola tribuna. Uno scenario che dalle parti di Trigoria è ritenuto probabile.

Tutti i prossimi passi di Virginia Raggi e James Pallotta sullo stadio della Roma

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